Clisteri: tipologie e utilizzi | IlCiriaco.it

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In ambito medico con il termine clistere si fa riferimento a una procedura con cui, attraverso un apposito strumento, si immette una soluzione liquida nel retto e nel colon. Altri termini utilizzati per indicare questa procedura sono enteroclisma, enema (variante piuttosto rara) o clisma (denominazione utilizzata soprattutto in ambito ospedaliero).

Per estensione, con clistere si indica popolarmente anche lo strumento utilizzato per la procedura, ovvero un contenitore di gomma spesso a forma di pera (detto appunto “peretta”) con un beccuccio o un tubicino stretto e allungato che deve essere introdotto nell’ano. Negli ospedali, al posto della peretta si utilizza una sacca fornita di cannula e rubinetto.

In ambito domestico si ricorre di norma al clistere monouso, un piccolo contenitore flessibile, solitamente in plastica, con un applicatore lungo e sottile dotato di un cappuccio protettivo. Il contenitore è pre-riempito e l’applicatore ha una punta arrotondata che serve a facilitare l’inserimento e a garantire una grande sicurezza nell’uso. Il dispositivo è sigillato allo scopo di mantenere la sterilità fino al momento dell’utilizzo. Prima dell’utilizzo è necessario verificare la data di scadenza.

Si distinguono diversi tipi di clisteri che vengono utilizzati per scopi diversi e che possiamo suddividere in tre categorie principali: clisteri evacuativi, clisteri terapeutici e clisteri a uso diagnostico. Analizziamo brevemente ognuna di queste tipologie.

I clisteri evacuativi

I clisteri evacuativi, noti anche come clisteri lassativi, sono una delle tipologie di clistere più utilizzate. Nella maggior parte dei casi sono utilizzati per risolvere temporanei problemi di stitichezza; più raro, ma possibile, il loro impiego nel caso di fecaloma (ammasso di feci dure e disidratate presenti a livello intestinale e che non vengono evacuate).

Il clistere evacuativo viene usato anche per ripulire l’ultimo tratto intestinale nel caso si debbano eseguire specifici esami diagnostici.

Un clistere evacuativo viene di solito eseguito con acqua tiepida nella quale sono state precedentemente disciolte sostanze ad azione lassativa, spesso la glicerina oppure fosfato sodico monobasico anidro e fosfato sodico bibasico.

Rientrano nella categoria dei clisteri evacuativi i clisteri monouso utilizzati in ambito domestico.

I clisteri terapeutici

Come facilmente intuibile, i clisteri terapeutici sono prodotti a base di soluzioni medicamentose, utilizzati per l’introduzione di uno o più medicinali ad azione locale o sistemica. Il ricorso a questi dispositivi è di notevole utilità quando non è possibile o quando non è efficace ricorrere alla via orale, come per esempio in quei casi in cui il paziente vomita frequentemente.

I principi attivi utilizzati possono essere di vario tipo e ovviamente la loro scelta è legata al tipo di disturbo da trattare.

I clisteri diagnostici

I clisteri diagnostici sono per lo più utilizzati in ambito ospedaliero o comunque in strutture in cui si effettuano esami radiografici. Con il clistere diagnostico, infatti, si introduce un mezzo di contrasto nel tratto intestinale.

Il classico esempio è il cosiddetto clisma opaco, un clistere a base di solfato di bario, un mezzo di contrasto radiopaco che serve a rendere visibili alcuni dettagli difficilmente visualizzabili in sua assenza.

I clisteri diagnostici risultano utili nel processo di diagnosi di alcune malattie che interessano il tratto intestinale; sono utilizzati anche per valutare l’andamento di una situazione patologica già nota.

Gli effetti collaterali dei clisteri

Il clistere è una procedura che comporta una certa invasività e per quanto essa sia di norma ben tollerata, non è esente da effetti collaterali.

Uno di questi è l’irritazione rettale: l’uso ripetuto di clisteri può alla lunga causare irritazione, prurito o bruciore nella zona rettale.

Altro effetto piuttosto frequente è la comparsa di crampi o dolori addominali; è un effetto abbastanza comune nel caso dei clisteri lassativi perché la soluzione che viene introdotta a livello rettale stimola i movimenti intestinali. Molto spesso i clisteri di questo tipo determinano anche una certa urgenza nella defecazione.

Si deve anche considerare il fatto che un uso indiscriminato ed eccessivo dei clisteri può causare diarrea e rischio di disidratazione; potrebbero quindi anche verificarsi squilibri elettrolitici (a causa dell’eccessiva perdita di sali minerali).

Un aspetto da non sottovalutare – e che invece spesso non viene attentamente considerato – è che l’uso abituale dei clisteri può portare nel medio-lungo termine a ridurre la capacità dell’intestino a evacuare autonomamente. Un po’ impropriamente, ma efficacemente, si parla di “dipendenza da lassativi”. L’uso dei clisteri evacuativi deve essere sporadico; il loro impiego è infatti pensato per il trattamento breve della stitichezza occasionale.

Un effetto collaterale possibile, anche se piuttosto raro, sono le lesioni rettali; queste possono verificarsi qualora l’applicatore non sia inserito correttamente. Una particolare attenzione deve essere utilizzata nel caso di coloro che soffrono di sindrome emorroidaria perché l’introduzione dell’applicatore e il liquido stesso possono irritare ulteriormente le emorroidi.

Un consiglio generale

Il clistere è un presidio che può risultare utile in vari contesti. Si deve però precisare che il loro utilizzo deve essere corretto ed è importante considerare i possibili effetti collaterali.

Ovviamente deve essere evitato un loro utilizzo indiscriminato ed eccessivo. Se si hanno dubbi in proposito è consigliabile consultare il proprio medico curante.



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