Nella conferenza stampa di domenica scorsa, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva anticipato tra le misure contenute nel nuovo DPCM di contenimento della diffusione del COVID la facoltà riconosciuta ai Sindaci di disporre la chiusura di specifiche aree del territorio comunale abitualmente destinate alla “movida”. Il presidente ANCI e sindaco di Bari Antonio De Caro ha accusato il Governo di praticare uno “scaricabarile” a danno dei Sindaci. Il lunedì, nel testo del DPCM è scomparsa la parola Sindaci, ma è chiaro a tutti che il senso della disposizione resta lo stesso: “Delle strade o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, può essere disposta la chiusura al pubblico, dopo le ore 21.00, fatta salva la possibilità di accesso, e deflusso, agli esercizi commerciali
legittimamente aperti e alle abitazioni provate”.
«È il Testo Unico degli Enti Locali che attribuisce tale facoltà al Sindaco», ricorda ASMEL, l’Associazione che raggruppa oltre il 40 per cento dei Comuni italiani – in polemica con ANCI. Per ASMEL non si tratta di uno scaricabarile, e non è vero che i Sindaci non hanno le risorse per far rispettare le proprie Ordinanze. Nello specifico, lo stesso testo Unico prevede espressamente che “i provvedimenti di cui al presente comma sono preventivamente comunicati al Prefetto anche ai fini della predisposizione degli strumenti necessari alla loro attuazione”. Il potere decisionale ai Sindaci è già affidato dalla legge che li inquadra come
Autorità sanitaria a tutti gli effetti nel proprio territorio ed essi possono avvalersi del supporto del Prefetto che eventualmente dispone il dispiegamento delle forze dell’ordine per consentire l’attuazione delle misure disposte dal Sindaco. La polemica sollevata dall’ANCI è dunque inutile e del tutto fuori luogo – secondo ASMEL – I Sindaci non si tirano indietro, sanno assumersi le proprie responsabilità e più di tutti sanno leggere le situazioni di emergenza presenti nel proprio territorio ed adottare i provvedimenti più opportuni, tra cui la chiusura per motivi di ordine pubblico o di emergenza sanitaria di specifiche aree a
rischio assembramento. Può mai un’Amministrazione statale o regionale decidere se quella certa via o quella certa piazza su cui insistono bar e ristoranti vada chiusa o meno al traffico? Può mai un’Amministrazione statale o regionale stabilire su tutto il territorio nazionale che tutte le strade di accesso a bar e ristoranti debbano essere chiuse al
traffico? Il Governo coinvolge i Sindaci, nessuno “scaricabarile”.
«Caro De Caro, come ASMEL sperimenta ogni giorno, i Sindaci, sanno fare buon uso dell’autonomia loro riconosciuta dalla Costituzione e dal quadro normativo!». Così Giovanni Caggiano, presidente ASMEL: «Pienamente condivisibile è la dichiarazione rilasciata dal sottosegretario all’interno, Achille Variati, secondo cui non si potevano apportare limiti ai locali di tutte le città d’Italia, ma era necessario intervenire sui luoghi della movida in modo chirurgico, attività che spetta ai sindaci, i quali potranno chiedere il necessario supporto a Prefetti e Governo. I sindaci costituiscono infatti l’autorità sanitaria locale, conoscono meglio di tutti il proprio territorio e le esigenze dei concittadini.
Quanto accaduto per il DPCM firmato domenica sera è davvero assurdo! ANCI avrebbe voluto togliere una delega da sempre in capo ai sindaci sulla gestione delle piazze e delle strade cittadine. In questo modo tale potere va alle Regioni che non possono che mettere in atto misure generalizzate che sul locale hanno spesso effetti contorti. Cosa possono sapere i governatori degli assembramenti nelle piazze o nelle strade di ogni singolo Comune. Davvero non si capisce perché mai ANCI abbia fatto pressioni per tale modifica, si tratta di un comportamento gravissimo e controproducente».
«Ogni Comune – incalza Francesco Pinto, segretario generale dell’Associazione – ha la propria realtà e le proprie specificità, ed è il sindaco e solo il sindaco che conosce le peculiarità territoriali, che parla con i cittadini, che può valutare i rischi di un luogo e come risolverli, perché è lui a calpestare per primo la strada, prima di ogni altra autorità. I sindaci sono i primi ad assumersi tali responsabilità, pur sempre meglio che inseguire ordinanze regionali, talvolta “muscolari” e insensate come quella che ha imposto la chiusura a tappeto di tutte le scuole in Campania, salvo poi riaprire quelle dell’infanzia con ANCI sempre pronta a fare da sgabello». Fra i tanti sindaci di tutta Italia che in queste ore stanno alimentando la posizione espressa dall’Asmel c’è Giorgio Albertino, primo cittadino di Carignano, nel torinese, che è anche consigliere nazionale dell’Associazione.
“In questa fase il nostro ruolo è delicato ed insostituibile – spiega Albertino – perché grazie alla nostra conoscenza del territorio amministrato è possibile intervenire in modo mirato per circoscrivere fattori di rischio, scongiurando l’alternativa rappresentata da una chiusura generalizzata. Una posizione condivisa anche da tanti miei colleghi con i quali mi sto confrontando in queste ore”.