cos’è la glossofobia e come superarla

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Secondo uno studio dell’ente di ricerca internazionale YouGov, sono tredici le paure maggiormente diffuse tra le persone e la glossofobia è la terza più comune, subito dopo la paura delle altezze e quella dei serpenti.

«Per glossofobia si intende la paura di parlare in pubblico, un “male” democratico che interessa un individuo su quattro», spiega Massimiliano Cavallo, uno dei maggiori esperti italiani di Public Speaking e autore del libro Parlare in pubblico senza paura (Anteprima Edizioni). «Tutti possono provare disagio di fronte a una platea di ascoltatori: imprenditori, avvocati, politici, medici, giornalisti, venditori e professionisti che normalmente appaiono spigliati nella vita di ogni giorno, ma di fronte a un pubblico si bloccano».

Quali sono le cause della glossofobia

Alla base della glossofobia, c’è una scarsa abitudine al Public Speaking. «Sin dai tempi della scuola, bambini e ragazzi non vengono incoraggiati a esporsi di fronte agli altri, soprattutto quando mostrano una certa timidezza», ammette Cavallo. «Così, da adulti, diventano inibiti in tutte quelle occasioni sociali in cui bisogna parlare di fronte a una platea più o meno ampia, dal grande convegno all’assemblea di condominio».

Altre volte, invece, ci possono essere traumi o esperienze negative alle spalle, come essere stati derisi, rimproverati o criticati dopo aver parlato in pubblico. A quel punto, quando si ripresenterà l’occasione di esporsi, si temerà di arrossire, di avere la voce che trema, di essere giudicati, di perdere credibilità, di non essere all’altezza delle aspettative, di perdere il filo del discorso, di annoiare chi ascolta.


Quali sono i sintomi della glossofobia

Questa sommatoria di paure sfocia in una serie di sintomi fisici: sudorazione, tachicardia, salivazione azzerata, irrigidimento dei muscoli del collo e delle spalle, crampi allo stomaco, nausea e, in alcuni casi, la terribile sensazione di svenire, perché subentra un vero e proprio attacco di panico.

«Così c’è chi interrompe il discorso, chi scoppia a piangere, chi cede la parola a qualcun altro fingendo di avere un abbassamento di voce», racconta l’esperto. «Va detto, però, che spesso siamo noi ad alimentare quei sintomi attraverso il circolo vizioso della paura: se abbiamo timore di parlare in pubblico, eviteremo tutte le occasioni in cui dovremmo farlo con le scuse più svariate. Ma in quel modo struttureremo nel nostro cervello l’idea che parlare in pubblico sia “pericoloso” e che non siamo capaci di farlo».

Qualora poi fossimo costretti a esporci, ad esempio per motivi di lavoro, quell’idea strutturata farà capolino nella nostra testa e ci manderà nel panico.


Quali sono le conseguenze della glossofobia

Evitare continuamente le situazioni in cui dovremmo parlare in pubblico ci fa restare sempre in quell’angolino che la psicologia comportamentale chiama “comfort zone”, perché lì ci sentiamo a nostro agio e non percepiamo pericoli né minacce.

Ma questo finisce per avere ripercussioni sul percorso scolastico o lavorativo, perché un buon Public Speaking rappresenta un acceleratore di carriera. «Saper parlare in pubblico della materia di cui siamo competenti permette di farci conoscere, di raggiungere nuovi traguardi o di confermare l’idea che gli altri si sono fatti di noi, magari leggendo i nostri scritti o per sentito dire», assicura Cavallo.

Come superare la paura

Allora che fare? Per superare la glossofobia, è fondamentale procedere in maniera graduale, iniziando con piccoli interventi in pubblico e aumentando progressivamente il livello di difficoltà. Non basta pensare positivo, come spesso viene proposto online: dirci da soli che siamo bravi, darci grandi pacche sulle spalle davanti allo specchio o convincerci che possiamo fare tutto quello che vogliamo non è certamente la strada giusta, sia perché non toglie la paura sia perché potrebbe paradossalmente sfociare nell’overconfidence (quando crediamo di avere più abilità di quante in realtà ne abbiamo).

