che cos’è la tricodinia e cosa fare

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“Belli capelli” è il titolo di una famosa canzone di Francesco De Gregori, che – se avesse sofferto di tricodinia (o di “capelli che fanno male”) avrebbe descritto i capelli come “belli e dolenti”. «La tricodinia è un disturbo caratterizzato da un dolore localizzato sulla superficie del cuoio capelluto, proprio alla radice dei capelli», descrive la dottoressa Elisabetta Sorbellini, specialista in Dermatologia e Venereologia. Il fastidio si avverte soprattutto quando ci si tocca lo testa oppure si spazzolano i capelli e, talvolta, può accompagnarsi a bruciore, formicolio o prurito.

Cos’è la tricodinia

In medicina, la tricodinia viene classificata tra le allodinie, cioè quei disturbi suscitati da stimoli che normalmente non sono in grado di provocare una sensazione dolorosa. «È più frequente nelle donne e nei soggetti giovani per motivi diversi. Nelle prime sono diffuse le acconciature strette dove i capelli vengono “tirati” in una posizione innaturale, mentre nell’adolescenza sono piuttosto frequenti gli squilibri ormonali che aumentano la produzione di sebo», descrive la dottoressa Sorbellini.

Quali sono le cause della tricodinia

«Talvolta la tricodinia deriva da una patologia dermatologica a carico del cuoio capelluto, come una forte dermatite, un eczema o il lichen plano-pilare, mentre altre volte è dovuta a un’abbondante produzione di sebo oppure banalmente al modo di legare di capelli», spiega la dottoressa Sorbellini. «Le pettinature molto strette, l’uso regolare di piastre liscianti e altre abitudini legate alla cura estetica dei capelli possono esercitare una trazione eccessiva sul fusto e cambiare l’angolo di inclinazione con cui questo fuoriesce dalla cute, creando fastidio.

Sotto il cuoio capelluto, infatti, si trovano fibre e terminazioni nervose, che possono trasmettere una sensazione dolorosa». Non c’entrano, invece, eventuali patologie organiche: «Al massimo, l’ipercolesterolemia, gli squilibri ormonali o le malattie metaboliche possono influenzare la produzione di sebo, che a sua volta può favorire la sensibilità cutanea e, di conseguenza, la tricodinia». Un’altra possibile causa di dolore capillare è lo stress: «In risposta a un periodo spossante, l’organismo rilascia catecolamine, ormoni prodotti dalle ghiandole surrenali che servono a fronteggiare gli stress fisici o emotivi ma operano anche come molecole pro-infiammatorie a diversi livelli, compresa la cute», evidenzia l’esperta.

Come si diagnostica la tricodinia

Per ricercare l’origine della tricodinia, è fondamentale un’anamnesi accurata da parte dello specialista dermatologo per valutare quando si manifesta il fastidio, se il dolore è continuo, se aumenta in seguito a specifici stimoli (meccanici, come il contatto, oppure termici, quindi caldo e freddo), se sono presenti altre manifestazioni (prurito, forfora, seborrea, diradamento dei capelli, formicolio, etc). «È possibile anche osservare direttamente il cuoio capelluto con un dermatoscopio, una sorta di lente d’ingrandimento che consente al medico di rilevare stati infiammatori, infezioni micotiche o le tipiche chiazze di alopecia», racconta l’esperta.

Capelli che fanno male: come si tratta il problema

Generalmente, la tricodinia non necessita di trattamenti e regredisce spontaneamente. Quando, però, si associa a desquamazione, prurito importante o perdita di capelli, è bene approfondire il problema. «A quel punto, in base alla diagnosi, possono essere consigliati prodotti specifici per ridurre il fastidio, come lozioni o shampoo a base di cortisonici, fattori di crescita o altri principi attivi idonei alla problematica scatenante, utili anche per mantenere integro il microbioma cutaneo», conclude la dottoressa Sorbellini. «Quest’ultimo, infatti, può alterarsi nel corso del tempo e favorire la crescita di microrganismi che infiammano la cute e la rendono più sensibile. Valida, infine, può essere una supplementazione di vitamina D, biotina o niacinamide, che “spengono” l’infiammazione e favoriscono la risoluzione del problema».

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