Sono circa mille le imprese agricole italiane che coltiveranno tabacco in Campania, Umbria, Veneto e Toscana per una filiera corta e integrata, dalla selezione delle sementi fino tecniche di coltivazione in un percorso attentamente sorvegliato, al fine di garantire un prodotto della migliore qualità possibile.
E’ quanto affermano Coldiretti e l’Organizzazione Nazionale del Tabacco (Ont Italia), l’associazione di produttori italiana che rappresenta e supporta con trasparenza e integrità i tabacchicoltori, oltre ad essere il soggetto deputato a vendere tabacco greggio a Philip Morris Italia grazie all’accordo siglato con il Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare.
L’impegno dei 28.700 addetti coinvolti nella filiera agricola – rileva la Coldiretti – è quello di produrre ogni anno fino a 21.000 tonnellate di tabacco greggio italiano utilizzando buone pratiche di coltivazione e del lavoro, con l’obiettivo di dare continuità alla produzione ed investire sulla sostenibilità eco-energetica e sulla digitalizzazione.
La produzione tabacchicola italiana rappresenta una componente essenziale della filiera integrata del “Made Italy” costruita grazie all’accordo tra Coldiretti e Philip Morris Italia, con investimenti fino a 500 milioni di euro in 5 anni
Si tratta – spiega la Coldiretti – della più rilevante fornitura di tabacco a livello europeo con un impatto economico diretto, indiretto e indotto stimato in oltre 230 milioni di euro e un risvolto occupazionale di 28.700 addetti impiegati nelle diverse regioni sul totale Italia.
L’Italia – conclude Coldiretti – è il primo produttore di tabacco greggio dell’Unione europea, con circa il 30% del totale anche se la tabacchicoltura è diffusa oggi in 6 regioni, dal nord al sud della penisola, di cui la quasi totalità in Campania, Umbria, Veneto e Toscana, in Italia vengono coltivate tutte le varietà di tabacco, ad eccezione dei tabacchi Orientali, prodotti solo in Grecia e Bulgaria.
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