Dolore al fianco, cosa fare: le cause e i rimedi

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A destra o sinistra, i fianchi possono fare male. Le cause: un trauma localizzato, un problema muscolo-scheletrico oppure una patologia a carico degli organi addominali. Ecco quando rivolgersi al medico

“Piegarsi dal dolore” è una tipica espressione usata per esprimere sofferenza. Che calza a pennello quando a dolere è una delle zone più flessibili del corpo, ovvero un fianco. «Le cause possono essere numerose e diverse tra loro», spiega il dottor Nicola Castaldini, specialista in Medicina interna al San Pier Damiano Hospital di Faenza, Ravenna. «Generalmente, il dolore al fianco può presentarsi come sordo, continuo e privo di una posizione antalgica, cioè non esiste una postura in grado di alleviarlo, oppure si manifesta mediante spasmi caratterizzati da picchi acuti alternati a fasi di completa remissione». Arrivare a una diagnosi certa può essere complesso: servono un’anamnesi attenta e un esame obiettivo, talvolta integrati con alcuni accertamenti clinici, come un’ecografia dell’addome completo e specifici esami del sangue che possano rivelare un eventuale stato infiammatorio dell’organismo o magari un malfunzionamento di fegato o reni.

Perché può far male il fianco destro o quello sinistro

Queste zone dell’organismo comprendono diversi organi, muscoli e strutture nervose, per cui il dolore può essere legato a un trauma subito in quel distretto corporeo oppure può rappresentare la proiezione di un problema più profondo. «Per esempio, trattandosi di organi doppi, i reni possono creare sofferenza sia sul lato destro sia su quello sinistro e la causa più comune sono le coliche renali dovute alla presenza di calcoli, caratterizzate da un dolore violento che viene avvertito proprio nella parte bassa della schiena e sul fianco corrispondente», riferisce il dottor Castaldini. «Anche l’intestino può determinare fastidio su entrambi i lati, visto che occupa pressoché l’intera cavità addominale, così come le ovaie nelle donne. Solamente sulla destra, invece, troviamo le vie biliari e l’appendice retrocecale, mentre a sinistra abbiamo la milza».

Come capire se il dolore è muscolare o no

Altre volte, invece, il dolore può essere dovuto a una discopatia a livello dorso-lombare, ovvero alla degenerazione di uno dei dischi interposti fra una vertebra e l’altra nella colonna vertebrale. Come si riconosce? «Quando non riusciamo a trovare una posizione in grado di alleviare la nostra sofferenza, quasi certamente l’origine è viscerale e quindi va ricercata in uno degli organi addominali, mentre il classico dolore muscolo-scheletrico si associa spesso al movimento oppure al mantenimento di una determinata postura, ma ha sempre una posizione di sollievo», specifica il dottor Castaldini.

Come capire se c’entra il fegato

Talvolta, poi, si teme che il dolore al fianco destro possa nascondere un problema epatico. «In realtà, il fegato non è innervato da fibre nocicettive, quelle che trasmettono i segnali dolorosi, per cui questo organo non può far male, neppure quando è infiammato. Piuttosto, quella che può dolere è la capsula di Glisson, una sorta di rivestimento fibroso del fegato: come accade per la milza, quando i soggetti poco allenati corrono o praticano attività sportiva, può accadere che l’improvvisa richiesta di un maggiore afflusso di sangue causi un dolore localizzato, destinato in genere a risolversi spontaneamente con il riposo e, nel tempo, con l’allenamento», precisa il dottor Castaldini. «Lo stesso può accadere quando si pratica movimento dopo i pasti principali: il tratto digestivo, che in quel momento è impegnato a elaborare il cibo introdotto, viene privato di sangue, dirottato verso i muscoli, per cui entra in difficoltà e può manifestare disagio sotto forma di dolore».

Quando preoccuparsi

In caso di trauma oppure se il dolore è accompagnato da altri sintomi, come febbre, prurito, sangue nelle urine, dolore addominale diffuso o irregolarità nella funzione intestinale, è bene rivolgersi al medico. «Anche quando il dolore persiste nel tempo oppure torna ciclicamente non bisogna sottovalutare il problema», raccomanda l’esperto.

«Se invece la sofferenza è isolata, si limita a un solo episodio e non è correlata ad altri sintomi, generalmente non c’è motivo di preoccuparsi. Nella maggior parte dei casi, si tratta di un problema intestinale, anche solamente di una stipsi ostinata o qualche infiammazione».

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