In vino veritas. Ma i veri effetti di un calice di rosso o di bianco frizzante sono oggetto di opinioni contrastanti. Alcune importanti autorità scientifiche hanno affermato che tutti gli alcolici andrebbero banditi dalla dieta. Ma oggi il vino, la bevanda prima al mondo per produzione nella UE, registra un parere scientifico positivo, espresso durante il recente convegno Moderate Wine Consumption and Mediterranean Diet a Bruxelles.
L’Istituto per la Ricerca su Vino, Alimentazione e Salute (IRVAS) ha infatti confermato che il consumo abituale e moderato di vino nell’arco della vita, in abbinamento a una dieta corretta, è compatibile con uno stile di vita sano. Che tradotto vuol dire che, se inserito nei pasti quotidiani di un regime alimentare fonte di benessere riconosciuta, come quello della nostra dieta mediterranea, va bene.
È soprattutto questione di dosi, e qui le idee degli esperti di IRVAS sono chiare e in linea con altre precedenti: due bicchieri di vino al giorno (uno solo per le donne) durante il pasto sono in generale ammessi, poi occorre entrare nel merito delle singole situazioni personali e di stato di salute.
«Studi epidemiologici italiani e internazionali hanno già evidenziato come un consumo abituale e moderato di vino, nell’arco della vita adulta e in abbinamento a corretti stili alimentari, non sia dannoso», ha dichiarato Attilio Giacosa, professore di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva, già direttore dell’Unità di Gastroenterologia e Nutrizione Clinica dell’Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova e membro del comitato scientifico di IRVAS. «Inoltre, negli studi internazionali, la relazione tra consumo di alcol e mortalità viene identificata con una curva a forma di “J”. Questa curva dimostra che il bere vino con moderazione riduce la mortalità rispetto agli astemi (curva inferiore della “J”), mentre quest’ultima aumenta drammaticamente con l’aumento del consumo di alcolici (tratto verticale della “J”)».
La raccomandazione scientifica è quindi quella di prendere sempre in considerazione anche gli astemi quando si fa una ricerca, mettendoli a confronto con chi invece consuma alcol. Lo stesso Lancet, nota e prestigiosa rivista medica, se nel 2018 parlava di tolleranza zero a proposito di consumo di alcolici, nel 2022 proponeva un nuovo studio che però confrontava un gruppo di consumatori e di astemi, confermando i benefici di un consumo moderato, in riferimento al rischio di incorrere in ben 22 patologie prese in esame dall’indagine.
«La validità della J Curve è stata ampiamente messa in discussione negli anni, ma proprio perché la ricerca scientifica si aggiorna sulla base delle nuove evidenze, è anche in grado di modificare le proprie certezze», ha sottolineato il professor Giacosa. «Eppure, la posizione dell’OMS per cui “nessun livello di alcol è sicuro per la nostra salute” si basa proprio sulla ricerca del 2018, non considerando le conclusioni successive. Ma è ormai acclarato che il consumo moderato di vino favorisce la longevità, riduce il rischio di malattie cardiovascolari, di diabete e di disturbi cognitivi. Ovviamente questo non significa che gli astemi debbano iniziare a bere».
Questione di dosi appunto. E, come raccomanda l’Istituto Superiore di Sanità, è sempre consigliabile bere solo durante i pasti principali e mai a digiuno. Ed evitare i superalcolici. Ma l’ultima parola sull’argomento deve essere sempre quella del medico curante, che conosce bene il nostro stato di salute, la storia familiare e le nostre abitudini.
7 marzo 2024
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