Covid: mal di testa, proteggersi con meno restrizioni, vaccino e reazioni cutanee

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di Laura Della Pasqua

1. Mal di testa: cosa fare se perdura anche dopo la guarigione?

2. Come proteggersi quando la mascherina non sarà più obbligatoria?

3. Il vaccino anti Covid può dare reazioni cutanee?

1. Mal di testa: cosa fare se perdura anche dopo la guarigione?

Il mal di testa è uno dei sintomi con cui si manifesta il Covid e spesso continua ad affliggere il paziente anche dopo la fine dell’infezione certificata dal tampone. Può inoltre comparire come effetto del vaccino. Si può intervenire in qualche modo? Lo abbiamo chiesto a Paola Merlo, responsabile della Neurologia di Humanitas Gavazzeni, sede certificata di Centro Cefalee SISC e IHS, e vicepresidente della Sezione Lombarda della Società Italiana per lo Studio delle Cefalee.

«Il mal di testa è uno dei disturbi più diffusi in assoluto – si calcola che nel mondo la metà degli abitanti ne soffra almeno una volta all’anno – e in molti casi non si tratta di un semplice sintomo ma di una malattia vera e propria, molto invalidante anche dal punto di vista sociale. Durante il COVID 19 è stato osservato un significativo e rilevante incremento», dice l’esperta.

C’è una relazione tra mal di testa e Covid?

Per capire quale sia la relazione tra il Covid e il mal di testa è necessario considerare due differenti situazioni: soggetti che, prima di essere affetti da malattia Covid, non hanno mai sofferto di mal di testa, e coloro i quali, invece, ne soffrivano già in precedenza. Tra i primi si stima che il mal di testa sia uno dei sintomi neurologici maggiormente rappresentati in corso di malattia: circa il 60% delle persone ha presentato una cefalea soprattutto di tipo emicranico severo, in misura minore di tipo tensivo.

Per quanto tempo persiste questo disturbo?

Questo disturbo può non scomparire dopo la guarigione da Covid, ciò dipende dall’entità della malattia e talvolta può persistere per 2/3 mesi. Dopo la guarigione si registra un trend di miglioramento che si tramuta in una remissione quasi completa. Potrebbe persistere, talvolta, in forma assai leggera come sequela neurologica, però nel tempo si risolve.

Aumento dei casi di mal di testa durante il Covid ci sono stati anche tra chi non è stato contagiato?

In coloro che non hanno contratto la malattia da Covid-19, ma sono cefalalgici da sempre, si constata un peggioramento di intensità e frequenza. La spiegazione può dipendere da molti fattori ed è indipendente dal contagio, in quanto sono intervenute situazioni scatenanti, durante il periodo del lockdown in particolare, quali, ad esempio, il cambiamento del ritmo circadiano (giorno notte) con la modifica delle abitudini di vita e orari, disturbi del sonno, l’attività lavorativa diversificata (smartworking), l’assenza o riduzione dell’attività fisica, cambiamenti alimentari e, in modo molto importante, una serie di problematiche di ordine psicologico. Fra queste uno stato di ansia e malinconia e molto spesso la paura. Non dimentichiamo poi l’isolamento con la mancanza di relazioni, il drastico cambio dello stile di vita e anche l’uso della mascherina.

Come combattere il mal di testa durante l’infezione virale?

Durante il Covid la cefalea, sia di tipo emicranico che di altro tipo, come ad esempio le forme di tipo tensivo o altre, deve essere curata con i presidi medici terapeutici che si utilizzano per curare la patologia di base e con un’eventuale aggiunta di terapia di profilassi mirata. Fondamentale valutare l’associazione con eventuali altre patologie di ordine vascolare e infiammatorio cerebrale e intervenire a tale livello.

Se dopo la guarigione si continua a soffrire di mal di testa, che esami si devono fare? Come bisogna comportarsi?

Il problema non va sottostimato e occorre individuare l’esatta tipologia del mal di testa. Si deve procedere con le indagini mirate, dalla neuro immagine alla neurofisiologia ed eventuali accertamenti più sofisticati, considerando le ripercussioni di danni vascolari e infiammatori che tale patologia potrebbe causare a livello cerebrale. Il monitoraggio del paziente è cruciale per intervenire con un trattamento farmacologico o no a seconda dell’entità del disturbo, in particolare in caso di associazione con altri sintomi.

Il mal di testa talvolta si presenta anche dopo il vaccino. Come affrontarlo?

Dopo la vaccinazione anti Covid, si è osservata la comparsa di cefalea nei primissimi giorni, a volte con febbre. Anche in questo caso per chi abitualmente soffre di mal di testa dovrà mantenere la terapia in corso. Nei soggetti che non hanno mai presentato tale sintomo è necessario intervenire con trattamenti mirati. La risposta è variabile e può richiedere anche tempo, seppure con una remissione della sintomatologia cefalalgia.

