Che cos’è davvero la trasgressione e perché è utile

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Leggi “trasgressione” e ti vengono in mente la trilogia erotica di E.L. James o l’amica tatuata. Nel linguaggio comune, trasgredire significa andare contro le regole, boicottare il senso comune, cambiare l’ordine delle cose. Si trasgredisce sotto le lenzuola, a scuola, il venerdì sera dopo una settimana di lavoro. E lo si fa per divertirsi, sperimentare, provocare, opporsi, sfuggire alla routine.

Il tema è tutt’altro che superficiale, perché la trasgressione tocca corde profondissime del nostro essere. E, sorpresa, non appartiene solo a chi è spregiudicato o attraversa certe fasi della vita tipicamente selvagge come l’adolescenza, ma è una forza che non esclude nessuno. Ne abbiamo parlato con chi la trasgressione la studia da anni. È Silvia Lippi, psicologa all’ospedale psichiatrico francese Barthélemy Durand d’Étampes, ricercatrice presso l’Università di Parigi 7, docente titolare dell’Irpa, Istituto di ricerca di psicoanalisi applicata diretta da Massimo Recalcati, e autrice del libro che si intitola, appunto, Trasgressioni. Bataille, Lacan (Orthotes, 19 €).

Dottoressa, che cosa è la trasgressione?

Nel mio libro affermo che la trasgressione non esiste. Ma questa è ovviamente una provocazione. Perché la violazione esiste, ma come fantasma, cioè come frutto di un desiderio inconscio legato all’immaginazione. Quindi, sia che si tratti di una fantasia adolescente o di uno scenario perverso, non è altro che immaginazione, come sosteneva Jacques Lacan, filosofo, psicologo e psichiatra. E anche per George Bataille, altro importante pensatore d’Oltralpe, la trasgressione permette un salto nella dimensione dell’impossibile.

Quindi la trasgressione non s’identifica in una sessualità spinta, come si crede…

La trasgressione è desiderio e, in quanto tale, è profondamente singolare. Non si concretizza in specifici comportamenti, ma si manifesta ogni volta che cerchiamo di superare il nostro limite. Anche quest’ultimo è personale, non esiste una normalità standard. Quindi, tutto può avere una forza trasgressiva.

Qualche esempio di trasgressione che non sembra tale?

Mi viene in mente l’esplorazione artistica. Prendiamo Raffaello, un grande pittore del Rinascimento: con i pennelli, ha cercato di rappresentare la bellezza ideale del femminile, scontrandosi con la realtà, ossia con l’impossibilità di raggiungere quell’ideale di perfezione. Nelle sue opere, ha cercato di superare il proprio limite. Ha trasgredito, insomma. Perché ha dato spazio al suo desiderio, smisurato e incontenibile, di andare oltre la lezione dei Maestri dell’epoca. Non solo arte, sono esempi di trasgressione anche i sogni, i lapsus, le dimenticanze: modi sfumati che fanno emergere le nostre aspirazioni interiori.

In pratica, trasgredire equivale ad affermare la libertà di essere noi stessi, al di fuori delle regole imposte dagli altri?

È sbagliato confondere la trasgressione con la ricerca di libertà assoluta da parte di un “Io” scatenato che sovverte ogni norma. La trasgressione è paradossalmente l’affermazione della legge, intesa soprattutto come obblighi sociali e imposizioni familiari. Per esempio, se i miei genitori mi dicono che devo essere una brava ragazza, io trasgredisco facendo la bad girl. Se non ci fossero le regole, tutti potrebbero comportarsi come vorrebbero e, quindi, non ci sarebbe la trasgressione, ma solo caos.

Ma nell’immaginario collettivo la trasgressione è sinonimo di una vita confusa, oscura…

In realtà, la trasgressione è un meccanismo necessario per ciascuno di noi. È come una forza che si accende e si spegne in continuazione, come se rimanesse sempre un elemento di insoddisfazione che ci continua a far aspirare a qualcos’altro. Può sembrare faticoso vivere così ma questa “spinta” ci consente di continuare a desiderare. È quando il desiderio si blocca, che scatta la nevrosi. Paure, procrastinazioni ossessive, richiesta continua di amore, somatizzazione, attacchi di panico sono sintomi di un’impasse del desiderio.

A questo punto essere trasgressivi significa anche essere innovativi, giusto?

La trasgressione è sempre un’evoluzione. I grandi hanno dovuto trasgredire per avanzare nella loro opera. Lo ha fatto Giotto nei confronti del maestro Cimabue. Si distrugge la legge per crearne una nuova. Non possiamo però negare che ci sia anche una trasgressione immorale, dannosa. La trasgressione non ha etichette, però è vero che può assumere diverse forme che possono andare verso il bene o verso il male, a seconda del periodo storico in cui la collochiamo e delle regole morali che lo caratterizzano.

La nostra società permette di essere più tolleranti sul tema?

Non viviamo in un’epoca molto trasgressiva, la libertà dei costumi è solo apparente. A dispetto di questa spinta al godimento eccessivo, c’è una ripresa di molti valori tradizionali, in politica come nelle relazioni. Guardo a sperimentazioni come i poliamori, ma poi mi accorgo che sono predominanti i concetti tradizionali di coppia e famiglia. Insomma, trovo che ci sia poca creatività negli affetti e nella sessualità.

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