«Il Pd è elettoralmente in ottima salute. Il congresso non è un fine, ma uno strumento per restituire all’Irpinia una forza in grado di incidere sulla qualità della vita delle persone. Al comune di Avellino gruppo unico. Petitto? Gli faccio gli auguri, può ancora dare tanto al partito ma deve liberarsi di chi lo circonda ambiguamente e, spesso, lo danneggia anche». Luca Cipriano a tutto campo sul futuro del Partito democratico irpino.
Il risultato elettorale delle regionali mette Petracca e chi lo ha sostenuto nella condizione di guidare o quantomeno rilanciare il Pd irpino. Da cosa si riparte?
«Si riparte dalle idee e dalla necessità di dotare la provincia di Avellino di un partito che possa risolvere i problemi delle popolazioni locali. Un partito che possa formare classe dirigente e incidere concretamente sulla qualità della vita di tutti. Una forza politica insomma che guardi finalmente al di là dei litigi, dei rallentamenti o degli interessi personali che la allontanano dalle persone. E’ chiaro che il risultato delle regionali restituisce un Pd in ottima salute ad Avellino come in Irpinia registra la più alta percentuale della Campania, e quindi c’è davanti un percorso importante per l’unico partito vero del centro sinistra nonostante tutto e tutti».
Chi partecipa a questa fase di rinnovamento del Pd che passerà, inevitabilmente, per l’appuntamento congressuale?
«Il Pd è delle donne e degli uomini che vi si iscrivono, che decidono di dedicare un pezzo della loro vita all’agire politico e pubblico. Chi ha sostenuto il Pd, chi coerentemente lo ha votato in ogni occasione elettorale, chi fa la tessera per convinzione e non per convenienza, è chiaramente chiamato ad una responsabilità diretta e in prima linea. Il congresso diventa lo strumento, non l’obiettivo, che va presto applicato per avviare una stagione di rinnovamento».
Il partito però è oggettivamente spaccato. Come si fa a tenere fuori una fetta importante di tesserati che spesso ricoprono anche ruoli nelle istituzioni?
«In un partito, così come in ogni comunità organizzata, ci si sta con delle regole. Chi non le condivide è libero di fare altro o andare altrove, e può farlo nella piena legittimità. Non è accettabile che il Pd si mostri debole e non in grado di far rispettare le regole che sono scritte nello statuto. Esistono gli organismi che il Pd ha a livello locale, regionale e nazionale per valutare azioni e comportamenti, e quindi è più semplice di quanto appare decidere come si sta nel partito e chi vi appartiene. Il congresso, applicando le regole statutarie e guardando in maniera rigorosa alle procedure, così come il commissario Cennamo ha dimostrato di saper fare, sarà l’ultimo e definitivo elemento di chiarezza».
Petitto però è stato eletto consigliere regionale con la lista Davvero, fuori dal Pd. Gli fa gli auguri?
«Assolutamente sì. Oggi Avellino città conta ben tre consiglieri regionali su quattro: Petracca, Petitto e Ciampi, che mi auguro, chi dalle fila della maggioranza chi da quelle della minoranza, possano collaborare per il bene del capoluogo e dell’Irpinia. Petitto ha raccolto un risultato importante, assolutamente degno di nota. Credo che possa continuare ad essere a pieno titolo un esponente importante del Pd, ma deve liberarsi di tutte quelle ambiguità politiche che lo circondano e lo accompagnano e che forse, in diverse occasioni, lo hanno anche danneggiato».
Il sindaco Festa ha attaccato Petracca, lo ha definito un prodotto da laboratorio politico di De Mita e ha fatto allusioni ad una poco chiara gestione dei fondi Psr. Cosa risponde?
«Resto lontano anni luce da un approccio alla politica che sembra cabaret, da questo voler sparare nel mucchio e giocare a confondere e distrarre il cittadino rispetto ai reali problemi della città. Penso che sia il tempo della serietà. La fase drammatica che stiamo vivendo e che vivremo ancora, impone amministratori rigorosi e seri. Obiettivamente il cabaret non aiuta nessuno, neanche chi lo mette in scena che perde credibilità di ora in ora, e soprattutto non aiuta questo continuo alimentare un clima di veleni».
Franco Russo, attraverso un’intervista rilasciata alla nostra testata (leggi qui), le ha chiesto di farsi carico di riunire i consiglieri Pd di opposizione. Che senso ha avere ancora tre gruppi pur essendo tutti i componenti tesserati al Pd?
«Sono pienamente d’accordo con Russo. Già da tempo avevamo avviato il percorso di fusione dei tre gruppi consiliari (Pd, Mai Più e Laboratorio Avellino) ma il Covid prima e la campagna elettorale poi, hanno rallentato il tutto. E’ però inevitabile che nelle prossime settimane nasca il gruppo unico del Pd, che rimanga saldamente all’opposizione, dove l’elettorato avellinese ci ha collocati, e che iscriva tutti coloro che nell’aula consiliare ritengono di appartenere al Pd. E’ un elemento di chiarezza imprescindibile e io sono pienamente a servizio di questo percorso da terminare a breve».
L’esito delle elezioni di Ariano Irpino, ha visto vincere l’alleanza Pd-M5S. L’accordo giallo rosso può rappresentare una prospettiva valida anche per le provinciali e per il rinnovo degli enti?
«Intanto faccio gli auguri a Franza, che mi sembra un amministratore competente e che finalmente potrà governare andando oltre le problematiche che lo hanno investito durante il suo primo breve mandato. Il caso Ariano conferma quello che sostengo da tempo e cioè che bisogna portare l’alleanza Pd M5S a tutti i livelli. E’ necessario replicarla ad ogni occasione territoriale. Ne ero convinto prima degli altri, visto che già nel 2018 con l’elezione del sindaco Ciampi provammo a costruire un accordo tra liste civiche di centro sinistra e amministrazione Cinque Stelle. In quel contesto non fu possibile perché il Movimento non era disponibile al dialogo. Ma oggi è evidente che Pd e M5S, quando viaggiano insieme, dimostrano di essere una forza propulsiva in grado di sbaragliare il centrodestra. Ariano sia da esempio per le scadenze future».