Farmaci: antibiotici, guida all’uso corretto

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Antibiotici, ansiolitici e antidolorifici sono le tre classi di medicinali più usate dagli italiani. Che lo fanno, in genere, male. Il rischio, a volte anche per un minimo errore, è rendere la cura inutile o addirittura dannosa. Ecco tutto quello che c’è da sapere per gestirli con la massima sicurezza ed efficacia

Oggi ansiolitici, antibiotici e antinfiammatori sono i medicinali più utilizzati nel nostro Paese, secondo il Rapporto 2022 dell’Agenzia Italiana del Farmaco. I primi sono quelli in testa alla classifica: rappresentano il 17% della spesa dei farmaci in classe C con ricetta. Gli antibiotici spopolano invece in età pediatrica, mentre i Fans fanno la parte del leone per i dolori di ogni tipo. Tutto bene? Beh, la nostra età media ha guadagnato almeno vent’anni grazie alla moderna farmacologia, ma c’è sempre l’altra faccia della medaglia.

Abitudini scorrette, nuovi superbatteri

Prendiamo gli antibiotici: ne abusiamo talmente tanto, assumendoli male o anche quando non servono, che stiamo “costruendo” nuove generazioni di superbatteri resistenti a molte molecole, tanto che già ogni anno in Italia muoiono 11mila persone che non riescono a guarire da un’infezione refrattaria a queste cure e, se non impariamo a usarli bene (e ne scopriamo dei nuovi), nel 2050 i decessi per questa causa si stimano a milioni.

Eppure, secondo un’indagine IQVIA, società specializzata nelle ricerche in campo sanitario, un italiano su due non ha mai sentito parlare di antibiotico-resistenza, e il 46% utilizzerebbe tale medicinale anche per un’infezione virale (sbagliato, vedi il perché nella scheda dedicata voltando pagina). Il 74% ha poi usato questi farmaci nell’ultimo anno soprattutto per il mal di gola e zone limitrofe.

Abusi da fiction e soluzioni “riciclate” per sedare i nervi

Non va meglio con antinfiammatori e antidolorifici, anch’essi troppo spesso usati impropriamente e con il fai da te, pena l’insuccesso nella risoluzione definitiva del problema e/o una bella gastrite da uso esagerato o cattivo utilizzo. Certo, per fortuna, grazie ai nostri medici e a controlli sanitari rigorosi, non siamo a livello degli Usa, dove c’è stata una vera e propria epidemia da abuso di oppioidi (gli analgesici più potenti), con migliaia di morti da overdose fra il 1999 e i 2017 (tanto che Netflix ne ha fatto una serie tv di successo).

Infine gli ansiolitici: alzi la mano chi non ha ripescato dall’armadietto, almeno una volta, le goccine della vecchia ricetta per dormire o per l’ansia in modo da superare quel mese tanto stressante, magari aumentando la dose perché “20 non mi fanno più nulla”. Bene, fatti i dovuti mea culpa basati su numeri che parlano chiaro su come utilizziamo mediamente male queste tre classi di farmaci in testa alla top ten delle terapie, reimpariamo a utilizzarli perché ci facciano davvero (e solo) bene.

Ci aiuta un medico di famiglia milanese, già in trincea negli ospedali ai tempi del Covid e con più di 1500 assistiti SSN a Milano, il dottor Franco Marchetti.

Guida all’uso degli antibiotici

Gli antibiotici sono utili se. Si usano per un’infezione batterica (agiscono solo sui germi).

Gli antibiotici sono inutili se. Il disturbo, per esempio mal di gola o tosse, è provocato da un virus. Oppure se non vengono selezionati per specifiche malattie.

Antibiotici, gli errori più comuni. Utilizzare lo stesso antibiotico “avanzato” per una cura precedente (personale o anche di un famigliare) e iniziare a prendere le pastiglie avvisando il medico ormai a terapia avviata. «Questi sono i casi più diffusi. Ricordiamo che anche se esistono antibiotici a largo spettro, cioè che uccidono diversi ceppi di batteri molto diffusi, non è detto che quello usato la volta precedente sia ideale per il problema in corso; ecco perché è fondamentale fare la visita, prima di assumere alcunché, oltre a non contribuire con il fai da te al formarsi di una resistenza», sottolinea il dottor Marchetti.

Cosa va fatto prima e dopo la cura di antibiotici

Se il primo ciclo di antibiotico non ha funzionato bene o del tutto si fa un esame colturale per individuare il batterio e scegliere un medicinale più efficace. «Bisogna però aspettare almeno 5 giorni dalla fine della prima cura», sottolinea l’esperto. «Se ci si dimentica una compressa e sono passate solo poche ore va bene prenderla appena possibile, altrimenti occorre avvertire il medico: il fatto che questi farmaci vadano assunti ogni 8 o 12 ore serve a coprire il ciclo di replicazione dei germi».

Dopo la terapia va fatto un ciclo di fermenti lattici, perché l’antibiotico non distingue fra batteri buoni e cattivi, quindi bisogna ripristinare l’equilibrio del microbiota intestinale. «Personalmente consiglio di iniziare con i fermenti già durante la cura, assumendoli però lontano dall’orario dell’antibiotico, per poi proseguire tre giorni dopo la fine della terapia, soprattutto se si ha mal di pancia o episodi di diarrea», suggerisce Marchetti.

Come prendere gli antibiotici

È fondamentale seguire le dosi e la posologia corrette. «Il sottodosaggio è un’altra delle abitudini sbagliate più diffuse: molte persone prendono due compresse invece di tre perché, soprattutto le donne, hanno paura di “intossicarsi” assumendo troppo farmaco», dice Marchetti. «Poi conta anche il peso della persona, soprattutto se è giovane, minorenne o sotto i 50 kg: in questi casi il dosaggio va commisurato». L’antibiotico, salvo prescrizione diversa, va preso a stomaco vuoto, perché viene assorbito meglio e agisce più rapidamente senza l’interferenza della digestione dei cibi.

Gli esami necessari

L’urinocoltura preventiva se si tratta di infezione urinaria e l’antibiogramma, cioè l’esame microbiologico che serve a tipizzare il tipo di batterio e a scegliere il farmaco perfetto per debellarlo. «Le infezioni urinarie sono spesso dolorose. Allora si chiede al paziente di consegnare subito il campione di urina al laboratorio (anche dal farmacista) e il medico può iniziare con la classe di molecole che sa, per esperienza, efficace nella maggior parte dei casi, per poi eventualmente cambiarla con l’esito dell’esame», spiega Marchetti.

«Per le infezioni delle vie aeree si può fare velocemente un tampone faringeo per individuare il tipo di microrganismo. Se però sono evidenti delle placche bianche in gola, c’è febbre iniziale o in caso di bronchite l’espettorato non è chiaro ma giallo o verde, il curante può partire con una terapia, che non è fai da te: è il frutto della visita, della conoscenza del paziente e dell’esperienza del medico».

Rischi ed effetti collaterali degli antibiotici

Oltre a quello dell’inefficacia della cura e della resistenza, l’uso errato o eccessivo (dosi troppo alte oppure sbagliate) può provocare un’insufficienza renale o problemi al fegato. Attenzione se ci sono patologie in corso e relative terapie: l’utilizzo dell’antibiotico va valutato caso per caso. «Se si prendono due pastiglie invece di una, di solito il rischio maggiore è avere disturbi di tipo gastrointestinale, come diarrea o mal di pancia», avverte Marchetti.

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