“No ai fuochi proibiti”: non è un semplice slogan, ma un modo d’essere, una cultura, una educazione al rispetto per sé e per gli altri. E’ il monito che lancia anche per queste imminenti feste di fine anno il professore Domenico Cerullo. Il pedagogista è da sempre impegnato, in qualità di esperto, nella battaglia sociale per frenare gli incidenti su strada, sul lavoro, o che possono capitare attraverso l’uso improprio dei fuochi pirotecnici. In quest’ultimo caso, spesso sono i più piccoli a pagarne le conseguenze.
«E invece devono essere proprio i genitori a dare il buon esempio. Non è il nostro caso, in Irpinia, ma pensiamo ad altre realtà dove si usa festeggiare anche con le armi. Invito tutti a trascorrere feste in tranquillità – continua il professore Cerullo – Invito le istituzioni a tenere alta la guardia, a impedire la vendita di ordigni esplosivi pericolosi e proibiti, negando le autorizzazioni a quelle bancarelle che, per fortuna, sono di anno in anno sempre di meno. Una cosa positiva, vuol dire che il nostro lavoro non è stato inutile, assieme a quello delle forze dell’ordine e delle scuole».
Inutile non lo è stato, se consideriamo che ci sono sindaci che negano l’autorizzazione, come è accaduto ad Atripalda.
«Su mia esplicita richiesta, il sindaco Paolo Spagnuolo mi ha informato di non aver permesso la vendita. Proprio ad Atripalda terremo un incontro mercoledì mattina alla scuola media per continuare nell’opera di sensibilizzazione. Un lavoro che va fatto in tutte le scuole, parlando ai giovanissimi. A loro dico di non raccogliere mai fuochi inesplosi trovati a terra, perché o non c’è la miccia o è troppo corta. Perché può capitare una tragedia. Le forze di polizia locale possono fare molto, in questi giorni, nell’opera di prevenzione e di controllo. Abbiamo visto che la repressione non porta a risultati utili, molto invece riesce a fare l’educazione. Ricordiamo anche di non accendere i fuochi in luoghi chiusi, e di verificare che il petardo acquistato sia contrassegnato dal marchio CE».
Il professore Cerullo conclude con un’amara riflessione: «Vorrei consegnare un ultimo pensiero al ragazzo di 18 anni e alle due gemelline, morti in una fabbrica di fuochi pirotecnici abusiva ad Ercolano. Erano precari, sottopagati. Sono molto rammaricato. Per questo l’impegno all’educazione e alla conoscenza non deve mai fermarsi, in tutti i luoghi possibili. In Irpinia e in Campania noi ci siamo, dovunque ci chiameranno. Ma ripeto ancora una volta, No ai fuochi proibiti».