di Cristina Splendore
Con il pool running o corsa in acqua lavori sodo perché avverti meno la fatica e l’allenamento può essere più intenso e prolungato. Il pool running è un training ben collaudato: i primi a praticarla sono stati gli astronauti, negli anni ’60, per preparasi ad affrontare fisicamente e psicologicamente il lancio nello spazio. Oggi lo usano gli atleti per migliorare le performance, i runner infortunati nelle fasi di recupero, ma anche chi vuole dimagrire e tonificarsi senza gravare sulle articolazioni.
Meglio in acqua alta
Puoi allenarti con il pool running sia in acqua bassa, sia a una profondità di 160-170 cm con l’aiuto di giubbotti o cinture galleggianti che mantengono il corpo perpendicolare. Tutti i principali gruppi muscolari e in particolare addominali, cosce e glutei lavorano per contrastare la resistenza dell’acqua. «Dove non si tocca la frequenza cardiaca si abbassa di 10-20 bpm e il cuore pompa meglio grazie alla spinta idrostatica. Stimolando il microcircolo, si favorisce il ritorno linfatico e venoso. L’ideale contro la ritenzione», spiega Paola Gerali, trainer e formatore AICS.
Più snella senza sudare con il pool running
«In acqua, bruci di più: 11,5 calorie al minuto, contro le 8 della corsa “all’asciutto”», prosegue la trainer. L’allenamento dura circa 75 minuti, da ripetere un paio di volte a settimana.
Si inizia con 5’ di corsa leggera con bracciate a rana. «Poi si adotta il metodo piramidale a salire: si parte con 30” di corsa veloce, che aumentano via via di 30” fino a un massimo di 5’, alternando ogni fase veloce a 30” lenti, che rimangono costanti», spiega Gerali. Seguono 5’ a falcate ampie e lente, per poi ripetere altri 5’ scalando la fase veloce di 30” per volta. Si conclude con qualche minuto di defaticamento.
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