De Angelis: con Caldoro, ma non so se da candidato. De Luca? La verità è che ha fallito

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«Se si votasse con dati alla mano, De Luca avrebbe già perso. Il mio impegno è al fianco di Caldoro senza ombra di dubbio. Per ora lavoriamo al programma, sulla candidatura sto ragionando». Il sindaco di Chiusano San Domenico Carmine De Angelis, tra i nomi in pole per la lista “Caldoro Presidente”, a tutto campo sulla Campania e sulle priorità per l’Irpinia.

Il suo è uno dei nomi più papabili tra quelli dei candidati nel centrodestra. Conferma?

«Stefano Caldoro, a cui sono legato da antichi rapporti, mi ha chiesto di far parte come organizzatore, e non solo come capolista, della lista del Presidente ma anche di redigere insieme a lui il programma elettorale. Ma non ho ancora deciso se candidarmi, perché devono maturare alcune condizioni. Scioglierò le riserve solo dopo aver capito come si dispone complessivamente la lista, conosciamo il sistema elettorale balordo che non riconosce diritti di rappresentanza ad alcune minoranze e dunque può creare delle complessità. La mia non sarebbe una candidatura di bandiera, significherebbe sacrificare un’esperienza amministrativa di grande successo ma anche quella professionale di docente universitario. Resta però fermo il mio impegno a far emergere discordanze, bugie e assurdità del Governatore De Luca. E questo significa avere coraggio, visto che l’atteggiamento della maggior parte dei colleghi sindaci, in questo momento, è di totale sudditanza nei confronti di De Luca».

Ha avuto contatti anche con Forza Italia?

«No. Ho un buon rapporto con Martusciello con cui ci siamo sentiti ma sull’impegno del Comune di Chiusano quale capofila dei progetti rural, da lui spronati in sede europea, ma la visione e la concordanza di idee è con Stefano Caldoro».

Qualche mese fa si parlava di un suo avvicinamento alla Lega e anche di una sua possibile candidatura nelle fila del Carroccio.

«Assolutamente no, forse qualcuno ha male interpretato il mio rapporto di amicizia accademica con il senatore e collega Ugo Grassi che d’altronde spinse per il mio ingresso nella giunta Cinque Stelle di Avellino. Sono un federalista sì, ma europeista. Quindi la mia visione è assolutamente diversa da quella della Lega».

Perché il sostegno a Caldoro e non a De Luca?

«Parlano i dati. D’altronde ogni volta che qualche supporter di De Luca rilascia interviste lo elogia, dice che ha fatto tanto ma poi, andando nel concreto, nessuno è in grado di dire cosa. Quando è stato eletto Caldoro nel 2010, la Regione si trovava in una situazione di disavanzo complessivo che anche gli istituti bancari classificavano come default. Grazie a lui invece la Regione è uscita dal default fino ad avere un avanzo finanziario. Eravamo in disavanzo anche nella sanità, il commissariamento Caldoro lo ha ereditato, e con una politica di razionalizzazione delle risorse imposta dal Governo, ne siamo venuti fuori. Certo non senza sofferenze, basti ricordare i tagli che ci sono stati, ma purtroppo strade obbligatorie per uscire dal commissariamento come sa bene lo stesso De Luca. Abbiamo avuto una programmazione europea 2007/13 che, partita in ritardo a causa del disavanzo di partenza della Regione, è riuscita ad arrivare al 110% di certificazione della spesa. Quando si spendono i fondi europei, la quota di compartecipazione della Regione deve essere allocata ma per la Campania Caldoro ha dovuto prima attendere il risanamento economico finanziario, poi con un’intuizione corretta inventò l’accelerazione della spesa. Questo ha portato complessivamente sull’intero territorio regionale, 2 miliardi di euro di opere pubbliche, di cui il 30% in Irpina. Come dimenticare i 50 milioni di opere cantierate e realizzate per le reti idriche irpine. Qualcuno potrebbe obiettare che alcuni fondi dell’accelerazione della spesa non sono stati spesi in tempo, ma sono stati salvati sulla programmazione 2014/20 ma grazie a questo slittamento temporale, De Luca nel 2018 ha ottenuto il non disimpegno dei fondi europei. Si è salvato grazie all’accelerazione della spesa voluta da Caldoro. In questi anni con dati alla mano ho cercato di evidenziare l’incapacità programmazione di De Luca che qualcuno invece addirittura spaccia come buona amministrazione. E vogliamo parlare della cecità della Regione sull’Area Vasta che nella prossima programmazione diventa soggetto attuatore? De Luca nel 2015 è venuto ad Avellino ad annunciare l’Area Vasta. Siamo al 2020 e ancora non ha firmato il protocollo approvato in giunta regionale lo scorso anno. Non è un caso che fino a marzo Pd e M5S stavano tentando l’accordo sul nome di Sergio Costa, e non solo per l’intuizione di una sconfitta elettorale ma anche per la consapevolezza della mala gestione di De Luca. Se si giudicasse per il lavoro svolto, e non per l’ubriacatura di dirette facebook, annunci e terrorismo mediatico post Covid, De Luca avrebbe già perso».

