«Siamo un centro moderato nei toni, estremista nei principi. Nelle nostre liste spazio ai giovani e a persone senza alcuna ombra. Con il centro sinistra e il suo candidato Presidente, con cui ci confronteremo per migliorare quel che non va». Raimondo Pasquino arriva ad Avellino per un incontro organizzativo in vista delle elezioni regionali con i coordinatori provinciali di Centro Democratico. L’ex rettore dell’Università di Salerno e segretario regionale di Cd fa il punto sull’alleanza con Vincenzo De Luca e sulle priorità programmatiche da affrontare. «Avremo modo di confrontarci con il Governatore uscente su alcune questioni che attengono al miglioramento della condizione di vita delle popolazioni. Decentramento dei fondi europei affinché arrivino direttamente alle città metropolitane e alle associazioni di comuni, salute, lavoro, ambiente, solidarietà, diritto allo studio, ricerca scientifica. Dobbiamo cercare di tenere i giovani nelle nostre province, vicino ai posti in cui si sono formati e questo si può fare se sapremo investire in infrastrutture produttive e non cementizie. Le Regioni devono essere governate dal punto di vista legislativo e non gestite dal punto di vista amministrativo. Un presidente di Regione deve coordinare il consiglio regionale per fare in modo che il territorio abbia lo sviluppo previsto dai fondi europei» spiega Pasquino.
Tra le priorità c’è la sanità e il miglioramento della rete ospedaliera: «il “San Giuseppe Moscati” è un ottimo ospedale che risponde alle esigenze della popolazione di Avellino, ma va rivisto il piano ospedaliero che taglia fuori le zone più decentrate dell’Irpinia, che non possono sentirsi abbandonate». Devono camminare di pari passo, l’una propedeutica all’altro, formazione e lavoro: «la Campania deve produrre valore aggiunto da investire. Oggi abbiamo una chance, che è quella della digitalizzazione del Paese, quindi bisogna creare le condizioni per avere insediamenti industriali hi-tech. Negli anni abbiamo faticato non poco per far passare l’Università di Salerno dall’ultimo posto della classifica nazionale del ’94, quando fu realizzata l’autonomia degli atenei, ai primi in Campania realizzando un campus con mille posti letto per docenti e studenti che permette non solo di studiare ma soprattutto di fare comunità. Aule, laboratori, case per gli studenti devono diventare il programma regionale per tutte le Università campane».
Tra i papabili candidati irpini il coordinatore provinciale Giuseppe Antonio Solimine, sugli altri tre nomi il ragionamento è ancora aperto. E’ invece chiuso quello relativo ai criteri di scelta di chi dovrà rappresentare la lista di Centro democratico che, come ammette lo stesso Pasquino, «vede nei demitiani dei cugini naturali, ma il tempo per costruire le ragioni di un accordo è stato poco». In lista ci saranno a livello regionale anche scontenti della Dc che non vogliono andare con il centro destra, esponenti del mondo liberale, calendiani ed altri. Non ci saranno gli uscenti (Enzo Alaia e Giovanni Zannini) perché, dice Pasquino, «hanno mal risposto alle esigenze della Regione. Loro due non hanno presentato richiesta di candidatura per la verità, ma se lo avessero fatto non l’avremmo accettata. E’ necessario cambiare la gestione del rapporto tra eletti e partito, che in questi anni non è stato per nulla coinvolto». Una lista pulita, «non accettiamo neanche chi è stato raggiunto dal solo avviso di garanzia» perché «vogliamo ripulire la classe politica per poter avvicinare i giovani, troppo marginalizzati in passato». Inevitabile una battuta sul consigliere Enzo Alaia, eletto cinque anni fa nelle fila di Centro Democratico e pronto a ricandidarsi con Italia Viva di Renzi: «Alaia? Ho saputo che è stato eletto nel 2015, e credo che stesso quel giorno sia uscito da Centro Democratico. In cinque anni non ho mai avuto il piacere né di sentirlo né di incontrarlo. Ma di casi di persone che rivendicano la propria autonomia personale rispetto al partito, se ne vedono tanti». Stilettate anche ad Aurelio Tommasetti, suo successore alla guida dell’ateneo salernitano e attuale coordinatore del programma per la Lega di Salvini: «posso solo dire che personalmente mi vergognerei di scrivere il programma per la Lega, perché non credo sia un partito che possa aiutare il Sud a crescere, anzi potrebbe solo sfruttarlo come già accaduto in passato».