Damiano Genovese a processo | Corriere dell’Irpinia

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Pistola in casa, è iniziato ieri il processo all’ex consigliere comunale dell Lega di Avellino, Damiano Genovese. In aula è stato ascoltato il brigadiere Gianluca Restieri, che lo scorso settembre ha partecipato alla perquisizione a casa dell’imputato, durante la quale è stata trovata la semi-automatica calibro 7 x 65 e alcune munizioni.

A Genovese è contestata la detenzione abusiva dell’arma e la ricettazione, con l’aggravante mafiosa. L’ipotesi accusatoria è quella di aver agevolato il nuovo Clan Partenio.

Restieri, interrogato interrogato dal Pm della Dda, ha ricostruito la serata e in sostanza confermato quanto contenuto nei verbali. La perquisizione a casa di Genovese – ha spiegato il carabiliere – era nata dopo una segnalazione in caserma, nella quale si faceva riferimento ad auto danneggiate da colpi di proiettile in Contrada Sant’Eustachio, ad Avellino, fra le quali la vettura dell’ex consigliere.

Era stato lui a guidare i militari in camera da letto e a consegnare spontaneamente l’arma. Ai Pm ha raccontato che gli serviva per difendersi dai furti. Nessun legame, insomma, con la criminalità organizzata. Quell’arma, aveva chiarito Genovese, l’aveva acquistata da persone di Napoli, delle quali non ricordava il nome.

Ieri è stata acquisita anche la denuncia del proprietario della pista che ha subito il furto nel 2015. Agli atti è finita poi la consulenza del perito balistico, l’ingegnere Alessandro Lima, che ha spiegato come l’arma provenisse dalla Germania. La pistola era poi stata denunciata in Italia, nel 1975, non si trattava insomma di un arma clandestina.

Nella prossima udienza, il 30 giugno, sarà ascoltato il capitano Quintino Russo, che ha coordinato le indagini sul Nuovo Clan Partenio, e ha redatto delle informative che dovrebbero motivare l’aggravante mafiosa a carico di Genovese.


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