«Assolutamente privi di utilità sono anche i consigli che circolano in rete, come immaginare tutte le persone presenti in sala come se fossero nude o con il naso da clown», assicura Cavallo. «Molto meglio cominciare a esporci nelle “situazioni a basso rischio”, per esempio durante una cena con gli amici o in una riunione fra colleghi. Siccome ci accorgeremo che non succederà nulla quando esprimiamo un’opinione, trasmetteremo al nostro cervello il messaggio che parlare in pubblico non rappresenta quel pericolo che immaginavamo». Questo ci permetterà di de-strutturare gradualmente l’idea spaventosa che abbiamo del Public Speaking.

«Tra l’altro, lo stress percepito è sempre maggiore di quello trasmesso: significa che i “difetti” avvertiti, come la voce tremante, non arrivano mai al pubblico quanto crediamo. A grandi linee, passiamo solamente il 20 per cento di quello che proviamo e questo dovrebbe già tranquillizzarci». 

Serve la giusta preparazione

Un’altra regola che può apparire banale, eppure rappresenta anche la più disattesa, è quella di provare il discorso più e più volte, nella stessa modalità che useremo poi realmente. «Questo non significa impararlo a memoria o inseguire il perfezionismo, ma fare delle prove ad alta voce: se ci pensiamo bene, anche i cantanti conoscono perfettamente i loro brani, eppure provano prima di ogni concerto», fa notare l’esperto. «Questo serve a “quietare” il cervello durante l’esposizione in pubblico, perché avremo l’impressione di affrontare qualcosa di noto, per cui siamo preparati».

Lavoriamo anche sulla postura, che deve essere naturale e non fissa: «La paura ci fa assumere una posizione ingobbita, chiusa in se stessa, con la testa bassa e le spalle cadenti, impedendoci di guardare le persone negli occhi», ammette Massimiliano Cavallo. «Molti studi hanno mostrato che correggere quell’atteggiamento può aiutare a ridurre lo stress, l’ansia e la tensione, perché mantenere una postura aperta, fiera ed eretta ci fa acquisire autostima».

Un altro consiglio? Alziamo leggermente il volume della voce: quando è più alta del solito, il cervello trasmette un maggiore senso di sicurezza.


Sfruttiamo l’adrenalina

È d’obbligo un’ulteriore considerazione: i sintomi fisici che avvertiamo davanti a un pubblico (sudorazione, tachicardia, tremore e così via) sono dovuti alla liberazione di adrenalina, un neurotrasmettitore che migliora la reattività dell’organismo di fronte alle situazioni di stress, preparandolo a difendersi oppure a fuggire.

«La risposta “lotta o fuga” è quella che ha permesso ai nostri antenati di sopravvivere alle innumerevoli minacce che dovevano fronteggiare, come gli attacchi di animali feroci», ricorda Cavallo. «Alle giuste dosi, quindi, la paura è utile, perché ci rende combattivi: va sfruttata come un alleato».

Ecco perché, prima di parlare in pubblico, dobbiamo evitare l’utilizzo di psicofarmaci o sostanze dall’effetto rilassante. «Al contrario, dobbiamo mantenerci reattivi, vigili e concentrati», raccomanda l’esperto.

Glossofobia, quando serve un aiuto esterno

Per acquisire tutti gli strumenti utili per affrontare efficacemente la glossofobia, soprattutto se la nostra professione ci impone frequenti incontri pubblici, possiamo affidarci a un esperto di Public Speaking.

«Meglio evitare i corsi online, perché la presenza in aula è necessaria per mettersi alla prova di fronte a un platea in carne ed ossa», conclude l’esperto. «Il filtro di uno schermo non abbatte la “comfort zone” e non migliora realmente le nostre performance sociali. Lo stesso vale per le lezioni individuali, perché occorre sempre il confronto con degli sconosciuti».

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