“Dietro la chiusura delle scuole c’è il fallimento di De Luca. Su trasporti e sanità non c’è traccia del lanciafiamme” – IL CIRIACO

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«Troppo facile chiudere le scuole in tutta la Campania per nascondere la mancata programmazione, nei mesi estivi, di trasporti e sanità. Non si può paragonare l’area metropolitana di Napoli con le zone interne: bisogna prendere provvedimenti mirati e diversificati, agire lì dove il contagio c’è ma senza penalizzare anche quei luoghi dove per fortuna l’allarme non esiste». Il consigliere regionale del Movimento cinque stelle, Vincenzo Ciampi, accoglie l’appello del comitato genitori irpini e chiede la riapertura delle scuole primarie e secondarie della provincia di Avellino e, più in generale, delle aree interne.

Cosa pensa della decisione del Governatore di chiudere le scuole in tutta la Campania?

«In questa fase è fondamentale diversificare le misure in base alle caratteristiche del territorio. Una misura che può andare bene per contrastare il contagio in una città ad alta densità abitativa, non può andare bene a Calabritto o a Bisaccia dove il distanziamento fisico è in qualche modo naturale. Il passo in avanti che bisogna compiere in questa lotta al Covid, in termini di misure, è adottare di volta in volta seguendo l’andamento dell’epidemia, provvedimenti diversificati in base alle condizioni ambientali territoriali. Non si può far ricadere sulle spalle del mondo della scuola inadempienze in altri settori come la sanità, vista la mancanza di posti letto, e i trasporti».

La didattica a distanza per due settimane, questa la durata attuale dell’ordinanza, può essere una soluzione?

«Bisogna partire dai dati. L’Asl ieri ha comunicato che in tutta l’Irpinia, dall’inizio dell’anno scolastico ad oggi, i contagi registrati tra studenti, docenti e personale non docente, ammonta a 52 casi. Per fortuna un numero assolutamente ridotto e gestibile seguendo i protocolli già esistenti e che di volta in volta i singoli istituti adottano quando si presenta un caso di positività. Numeri chiaramente di gran lunga inferiori, anche in termini di percentuale, di quelli registrati a Napoli e Caserta. Non si può mettere tutta la Campania sullo stesso piano, ci vogliono interventi mirati per le scuole e poi, in quei comuni dove si registrano focolai veri e propri, bisogna agire a 360 gradi. La didattica a distanza deve essere l’estrema ratio e solo in casi gravi, cioè per quelle scuole o quei comuni dove si registrano focolai preoccupanti. Il punto è un altro, e cioè che i mesi scorsi non sono stati utilizzati da De Luca in maniera costruttiva per combattere il Covid. Al di là degli annunci e delle gag del Governatore, poco o nulla è stato fatto ad esempio in tema di trasporti. Le scuole sono luoghi sicuri, che certamente però rischiano di diventare moltiplicatori del virus se per raggiungerle si sta stipati come sardine in pullman o metropolitane. Bisognava regolamentare questo, aumentare le corse, favorire mobilità alternativa, riattivare la ferrovia nel caso di Avellino. La Regione su questo è stata totalmente deficitaria, la scuola ha potuto riaprire solo grazie agli interventi diretti del Ministero della Pubblica Istruzione, a partire dall’invio dei banchi».

Ci sono ricorsi al Tar e appelli di comitati di genitori in Irpinia che chiedono la riapertura delle scuole. Se ne farà portavoce?

«Il primo consiglio regionale dovrà essere convocato entro il 2 novembre. E’ chiaro che mi farò portatore dell’istanza che oggi avanza anche un comitato di genitori, anche perché ho intenzione di proporre l’istituzione di una commissione speciale per le aree interne che potrà, tra le altre cose, programmare anche interventi diversificati per far fronte all’emergenza sanitaria».

Ma cosa è successo alla Campania che a maggio sembrava quasi Covid free?

«Nei mesi estivi si è allentata troppo la presa, complice anche il turismo di cui la Campania per fortuna gode ma che ha certamente favorito il diffondersi del contagio. E’ chiaro che adesso vanno adottati gli strumenti giusti per evitare che la situazione difficile che stiamo vivendo si trasformi in un vero e proprio dramma. Ed è altrettanto vero che i cittadini devono aiutare le istituzioni e collaborare con comportamenti responsabili dentro e fuori casa.  Ma restano irrisolti nodi amministrativi importanti. Uno su tutti quello del sistema sanitario. Del famoso lanciafiamme di De Luca, della cosiddetta Fase C di cui tanto ha parlato, non c’è stata traccia. Se ancora oggi si cerca di reperire altri posti letto vuol dire che nei mesi estivi non si è fatto nulla per colmare una carenza storica e far fronte alla seconda ondata, se mai la prima sia realmente finita, di cui tutti avevano parlato. De Luca si è fatto trovare impreparato, la Campania oggi paga la sua inerzia o la sua distrazione da campagna elettorale».

Dopo il lockdown la Regione mise in campo un piano di aiuti da un miliardo di euro. Sarà possibile replicare?

«Ancora non sappiamo se e quante risorse ci siano visto che i lavori del consiglio regionale non sono ancora partiti. Ma è chiaro che una nuova programmazione di misure di sostegno socio economico, soprattutto se dal Governo arriverà un nuovo dpcm che prevede un mini lockdown di attività commerciali e di ristorazione nelle ore serali, va messa subito in campo per famiglie e imprese. Su questo non esistono maggioranza  e opposizione e posso dire, sin da ora, che sosterrò un piano di sostegno socio economico».



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