Ci sono alternative alle terapie tradizionali?

In questo periodo si è assistito a una innovazione nel trattamento dell’emicrania (non delle forme di tipo tensivo) con la possibilità di somministrazione di anticorpi monoclonali derivati da cellule umane, che agiscono sull’eziologia, la causa dello sviluppo dell’attacco emicranico. I criteri di somministrazione sono estremamente rigorosi e selettivi, per pazienti con caratteristiche cliniche ben definite. La somministrazione è possibile solo ed esclusivamente da Centri Cefalee selezionati prescrittori come il nostro di Humanitas Gavazzeni. Presso il nostro centro è operativo altresì un ambulatorio dedicato alla cefalea post Covid, proprio per intervenire come abbiamo detto su quelle forme che spesso si possono osservare a distanza con segni e/o sintomi legati al long-Covid o Pasc (post acute sequele of Covid).

2. Come proteggersi quando la mascherina non sarà più obbligatoria?

Il governo sta allentando le restrizioni e dal primo giugno non sarà più obbligatorio usare le mascherine nei luoghi chiusi. Il Covid però continua a circolare e nelle ultime settimane è emerso un aumento del numero dei contagi. Che fare, come proteggersi quando le restrizioni, per decreto, verranno meno?

«C’è una legge ma poi ci sono i comportamenti responsabili. I virus non capiscono le nostre leggi, si comportano con proprie logiche. E questo dobbiamo tenerlo presente», afferma l’immunologo e ricercatore Guido Forni, membro dell’Accademia dei Lincei che fornisce alcune indicazioni su come affrontare il progressivo allentamento delle misure severe introdotte durante la fase acuta del contagio. «Davanti a noi abbiamo due fattori contrastanti per la diffusione dei contagi. Da una parte andiamo verso la stagione calda, l’estate che è meno favorevole alla propagazione del virus, anche perché viviamo di più all’aperto. Dall’altra però ci sono le conseguenze della guerra ucraina con lo spostamento di popolazioni. I conflitti portano sempre contagi e in Ucraina c’è una bassa percentuale di vaccinati. È  possibile quindi che in autunno ci sia una circolazione maggiore del Covid. È un’ipotesi nessuno può dirlo con certezza».

Allora come possiamo proteggerci?

La mascherina riduce moltissimo la possibilità del contagio. Una persona che ha l’infezione in corso, emette miliardi di particelle virali e se si è protetti, la possibilità di ammalarsi si riduce rispetto a quello che accade se siamo completamente esposti. Prevediamo comunque che ci possiamo ammalare due o più volte nonostante il vaccino.

Siamo quindi lontani dall’addio a questo virus?

Dobbiamo imparare a convivere con questa malattia, con un virus he non ha alcuna intenzione di abbandonarci, e adottare i comportamenti giusti. Il prossimo autunno, sicuramente ci sarà un vaccino aggiornato. C’è il rischio che i numeri del contagio risalgano nella stagione più fredda ma c’è anche la possibilità che questo non succeda. Si fanno delle ipotesi, ci sono modelli matematici, ma non ci sono certezze. Pertanto bisogna essere pronti ad affrontare l’evento negativo e avere vaccini aggiornati. L’Oms, l’organizzazione mondiale della Sanità, ha detto di aggiungere il Covid come preoccupazione della nostra vita nei prossimi anni.

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3. Il vaccino anti Covid può dare reazioni cutanee?

Con i vaccini possono manifestarsi reazioni cutanee, ma i dermatologi ci tengono a sottolineare che non bisogna preoccuparsi. «Abbiamo visto emergere le stesse reazioni che a volte si manifestano anche con altri vaccini, per esempio l’orticaria, o l’innesco di malattie autoimmunitarie di tipo bolloso che però sono molto rare», spiega il dermatologo Angelo Marzano, direttore dell’UOC di Dermatologia all’Ospedale Policlinico di Milano e Ordinario dell’Università degli Studi di Milano. «Potrebbero formarsi bolle con liquido o il vaccino potrebbe indurre peggioramenti in chi aveva già problemi dermatologici. Il dermatologo è in grado di gestire queste situazioni ma non deve demotivare la vaccinazione che è l’unico modo per contrastare la pandemia. Inoltre, va tenuto presente che questi effetti sono molto rari».

Quali sono le cure?

Molte di queste manifestazioni vanno via da sole, ma quelle che persistono vanno trattate con cortisone o antistaminici. Va sottolineato comunque che reazioni di tipo bolloso sono segnalate anche a seguito della somministrazione di altri vaccini.








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