Emergenza idrica, ai Comitati il piano straordinario dell’Alto Calore non basta

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Venti giorni per mettere fine alle 420 perdite delle reti idriche, delle province di Avellino e Benevento. Gare d’appalto per affidare i lavori. A cinque ditte. Esterne, ovviamente. Questo è il programma, o meglio il piano straordinario, studiato da Alto Calore per rimediare all’emergenza idrica. Compiuto un notevole sforzo: ma basterà?

Se questo è il tempo per non dar più dannare le comunità che, da sei mesi, stanno vivendo la crisi idrica più lunga di tutti i tempi? E che, naturalmente, sta continuando con i Comuni che si alternano in quanto a mancanza del servizio pubblico. Ma sono tutti colpiti dall’emergenza. Una nota del Comitato”Uniamoci per l’acqua”, intanto, solleva alcuni dubbi al riguardo. Il primo, si legge, riguarda “l’enfasi mediatica posta sull’ampiezza del piano e sulla rapidità con cui si intende intervenire.

È comprensibile che le istituzioni vogliano rassicurare i cittadini e mostrare un’immagine di efficienza, ma è altrettanto importante evitare di creare aspettative eccessive”. Senza dubbio, si legge nel comunicato, “le responsabilità di questa emergenza sono da attribuire in primo luogo all’Alto Calore e anche alla Regione Campania, proprietaria delle reti adduttrici, che non può sottrarsi alle proprie responsabilità. Le reti idriche, fatiscenti e obsolete, sono da anni al centro di numerose segnalazioni e denunce. Già nel 2015 era nota la gravità della situazione, ma né l’Alto Calore né la Regione Campania hanno adottato misure adeguate per fronteggiare il problema”.

Il piano straordinario di Alto Calore, per”Uniamoci per l’acqua “, è soltanto” un tampone” ma è anche” la dimostrazione della mancanza di una visione di lungo termine e di una programmazione strutturale”. Perché risulta”difficile credere che coloro che hanno causato questo disastro siano in grado di risolverlo in tempi brevi e in modo efficace”. Quindi la scelta di ricorrere a ditte esterne:”La necessità di ricorrere a manodopera esterna qualificata per eseguire lavori specifici come saldature e applicazioni di fasce metalliche solleva interrogativi sul ruolo del personale interno dell’Alto Calore. Questo solleva una domanda fondamentale: perché l’Alto Calore ricorre a manodopera esterna per queste attività? Non dovrebbe avere al suo interno le competenze necessarie per svolgere questi compiti?

Quali sono le mansioni dei circa 250 lavoratori che compongono l’organico dell’Alto Calore, se non includono tali specializzazioni”? Secondo il Comitato”e’ inaccettabile che si debba ricorrere a ditte esterne per compiti che potrebbero, e dovrebbero, essere gestiti dal personale interno”. La soluzione trovata da Alto Calore”aumenta così i costi e complica ulteriormente la gestione delle riparazioni”.”Uniamoci per l’acqua”, infine torna sulla questione della”trasparenza”.”I cittadini hanno il diritto di essere informati in modo chiaro e completo-infatti scrive- sull’andamento dei lavori, sui costi sostenuti e sui risultati ottenuti. L’Alto Calore dovrebbe pubblicare regolarmente dei report



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