Dmo Irpinia lancia la piccola borsa del vino, unire le forze per valorizzare l’eccellenza. Premiato Mastroberardino, custode delle radici

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La sfida per valorizzare l’eccellenza vino resta quella di fare rete. E’ il senso del confronto promosso da Dmo Irpinia “Montagna d’amore”, associazione finalizzata alla promozione del turismo delle radici, tenutosi questo pomeriggio al Carcere Borbonico di Avellino. Una sfida che può partire dalla Piccola Borsa del vino, illustrata dal presidente Vincenzo Castaldo  “quello che vuole essere un percorso di sviluppo imprenditoriale e territoriale insieme, destinato agli operatori del settore vitivinicolo e agli operatori dei settori connessi, e tra i settori connessi in particolare agli operatori del settore turistico.  Nasce dalla necessità di superare le principali criticità con un nuovo format idoneo a costruire una modalità di intervento che dall’Irpinia e dalla Campania non escluda la possibilità di essere replicata altrove.  Si offre di superare le principali criticità individuate legate innanzitutto ad un format come quello della “Fiera di settore” che appare inadeguato”.

E’ stata quindi l’avvocatessa Emanuela Sica, Destination Manager di Dmo Irpinia a leggere la motivazione del Premio DMO “Radici Irpine”, assegnato quest’anno al professore Piero Mastroberardino, titolare dell’azienda omonima, protagonista del panorama vitivinicolo internazionale “Un premio – si legge nella motivazione – che mira a riconoscere e celebrare coloro che hanno contribuito in modo eccezionale alla promozione delle radici culturali, da quelle storiche fino a quelle enogastronomiche della nostra terra: l’Irpinia. In questo contesto, il prof. Piero Mastroberardino si distingue emergendo come figura esemplare che incarna appieno lo spirito e l’essenza di questo riconoscimento. In qualità di imprenditore ha guidato l’Azienda Mastroberardino con dedizione e maestria, portando avanti la tradizione vinicola irpina con innovazione e passione. La sua attività ha contribuito in modo significativo a consolidare la reputazione della zona come produttrice di vini di alta qualità, rendendo onore alle radici vitivinicole irpine. Parallelamente al suo impegno nel mondo del vino, ha svolto un ruolo cruciale come professore universitario, condividendo il suo vasto bagaglio di conoscenze e esperienze con le nuove generazioni. La sua dedizione all’istruzione e alla formazione ha contribuito a coltivare una nuova generazione di esperti del settore, mantenendo vive le radici culturali e storiche legate all’enologia. Il conferimento del Premio “Radici Irpine” al Prof. Piero Mastroberardino non solo evidenzia e riconosce i suoi successi nel settore vinicolo, ma anche il suo impegno costante nel preservare e trasmettere le tradizioni radicate nel tessuto culturale della provincia irpina. La sua opera rappresenta un esempio ispiratore per tutti coloro che ambiscono a coniugare l’innovazione imprenditoriale con il rispetto delle proprie radici. “La tradizione è la garanzia del futuro”. In questo spirito, il prof. Piero Mastroberardino incarna il perfetto custode delle Radici Irpine, garantendo un futuro prospero e rispettoso della ricca eredità della nostra terra”. Mastroberardino si è detto onorato del premio e ha ribadito come “non ha senso di parlare di vocazioni di un territorio. Le vocazioni dei territori le creano gli uomini. Da 25 anni la mia famiglia ha scelto di puntare sull’eccellenza del vino, portando i prodotti irpini sui mercati internazionali”. Un premio il cui disegno è stato realizzato graficamente  da Emanuela insieme alle cartoline e al logo per l’annullo filatelico.

Teresa Bruno, presidente del Consorzio Tutela dei vini dell’Irpinia ha posto l’accento sulle potenzialità dell’universo vino in Irpinia, a partire dalla necessità di innovare un settore così profondamente legato alla tradizione e di fronteggiare, restando uniti, le sfide del presente.

A parlare della felice intuizione di un corso di laurea in viticoltura ad Avellino Angelina Gambuti, coordinatrice dei corsi di studi in viticoltura e scienze enologiche all’Università Federico II di Napoli: “Abbiamo formato molti degli enologi che lavorano sul territorio. La sfida oggi è quella di puntare su professionalità di livello elevato che sappiano confrontarsi con altre realtà mondiali. Si tratta di rafforzare l’identià e favorire il dialogo con l’esterno”

Filippo Massimo, direttore testate Gruppo Valica specailizzate nella promozione di vino e territorio, ha sottolineato le difficoltà di fare squadra in Irpinia con la presenza di sette consorzi “Sono convinto che sia necessario partire da professionalità, competenze e progetto ma si fa ancora poco per valorizzare i vini d’Irpinia. Bisogna fare rete mentre prevalgono i campanili, bisognerebbe parlare di brand e non delle singole aziende, così come si continua a non investire sulle professionalità del territorio. Date queste condizioni, è difficile immaginare di potere portare qui una rassegna come Borgo divino”

Eugenio Gervasio, Founder Museo dell’arte, del vino e della vite di Portici ha illustrato l’esperienza del Wine Art Festival “Un format che può avvicinare i giovani al mondo del vino e conquistare un carattere internazionale, favorendo socialità e sviluppo”

Preziosa la testimonianza di Michele Bello, fondatore del progetto Vitigni Irpini “Un percorso di enoturismo nato in pieno lockdown grazie al supporto di mia moglie, unendo le nostre passioni e competenze. L’Irpinia è al centro di una rete di accoglienza e qualità che oggi unisce  34 produttori. Siamo convinti che il turismo diventi uno strumento per combattere lo spopolamento. Da quando è nato il nostro progetto le strutture ricettive stanno crescendo proprio come il numero di persone desiderose di fare un’esperienza immersiva nelle tradizioni d’Irpinia”

A ribadire come la sperimentazione della Borsa del vino possa partire dall’Irpinia  Giovanna Sangiuolo “Si tratta di un diverso modo di guardare al territorio, andando al di là delle strade già battute, partendo dal rapporto tra qualità e contesto sociale ed economico”


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