Senza scomodare i grandi politici dell’ottocento, da De Sanctis a Pasquale Stanislao Mancini, anche nella seconda repubblica l’Irpinia ha avuto grandi politici ed è stata, per molti anni, un laboratorio politico e una fucina di idee che si sono imposte a livello nazionale. Fiorentino Sullo, ha iniziato a fare la storia della DC ed è stato un autentico uomo di sinistra, leader della Base e riformatore al livello di Vanoni, Saraceno, La Malfa. Ciriaco De Mita, uno dei fondatori della base, è arrivato alle più alte cariche dello Stato: Segretario della DC, ministro e Presidente del Consiglio; ha propiziato, insieme a Sullo, l’apertura a sinistra fino ad includere nella maggioranza e nel Governo i socialisti, che con Craxi hanno conquistato la Presidenza del Consiglio. Ha propugnato, poi, i famosi patti costituzionali. Gerardo Bianco, storico capogruppo della DC, ministro, direttore del Popolo, segretario e poi Presidente del partito popolare italiano. Salverino De Vito, Ministro del mezzogiorno anche negli anni del post terremoto. Nicola Mancino, capo gruppo dc al senato, Ministro dell’interno, Vice Presidente del CSM. Ortensio Zecchino, ministro dell’Università Giuseppe Gargani, più volte sottosegretario.
Al loro fianco, e non solo per opzione, si è sviluppata una valida classe dirigente a livello locale e regionale: dai sindaci Michelangelo Nicoletti ad Antonio Di Nunno ai Presidenti della Regione, Mancini, Acocella, Grasso. La maggior parte di loro erano della Democrazia Cristiana ma anche in altri partiti ci sono stati politici illustri come Alfredo Covelli di Bonito che creò il partito nazionale monarchico, Modestino Acone, Acocella ed altri nel PSI, D’Ambrosio e De Simone nel PCI ed Enea Franza nel MSI.
Oggi, nella seconda repubblica, la nuova classe politica non è minimamente paragonabile a quella precedente perché improvvisata e senza alcuna esperienza politica. Saranno anche degnissime persone sul piano personale, ma completamente a digiuno su quello politico, eletti (tutti nel M5S) sull’onda della protesta collettiva. C’è anche un politico irpino: Gianfranco Rotondi, che si dice democristiano ma eletto in Forza Italia in un collegio di Milano.
La vecchia politica è uscita di scena con la fine della prima Repubblica per abbandono, per motivi anagrafici, pe la fine della gloriosa Democrazia Cristiana e del Partito Popolare che ne seguì. E’ rimasto il solo immarcescibile vecchio De Mita che è vissuto, fin dalla nascita, a latte materno e politica. Ora si ostina, alla veneranda età di 92 anni a fare il sindaco di Nusco, perché non vuole smettere mai di fare politica. Anzi si è convertito al popolarismo, lui che non è stato mai un seguace di don Sturzo ed è nato basista di sinistra. Oggi spinge Rotondi di darsi da fare per fa rinascere un partito di centro che si ispiri al modello popolare, all’ambientalismo e alle idee di Papa Francesco. Rotondi crede nel suo progetto di poter rifare la Dc, anche se non più Balena bianca ma colorata di verde, ostinandosi a rimanere in Forza Italia, alleata financo con la Lega. Il futuro quanto improbabile nuovo partito, dovrebbe orbitare nel centro destra, dimenticandosi che la vecchia DC è stato da sempre un partito di centro tendente a sinistra allargando l’area e aborrendo la destra.
Al centro non c’è più spazio. Ormai impartiti sono schierati o in una destra sovranista e antieuropea o nel campo del progressismo e della seppur graduale integrazione e acquisizione diritti individuali e collettivi. A parlare di popolarismo oggi resta solo l’Irpinia con Rotondi, De Mita, Gargano, ma non c’è ormai più la più pallida idea di idee originali ed innovative e l’Irpinia non è più laboratorio politico. Hanno fatto sicuramente meglio Gerardo Bianco, Nicola Mancino e Ortensio Zecchini ad abbandonare la scena politica, convinti di aver fatto il loro tempo, e dedicarsi agli studi ed alla famiglia. L’Irpinia, ormai, in politica è marginale.
di Nino Lanzetta
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