cosa sono e come si curano

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Dolorose, pericolose, difficili da trattare. Le piaghe da decubito sono lesioni della pelle, più o meno estese, che possono comparire nelle zone del corpo soggette a iperpressione. «Questa pressione eccessiva e prolungata può facilmente verificarsi nei pazienti immobilizzati a letto oppure costretti su una sedia a rotelle, incapaci di cambiare posizione in autonomia», spiega il dottor Alessandro Aiello, specializzato in Angiologia medica e membro del Consiglio direttivo della Società italiana di microcircolazione.

«L’iperpressione può essere dovuta sia al contatto della pelle con le superfici di appoggio, come il materasso o le scarpe, sia allo sfregamento delle ossa sulla cute, come nel caso di un ginocchio costantemente piegato in iperflessione in un paziente che non muove più l’arto».

Come si formano le piaghe da decubito

Le piaghe da decubito possono comparire in un lasso di tempo variabile da persona a persona. Tutto dipende da quanto è intensa l’iperpressione locale: per esempio, una piaga a carico dell’osso sacro può manifestarsi nell’arco di soli 4-5 giorni, mentre quella dovuta all’iperflessione di un ginocchio può impiegare diversi mesi.

«In generale, le lesioni colpiscono le zone del corpo più vicine alle sporgenze ossee, come l’osso sacro, i malleoli esterni del piede o le radici delle dita dei piedi», descrive il dottor Aiello.

Teniamo conto che l’1% della popolazione mondiale può andare incontro a lesioni ulcerose per qualsiasi causa, ma per gli over 65 la percentuale sale al 3,5%: fra questi ultimi, poi, il rischio sale ulteriormente per chi ha il diabete o vasculopatie che comportino un minore afflusso di sangue ai tessuti.

Tanti gli stadi di severità

La comparsa delle piaghe da decubito è progressiva e prevede un primo stadio nel quale la cute appare calda e arrossata e solo successivamente compare la lesione vera e propria (ulcera) con vari gradi di severità, descritti dal Texas Wound Classification System, una scala di valutazione usata per classificare tutte le tipologie di ulcera cutanea.

Nel grado 1 l’ulcera è superficiale, nel grado 2 l’ulcera è poco profonda e coinvolge tutto il sottocute fino a fascia muscolare, tendini e capsule articolari, nel grado 3 l’ulcera è ancora più profonda e compromette tutti i tessuti, arrivando fino alle ossa e ad intere articolazioni.

«Tra l’altro, le piaghe da decubito sono facilmente soggette a infezione, che aggrava la situazione», avverte il dottor Aiello. Sin dalle prime fasi, le ulcere possono creare disagio e risultare dolorose, perché l’infiammazione coinvolge le terminazioni nervose locali.

«A tal proposito, un pericolo riguarda i soggetti con diabete, una patologia che può danneggiare la guaina mielinica dei nervi sensitivi (neuropatia diabetica): questo determina una maggiore e anomala tolleranza al dolore, per cui il paziente non avverte fastidio e chi lo accudisce può accorgersi delle ulcere solo quando sono già in stadio molto avanzato».

Quali sono le cause delle piaghe da decubito

Come tutte le ulcere, le piaghe da decubito originano da un processo infiammatorio: maggiore è lo sfregamento della pelle in un punto, maggiore è l’infiammazione locale, maggiore è il danno.

«La loro formazione è dovuta allo schiacciamento dei piccoli vasi sanguigni, la rete capillare, che non consente più al sangue ossigenato di circolare verso i distretti del corpo a contatto con la superficie sottostante», evidenzia l’esperto. «Questo porta alla distruzione della matrice extracellulare, alla degradazione del collagene e alla rottura dei legami che tengono la cute intatta».

Come si prevengono le piaghe da decubito

Le piaghe da decubito interessano il 10-15% dei pazienti ospedalizzati e il 20-25% di quelli ricoverati nelle strutture di lunga degenza, mentre mancano delle stime per chi è accudito a casa dalla propria famiglia.

