Ci siamo quasi per il primo appuntamento elettorale della stagione politica irpina. Domenica 17 dicembre si rinnova il consiglio provinciale avellinese. Una antipasto delle vere sfide che attendono l’Irpinia e la città di Avellino nella prossima primavera.
Si parte da Palazzo Caracciolo. Potremmo parlare di una “mezza votazione“, essendo ammessi ad esprimere la propria preferenza esclusivamente gli amministratori locali, per un totale di 1410 elettori. Una tornata elettorale che dai più è stata definita “tutt’altro che politica“, ma che ha già smosso tanti equilibri, soprattutto nel capoluogo.
Nel Partito Democratico, che ha presentato l’unica lista di bandiera, l’infinita querelle tra la segreteria di via Tagliamento e Rizieri Buonopane ha raggiunto livello di tensione altissimi. Reo, quest’ultimo, di non aver espresso nessun candidato da inserire nella compagine dem.
Nel centrodestra avellinese non è andata meglio, forse peggio. La lista era pronta, il nome anche, con un raggruppamento di 12 amministratori espressione di tutte le forze della coalizione. Nulla da fare, il banco è saltato la sera prima della chiusura dei termini per l’iscrizione alle elezioni. Risultato, solo due candidati sono ufficialmente di espressione politica. Ci sarebbe qualche altro profilo travestito da civico.
Alla fine, in corsa ci sono quattro liste: “Partito Democratico“, “Davvero e Moderati” facente capo al sindaco di Avellino Gianluca Festa e al consigliere regionale Livio Petitto, “Per l’Irpinia” e “Proposta Civica per l’Irpinia“. Un totale di 45 candidati per i 16 posti a disposizione nel parlamentino dell’ente di Piazza Libertà.
Le urne si apriranno alle 8 della mattina di domenica, per chiudersi e procedere allo spoglio alle 20. Come spiegavamo in apertura, parliamo di elezioni di secondo livello e ogni voto non ha lo stesso peso, poiché “ciascun elettore esprime un voto che viene ponderato in base ad un indice determinato in relazione alla popolazione complessiva della fascia demografica del comune di cui è sindaco o consigliere. Per ciascuna delle fasce demografiche viene determinato il valore percentuale che è dato dal rapporto tra la popolazione di ogni singola fascia demografica e la popolazione dell’intera provincia“. Ad esempio, il voto di un amministratore di Avellino vale più di quello di uno di Pratola Serra.
Un meccanismo che non ha mai scaldato gli entusiasmi di nessuno, indipendentemente dall’appartenenza politica. Tanto che, non appena la Lega ha proposto l’abrogazione della legge Delrio – che prende il nome del ministro che ha voluto questa legge – e il ritorno al voto popolare, nessuno si è opposto. Dal prossimo anno saranno nuovamente i cittadini a “comporre” il consiglio provinciale e ad eleggerne il presidente. Per l’Irpinia, bisognerà attendere la fine del mandato di Rizieri Buonopane nel 2025.
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