Crisi Avellino, per colpa di chi?

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“Per colpa di chi”? Il grande Zucchero Fornaciari, col nome della sua famosa hit, racchiuderebbe così la situazione attuale dell’U.S. Avellino. I lupi di mister Pazienza, dopo le prime 3 partite, hanno raccolto solamente 2 punti. Un bottino altamente deficitario se si considera l’obiettivo sbandierato ai quattro venti prima dell’inizio della regular season, ovvero quello della vittoria del campionato e quindi il salto diretto in Serie B. Dicevamo “per colpa di chi”. Sì, perchè ora si cercano chiaramente i “colpevoli” di tale situazione. Ieri sera a fine gara la “torcida” biancoverde ne ha avute per tutti: Pazienza, la dirigenza in primis Perinetti ed anche D’Agostino che prima di allora mai era stato così criticato aspramente. Ma andiamo per ordine. Il primo a salire sul banco degli imputati, nel calcio, è chiaramente l’allenatore. Pazienza sta ripetendo gli errori posti in essere nella passata stagione in particolare legati all’assenza di un gioco fluido ed offensivo e legato meramente agli spunti individuali nonchè alla gestione poco meritocratica di un gruppo che fa riferimento a “senatori intoccabili” due su tutti Armellino e Patierno. Veniamo alla dirigenza, la cosiddetta “triade” Perinetti- Condò- Strano. Area tecnica che si insediò un anno fa confermando, in maniera infelice, Rastelli salvo poi “silurandolo” dopo appena 2 giornate ammettendo di fatti il conclamato fallimento tecnico. Chiamando Pazienza poi, e soprattutto potendolo valutare per una intera annata, la dirigenza ha deciso di dare ancora fiducia al tecnico di San Severo: una scelta che si sta rivelando infausta. In più, da addebitare alla “triade” un mercato non completo e ricco di “equivoci” (uno su tutti la gestione Sannipoli) e soprattutto il caso Patierno, calciatore rinnovato (con adeguamento) ancora infortunato. Chiudiamo con la proprietà. Se a D’Agostino gli si può riconoscere, con l’onestà intellettuale d’uopo, la continuità di investimento economico, dall’altra parte però è impossibile non far notare il lassismo nella gestione della Prima Squadra frutto di troppa “fiducia a scatola chiusa”, e la mancanza di tempestività e rigore nel prendere decisioni forti ed in grado di scuotere davvero la situazione.

Tutti colpevoli nessun colpevole quindi? No, affatto. Le colpe sono chiare e sul tavolo, starà a D’Agostino padre e figlio (gli unici che non si possono autoesonerare, of course) prendere gli adeguati provvedimenti. Per non gettare alle ortiche un altro campionato nemmeno a metà settembre e soprattutto non disperdere l’entusiasmo di una piazza che anche quest’anno, con più di 5000 abbonati, ha dimostrato (qualora ce ne fosse stato bisogno) tutto il proprio amore ed attaccamento verso questi colori.



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