Come si previene il problema? «Osservando quotidianamente il paziente e riposizionandolo di frequente, in modo da variare le zone del corpo sottoposte a compressione e sfregamenti», raccomanda il dottor Aiello. «Oggigiorno sono disponibili anche degli ausili antidecubito, come materassi, cuscini, calzature o talloniere, mentre quando compare la lesione è fondamentale mettere in atto tutte le possibili strategie di detersione e medicazione, evitando anche l’esposizione prolungata delle pelle a sostanze irritanti, come quelle presenti nelle feci o nelle urine».

Come si curano le piaghe da decubito

Nella fase acuta iniziale, le piaghe da decubito possono essere trattate con creme cortisoniche che spengono l’infiammazione locale: l’importante è non utilizzarle per un tempo troppo prolungato, perché il cortisone può assottigliare la pelle e peggiorare il problema, anziché risolverlo.

«Esistono anche creme a base di farmaci antinfiammatori non steroidei oppure con principi attivi naturali, come l’Arnica, molto efficace», assicura l’esperto. «Successivamente, invece, i trattamenti cambiano a seconda dello stadio della lesione. Oltre ai prodotti di medicazione avanzata di cui si avvale la medicina ufficiale, come gel idroattivi, cerotti idrocolloidali, idrofibre semplici o argentate, alginati, schiume di poliuretano, ossido di zinco o acido ialuronico, ci si può avvalere anche dei rimedi offerti dalla medicina fisiologica di regolazione, che rispetta la fisiologia dell’organismo ed è in grado di innescare meccanismi di autoguarigione».

Anche la seconda opzione prevede degli step progressivi: «Il primo prevede un drenaggio del tessuto connettivo dalle tossine con prodotti da assumere per via orale. Si tratta di medicinali multicomponent che contengono, associate in low dose (basse dosi omeopatiche), sostanze come Echinacea, Galium, Thuja o Apis mellifera e altre, abbinando altri medicinali omeopatici composti e in low dose che riducano la flogosi dei tessuti linfoepiteliali, come Myosotis Arvensis, Pino Silvestre, Genziana maggiore, Equiseto invernale, Salsaparilla e Scrophularia nodosa e altri», elenca il dottor Aiello. «Il secondo step consiste nel drenaggio cellulare con i catalizzatori del ciclo di Krebs, che riattivano i sistemi enzimatici e la respirazione cellulare».

Tutto questo prepara il “terreno” per poter medicare correttamente la piaga da decubito. « Nel campo della immuno-farmacologia omeopatica, oggi sono disponibili medicinali a base di specifiche Citochine low dose, che bloccano l’infiammazione perché realizzati mediante un sofisticato sistema basato su principi di fisica quantistica definito SKA, cioè Sequential Kinetic Activation – Attivazione Cinetica Sequenziale, che permette ai rimedi diluiti alle nano-concentrazioni di rilasciare, nel mezzo acquoso, la stessa proprietà farmacologica dei rimedi ad alto dosaggio, ma senza effetti collaterali».

Queste Citochine si possono abbinare a medicazioni tradizionali costituite da puro collagene liofilizzato eterologo oppure a formulazioni di collagene con vitamine C, B1, B2, B6, per uso iniettivo sottocute, peri-articolare o intra-articolare.


Perché non sottovalutare il problema

Se non vengono adeguatamente trattate, le piaghe da decubito possono evolvere fino a coinvolgere i tessuti profondi, provocando osteonecrosi (la morte di una porzione di tessuto osseo), che a sua volta può progredire in una osteomielite (un’infezione dell’osso causata in genere da batteri) e aprire la strada alla setticemia, che può risultare fatale per il paziente.

Ma le problematiche sono tante: «Per esempio, a livello delle dita e dei piedi, le ulcere possono progredire al punto da richiedere un’amputazione, creando una drammatica menomazione», conclude il dottor Aiello. «Ecco perché è importante non sottovalutare mai il problema e monitorarlo sin dai primi segni».

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