da cosa può dipendere, cause e soluzioni

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Le mani rappresentano lo strumento più sofisticato di cui disponiamo: veri e propri supereroi per il resto del corpo, sanno fare praticamente di tutto e riescono addirittura a integrare la comunicazione verbale con una gestualità carica di significato. Non a caso, il filosofo tedesco Immanuel Kant le definiva “finestre della mente”, sia perché ogni forte emozione è accompagnata da impercettibili movimenti delle mani, sia perché le mani sanno trasformare il pensiero in azione.

«Sono proprio loro a distinguerci dagli animali, differenziandosi da qualsiasi altro organo prensile esistente in natura, come zampe, artigli o zanne, per la capacità di eseguire movimenti fini e precisi», spiega il dottor Michelangelo Buonocore, specialista in Neurofisiologia clinica, Medicina Fisica e Riabilitazione presso l’IRCCS Maugeri di Pavia e l’IRCCS Maugeri di Montescano, Pavia. «Anche la cute di rivestimento delle mani è diversa da quella del resto del corpo, in quanto è glabra, cioè priva di peli, perché deve consentire una sensibilità tattile così sviluppata da permettere il riconoscimento degli oggetti anche ad occhi chiusi».

Perché le mani fanno male

Composte da ossa, muscoli, tendini, nervi e vasi sanguigni, le mani sono caratterizzate da strutture piccole, delicate, in equilibrio tra loro e “coabitanti” in uno spazio ridotto, dove una disfunzione di qualsiasi natura rischia di coinvolgere più distretti e provocare dolore.

«Il dolore alle mani può essere l’esito di un trauma subìto sul lavoro, durante lo sport o fra le mura domestiche, ma anche di problematiche a carico delle articolazioni, dei tendini o dei nervi periferici», specifica il dottor Buonocore.

È importante intervenire ai primi segnali di malessere, quando il dolore che avvertiamo persiste per almeno 4-5 giorni senza migliorare, in modo da preservare quello che Guy Pulvertaft, chirurgo di fama internazionale e primo presidente della Società britannica di chirurgia della mano, definiva “l’organo più prezioso che possediamo”, perché “la perfetta coordinazione tra cervello e mani ha determinato il destino dell’uomo e il suo posto nella natura”.


Quando c’entrano le articolazioni

Fra le problematiche più frequenti c’è l’artrosi, causata dal deterioramento della cartilagine che riveste le superfici ossee all’interno delle articolazioni: diventa invalidante soprattutto quando coinvolge la base del pollice, perché ogni movimento di “stretta” della mano diventa particolarmente doloroso.

«La patologia può essere confermata dallo specialista con un semplice test: muovendo passivamente la mano, si avverte uno scroscio dell’articolazione, che nel paziente si traduce in dolore», spiega l’esperto.

Qui la diagnosi precoce è fondamentale, perché la cartilagine non si rigenera autonomamente: ciò significa che il dolore è già un segnale tardivo del problema, quando due capi ossei arrivano a toccarsi.

«Raramente invece le mani vengono interessate dall’artrite reumatoide, che coinvolge più frequentemente le articolazioni più grandi, come quelle di gomito, anca o ginocchio», specifica il dottor Buonocore. «L’interessamento delle mani avviene soltanto nelle fasi avanzate della patologia infiammatoria, quando spesso le dita appaiono deformate e tipicamente assumono una deviazione ulnare, cioè sono rivolte verso il mignolo».

Dolore alle mani, quando c’entrano i tendini

«I tendini sono strutture simili a corde che uniscono muscoli e ossa, permettendo il movimento», spiega il dottor Buonocore. «Sono avvolti da guaine, un po’ come il freno della bicicletta: se questo rivestimento si infiamma, i tendini provocano dolore durante il loro normale scorrimento. È quello che accade, per esempio, nella malattia di Dupuytren, che determina la curvatura permanente di una o più dita verso il palmo della mano, oppure nella tenosinovite stenosante dei tendini flessori, più nota come dito a scatto, dove il dito coinvolto resta bloccato in posizione piegata dopo un movimento e si raddrizza poi all’improvviso».

Un’altra condizione piuttosto frequente è la malattia di De Quervain, caratterizzata da dolore a polso e pollice, aggravato dai movimenti di estensione e di flessione del primo dito.


Dolore alle mani, quando c’entrano i nervi periferici

Il dolore alla mano può essere dovuto anche all’interessamento dei nervi periferici, come nella sindrome del tunnel carpale, che colpisce prevalentemente i lavoratori manuali (casalinghe, muratori, parrucchieri, etc), i musicisti e gli sportivi che effettuano movimenti ripetitivi della mano (come tennisti o golfisti), ma anche chi opera seduto alla scrivania, davanti al computer, perché l’utilizzo prolungato del mouse modifica la postura degli arti e della schiena.

«Il tunnel carpale è un passaggio stretto e rigido, presente alla base della mano, che è formato dalle ossa del metacarpo nella parte sottostante e da un legamento nella parte superiore», racconta il dottor Buonocore. «Con il passare del tempo, questo canale si restringe e, insieme, possono infiammarsi i tendini che vi decorrono all’interno, quelli dei muscoli flessori delle dita. L’edema che si crea intorno va a comprimere il nervo mediano, anch’esso ospite del tunnel, determinando indolenzimento, formicolio e intorpidimento soprattutto alle prime tre dita, pollice, indice e medio, che possono anche sfociare in una perdita di forza nello stringere o sollevare oggetti».

Un’altra patologia dolorosa è quella del nervo ulnare, che viene compresso a livello del gomito, ma determina una sofferenza a livello della mano, soprattutto delle ultime due dita.

Come si diagnostica

Al momento non esiste un esame che attesti l’intensità del dolore: deve essere lo specialista a valutarlo attraverso un esame obiettivo e un’anamnesi attenta, tendo sempre conto dell’emotività del paziente e della soggettività con cui il dolore viene avvertito.

Eventualmente, si può ricorrere anche ad apparecchiature all’avanguardia per effettuare ecografie, radiografie, elettromiografie, Tac e risonanze magnetiche.

Dolore alle mani, come si cura

Una volta effettuata la diagnosi, si stabilisce il percorso terapeutico più efficace per alleviare il dolore alle mani: la chirurgia viene riservata solamente ai casi più gravi, perché molti problemi possono essere trattati utilizzando speciali tutori, che mettono a riposo le articolazioni in fase di infiammazione acuta, ne correggono le deformità, impediscono movimenti indesiderati o magari sostituiscono la perdita di forza muscolare. In altri casi invece si ricorre a un percorso di riabilitazione, utile quando le mani hanno perso la loro funzionalità.

«Lo specialista fornisce anche una serie di consigli comportamentali: ad esempio, nell’artrosi le mani vanno tenute in movimento, rispettando i limiti personali», tiene a precisare il dottor Buonocore. «La cartilagine infatti non riceve nutrimento dal circolo sanguigno, ma dal liquido sinoviale. E quest’ultimo arriva a contatto con la cartilagine soltanto con il movimento; in caso contrario, va a depositarsi a lato delle articolazioni. È importante conoscere gli esercizi giusti da compiere per limitare il danno e non farlo avanzare».

E i farmaci antidolorifici? «Vanno assunti solamente quando sono davvero necessari, sempre su indicazione medica: a volte basta conoscere le posture corrette, i movimenti giusti e altre accortezze per non dover ricorrere alla terapia farmacologica», conclude l’esperto.

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