“Il maxi bonus è un’opportunità se c’è una visione d’insieme, una rete sovracomunale che gestisca il post emergenza ed un piano di sviluppo che coinvolga i comuni della cintura urbana”. E’ il parere del presidente dell’ordine degli ingegneri di Avellino Vincenzo Zigarella in merito all’introduzione del maxi bonus fiscale per efficientamento energetico e messa in sicurezza degli edifici. Un’opportunità da cogliere con tutte le sue implicazioni, ma necessariamente in un contesto d’insieme.
Ingegnere Zigarella, premettendo che stiamo parlando di un decreto legge, i bonus fiscali già esistevano seppur ad aliquote inferiori, cosa cambia?
Certo, tutto è suscettibile di modifica, anche se l’impianto può essere dato per buono. Le agevolazioni fiscali sono uno strumento introdotto diversi anni fa e che hanno dato risposte altalenanti per molteplici cause. La principale è senza dubbio il modo con cui vengono proposte, modificate e confermate di anno in anno. Così si impedisce la programmazione. Occorrono misure strutturali.
Come valuta l’introduzione del maxi bonus fiscale nel decreto liquidità?
La bozza del Dl Rilancio porta le detrazioni al 110%. È una soluzione intelligente per rilanciare settori fondamentali per l’economia del Paese, come l’edilizia e l’impiantistica generale. In più, sisma bonus ed ecobonus hanno avuto sempre il grande merito di incidere sul miglioramento della sicurezza e del benessere dei cittadini. Una grande opportunità, inoltre, per il settore delle compravendite immobiliari, che per anni ha dovuto far fronte in solitudine alla distanza tra domanda e offerta. È un passo importante. Manca, come già anticipato, una visione d’insieme, una strategia chiara e utile a raggiungere, ad esempio, gli obiettivi europei per il 2030 per il miglioramento in materia di emissioni inquinanti, energie rinnovabili ed efficientamento energetico.
Efficientamento energetico e messa in sicurezza degli edifici, qual è la priorità?
Sono interventi che viaggiano a velocità differenti e che necessitano di precondizioni spesso molto diverse per essere realizzati. È verosimilmente più semplice intervenire sul capitolo efficientamento energetico. È però importantissimo riuscire ad attuare interventi sulla sicurezza del patrimonio edilizio pubblico e privato di questo Paese. Non dovrebbe essere necessaria l’evocazione del terremoto per rafforzare la consapevolezza che da nord a sud si vive in edifici in larga parte più che deficitari in materia di prestazioni energetiche e sismiche.
Questa formula garantisce uno standard qualitativo più alto sia dal punto professionale che delle materie prime utilizzate?
Il Dl punta a dare linfa all’economia da un lato e a migliorare la qualità della vita e la sicurezza delle abitazioni dall’altro. Dal punto di vista tecnico, sia per l’Ordine degli Ingegneri che rappresento, sia per la professione che esercito, intravedo una importante opportunità per ritornare finalmente a lavorare senza il vincolo del prezzo strozzato e della concorrenza sleale. Certo, anche qui, occorrono maturità e consapevolezza da parte di tutti gli attori interessati. E penso indistintamente alla totalità delle categorie professionali coinvolte lungo tutta la filiera.
La scadenza fissata a dicembre 2021 contrasta con la burocrazia ed i tempi lunghi nel settore degli appalti spesso denunciati dal vostro ordine?
Ritorniamo al problema di partenza. In particolare il sisma bonus prevede la realizzazione di interventi complessi che mal convivono con le necessità di cassa della finanza pubblica. C’è quindi il problema dei condomini con decine e decine di proprietari e un evidente criticità in materia di normativa urbanistica. Le condizioni ambientali sono più che ostiche. Sotto questi aspetti nulla o quasi nulla è stato fatto negli anni addietro.
Avellino, l’Irpinia, sono territori sismici. È la volta buona per adeguare una volta per tutte gli edifici?
Ho perso il conto degli avvisi e degli appelli lanciati a vario titolo. Mancano dati ufficiali, lo sappiamo. Ma le stime dicono che circa la metà del patrimonio edilizio esistente è realizzato prima degli anni ’70 e quindi prima del varo della prima normativa antisismica. Serve il contributo di tutti per rispondere alla chiamata. Dei proprietari, dei professionisti, delle imprese e del sistema del credito.
Il maxi bonus è un’opportunità per le p.a. per riqualificare il patrimonio abitativo residenziale, strutture abbandonate, dare una svolta green alle città?
Serve un piano per i prossimi 20 anni e servono obiettivi da raggiungere per tagliare il traguardo. La ripartenza post-Covid può passare attraverso l’efficienza energetica se le istituzioni e gli stakeholder territoriali sapranno porre in essere strategie funzionali ad una possibile ripresa e a un necessario rilancio in chiave green. San Donato Milanese lancia la sfida per sviluppare una rete sovracomunale che gestisca il post-emergenza, un network che tenga insieme istituzioni, progettisti, associazioni di categoria, amministratori condominiali e cittadini. Facciamolo anche noi, seriamente.
Sarebbe favorevole ad un tavolo tecnico-economico-istituzionale permanente a garanzia sia del pubblico che del privato cittadino?
Noi ingegneri abbiamo lanciato più volte proposte al riguardo. I tavoli possono però risultare luoghi e strumenti privi di efficacia se manca la volontà di perseguire realmente gli interessi dell’ecosistema territoriale di riferimento. Troppe volte prevale la logica del campanile a discapito del bene comune. Serve ricordarlo per non ricommettere gli errori del passato. Avellino, in particolare, ha bisogno di un piano di sviluppo ambizioso che coinvolga i comuni vicini alla sua cintura urbana disegnando uno scenario che sappia parlare di infrastrutture tradizionali e digitali, di illuminazione intelligente, di mobilità sostenibile. Il PAES del 2015, chiuso nei cassetti del comune, guardava in questa direzione. È assolutamente importante riprendere quell’esperienza e coinvolgere tutti i principali attori che vivono il territorio.
Dovesse scegliere lei dove interverrebbe?
La priorità è il parco edilizio esistente, da lì si riparte per immaginare il nuovo territorio. Occorre migliorare ciò che c’è e sostituire quello non può essere messo in sicurezza. Non servono nuovi metri cubi di cemento ma la capacità di immaginare interventi di perequazione e compensazione che coinvolgano appunto il costruito e le particelle di nuovi insediamenti urbani in una riprogrammazione complessiva del territorio.
La filiera economica-produttiva locale trarrebbe vantaggio da questo bonus?
Certamente, al pari del resto del Paese. Come sistema territoriale abbiamo il dovere di costruire sinergie tra tutti gli stakeholder e “fare leva” per amplificare la portata possibile delle risorse impiegabili. Il nostro è un sistema che vive di debolezze diffuse che solo in sinergia può trasformarsi in risorsa per la comunità, generando economia, occupazione e benessere.
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