Covid, Metalmeccanici verso lo sciopero: non ci siamo tirati indietro, ora aumento salariale – IL CIRIACO

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«Le fabbriche, grazie al protocollo anti Covid, sono luoghi sicuri ma con numeri così alti è inevitabile che il contagio arrivi dall’esterno. Serve attenzione e responsabilità da parte di tutti. Lo sciopero del 5 novembre inevitabile: i metalmeccanici hanno retto il Paese durante il lockdown, è ora di riconoscergli l’aumento salariale». Aumentano i contagi in fabbrica, gli ultimi casi alla Fca e alla Denso, e il settore metalmeccanico si prepara ad uno sciopero di quattro ore, proclamato per il 5 novembre da Fiom, Fim e Uilm dopo la rottura delle trattative con Federmeccanica sul rinnovo del contratto di un milione e 400 mila lavoratori. Alla base dello sciopero dunque il rinnovo del contratto per l’aumento salariale superiore all’andamento dell’inflazione, ma anche un miglioramento normativo su sicurezza sul lavoro e tutela della salute, formazione, inquadramento, conciliazione lavoro-famiglia e regolamentazione del lavoro agile, appalti.

Punta il dito contro l’Asl il segretario della Fiom Cgil Giuseppe Morsa «c’è un dato che è oggettivo: i contagi nelle fabbriche stanno aumentando in maniera esponenziale. Ma i protocolli, nelle aziende che li applicano, funzionano. Nelle piccole aziende, dove il sindacato non è presente, la Prefettura dovrebbe assumersi l’onere di controlli a tappeto. Quello che manca è il ruolo dell’Asl, la cui azione continua a non essere efficace. I lavoratori che risultano contatti stretti di contagiati vengono messi in quarantena, ma la telefonata dell’Asl per il tampone arriva in ritardo, a volte non arriva neanche. Anche gli screening di massa, utili certamente per monitorare la situazione, andrebbero fatti per categorie non per aree geografiche. Ormai tra smart working per lavoratori pubblici e non solo, scuole chiuse, gli unici ad uscire di casa sono i lavoratori privati. Ecco perché proponiamo screening di massa nei nuclei industriali di Pianodardine, Nusco, Morra De Sanctis». Sullo sciopero di giovedì, Morsa è netto «la partita sul salario è fondamentale, ma quella più importante riguarda il riconoscimento del ruolo dei lavoratori all’interno delle aziende. L’idea di impresa che noi abbiamo in mente, è quella dove il lavoratore viene formato, qualificato. La competizione non si fa risparmiando sui salari e premendo sulla contrazione dei diritti dei lavoratori, ma sull’innovazione. Vogliamo un modello alla tedesca, è da lì che nascono nuove strade per uno sviluppo sostenibile anche in Irpinia, pensando ad infrastrutture, materiali e immateriali, intorno alle aziende multinazionali che già esistono e che creano indotto, come Fca, Denso, IIA e Ema».  Preoccupato dall’aumento dei contagi nelle aziende metalmeccaniche, anche Luigi Galano, segretario provinciale della Fim Cisl che però chiarisce: «il virus non nasce nelle fabbriche dove, da quanto ci riportano i nostri rappresentanti, i protocolli di sicurezza anti Covid vengono rispettati, ma vi entra inevitabilmente, alla luce di numeri così grandi, dall’esterno. I dati più preoccupanti sono chiaramente quelli delle aziende più grandi, come Denso e Fca che contano rispettivamente 900 e 1800 dipendenti. I protocolli sottoscritti con il Governo funzionano bene: vengono fornite mascherine e guanti, vengono fatte le sanificazioni periodicamente, ingressi scaglionati, uscite diversificate rispetto alle entrate, i comitati di fabbrica fanno un report settimanale dei contagi specificando anche in quale reparto eventualmente si registra un caso Covid. Alla Denso e alla Ema sono stati svolti anche test sierologici. Il sindacato chiaramente continua a vigilare su questo, senza abbassare la guardia perché l’Irpinia, in questo momento, è colpita da uno tsunami di contagi che si verificano fuori dal contesto lavorativo ma si diffondono anche in azienda».  E in piena pandemia arriva anche lo sciopero di quattro ore per il rinnovo dei contratti. «Non è uno sciopero fuori contesto o anacronistico rispetto ad una situazione di difficoltà che vede produzioni a singhiozzo e lavoratori in cassa integrazione. Non lo è proprio perché si combatte per far riconoscere il giusto valore dei lavoratori metalmeccanici, che con il loro lavoro contribuiscono a formare il 52% dell’export nazionale. Il contratto collettivo nazionale va rivisto, per creare garanzia per tutti i lavoratori. Ci sono da recuperare gap salariali: nell’ultimo contratto abbiamo concesso tantissimo alle aziende, che hanno avuto la possibilità di recuperare vantaggio nella competitività rispetto al mercato e alla produzione internazionale, non avendo avuto incrementi legati al costo del lavoro. In questi tre anni, al netto della parentesi Covid, hanno potuto capitalizzare tantissimo, ora rivendichiamo l’8% di aumento salariale anche per le aziende in cui non c’è contrattazione di secondo livello. E’ il modo giusto per premiare lavoratori che, anche durante il lockdown, hanno dato il loro contributo alla ripresa del Paese». Per il segretario Uilm Gaetano Altieri «i contagi in fabbrica stanno salendo perché aumentano ovunque. I cittadini lavorano nelle aziende e quindi il virus circola anche lì dove non ci si contagia perché i protocolli di sicurezza adottati funzionano. Ecco perché va fatta un’opera di sensibilizzazione sia per i datori di lavoro che per i dipendenti. Le regole adottate in fabbrica sono buone, e vanno rispettate da tutti, ognuno per la sua parte». Altieri rivendica le ragioni dello sciopero unitario «è un appuntamento importante perché i salari sono inchiodati da tempo all’inflazione che si registra nel Paese, ma non è più sufficiente per mantenere il potere di acquisto dei salari dei metalmeccanici. Abbiamo fatto una richiesta di aumento salariale dell’8% ma la nostra controparte, approfittando del momento complicato, non vuole ragionare. Il settore metalmeccanico italiano registra i salari più bassi dell’Europa occidentale, basti fare un confronto con quanto accade in Spagna, Francia e Germania. E’ una battaglia giusta, da fare anche in questo drammatico momento, proprio per riuscire ad incrementare i salari. Il momento è delicato, ma lo sciopero va fatto perché non bisogna mai perdere di vista i sacrosanti diritti dei lavoratori».

 

 

 



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