Però De Luca ha messo in campo un piano di sostegno economico per far fronte alla crisi dovuta al lockdown da un miliardo di euro, quasi la portata di un piano post bellico.

«Ha potuto utilizzare circa 780 milioni di euro di finanziamenti europei che erano in giacenza, cioè non era stato in grado di spenderli prima. Le altre regioni non hanno potuto farlo, vedi la Puglia, perché già avevano certificato e speso quei fondi. Ecco cosa intendo quando parlo di voto consapevole da parte dei cittadini: bisogna raccontare la realtà dei fatti. Con 500 milioni invece di un piano farlocco che ha portato la recessione in Campania con un Pil regionale a -20, si potevano abolire l’Irap 2020, l’Irpef e la tassa di circolazione. Misure eque per tutti che avrebbero aumentato il potere di acquisto dei contribuenti, ridotto le imposte sulle imprese e anche alcune imposizioni fiscali».

Da amministratore Lei conosce le difficoltà dei territori, quale deve essere il ruolo dell’Irpinia nei prossimi cinque anni?

«Abbiamo tre grosse criticità da affrontare: ambiente, edilizia scolastica e utilizzo dei fondi europei. Sull’ambiente la Regione non ha fatto nulla. Pur avendo ottenuto 500 milioni dal Governo, le ecoballe sono al loro posto, nessuna programmazione sulla gestione rifiuti se non la programmazione di enti inutili come gli Ato, senza pensare ad un modello di sviluppo diverso. A Chiusano abbiamo vinto le cause contro Irpiniambiente perché con la compostiera riusciamo a fare da soli una raccolta differenziata di qualità. Il sistema rifiuti necessita di nuovi impianti, nuove tecnologie che l’Europa peraltro finanzia.  Sull’edilizia scolastica, abbiamo un piano triennale bloccato che termina nel 2020. I decreti sono stati emessi solo quest’anno a fronte di una programmazione che andava fatta ogni anno e complessivamente i comuni hanno fatto il loro dovere, trasferendo alla Regione Campania progetti definitivi ed esecutivi mai finanziati. E poi c’è il grande tema dell’utilizzo dei fondi europei per macro aggregati. Basta con i Poc annuali o con i finanziamenti per rifare marciapiedi. Bisogna finanziare soggetti aggregati come le Aree Vaste su assi tematici come ecologia, riqualificazione borghi, investimento sui privati. Significa ottimizzare risorse, con una politica che sia di programmazione e non di sola gestione. Un consigliere regionale irpino deve battersi per tutto questo».

Il turismo però, che spesso per l’Irpinia viene preso come modello per l’unico turismo possibile, vive di Poc.

«I Poc non possono più essere pensati come erogazioni di 40 o 70mila euro annuali che poi arrivano anche in ritardo causando problemi a Comune e privati. Ci vuole un accordo di programma quadro su alcuni elementi determinanti, ad esempio l’itinerario dei parchi, il settore enogastronomico, quello del vino e va finanziato attraverso soggetti aggregati  attuatori a cui riconoscere un fondo quinquennale per il turismo per avere certezza di risorse e programmazione a lungo termine».

 

L’articolo De Angelis: con Caldoro, ma non so se da candidato. De Luca? La verità è che ha fallito proviene da IL CIRIACO – Quotidiano on line di Avellino e Provincia.



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