Un Patto tra imprenditori, lavoratori, cittadini e politica sul quale costruire la rinascita e la nuova stagione di sviluppo dell’Irpinia e del Mezzogiorno. Un Patto fondato sulla fiducia nel ruolo delle imprese che cancelli così una stagione di cultura anti-industriale nociva al Paese e faccia prevalere un approccio nuovo alle questioni sia da parte degli imprenditori sia da quella dei sindacati, senza ovviamente trascurare la politica. Nel tempo della pandemia la mission di Emilio De Vizia alla guida di Confindustria non si presenta facile, ma – come ha detto lui stesso nella relazione all’assemblea dei soci, alla quale ha partecipato, da remoto, il vicepresidente nazionale Marenghi – «ma con l’ottimismo che deve contraddistinguere ogni imprenditore, credo che saranno anche molto stimolanti». Il neo-presidente ha ufficialmente cominciato suo quadriennio alla guida dell’associazione di via Palatucci, presentando, dopo l’elezione di lunedì sera, il programma e la squadra. Al tavolo alcuni dei componenti della squadra che lo affiancherà (Massimo Iapicca, Carmen Verderosa e Angelo Petitto, gli altri sono il past president Giuseppe Bruno, Massimo Scauzillo, Mario De Maio e Carlo Matarazzo) e che è gia al lavoro sulle questioni di più stretta attualità. De Vizia ha ribadito di voler instaurare una nuova stagione di dialogo e confronto con tutti gli attori, le istituzioni e le parti sociali perché questo «non è più il tempo per una politica che non sa guardare alle esigenze del territorio, al bisogno di servizi pubblici, anche locali (trasporto, sanità, rifiuti) efficienti, efficaci ed economici, che alimenta, in molti casi, sacche di disvalore sociale e culturale». Già, i servizi pubblici locali, l’eterna questione, il “pippone”, come lo ga definito De Vizia, tra pubblico e privato, laddove il secondo è spesso visto come mero aggregatore di interessi a scapito delle esigenze collettive. «Non credo – dice il Presidente di Confindustria – che ci sia un modo diverso per avere fiducia nell’iniziativa privata che resta lo strumento più forte per la crescita. Non voglio entrare nella querelle pubblico-privato, penso piuttosto che serva una gestione efficace, efficiente e rispettosa delle normative vigenti. La riflessione che tutti dobbiamo fare è proprio questa ovvero se le attuali gestioni rispettino questi parametri: se è cosi va tutto beme, altrimenti occorre assumersi la responsabilità di immaginare un percorso diverso, sapendo che, in dieci casi su dieci, quando controllore e controllato sono la stessa persona la cosa non funziona». Parole chiare che De Vizia ribadisce anche quando si sofferma sulla vicenda rifiuti, il Biodigestore e il futuro di Irpiniambiente. «A me non interessa dove si faccia, ma che si faccia perché in questi sei anni la mancanza dell’impianto è costata alla collettività una quarantina di milioni. E credo che tutti, sindaci e collettività, dovrebbero chiedere conto a chi in questi anni ha organizzato il servizio, del perché non l’abbia realizzato. L’impianto, se gestito con competenza, non crea problemi e per questo credo che alla gestione debba partecipare anche chi lo ha costruito». Quanto alla società provinciale «la mia opinione è nota, ma oggi comunque non potrebbe svolgere quel ruolo perché la normativa è cambiata. Tocca ai sindaci scegliere il modello di gestione, tra le tre strade possibili (nuova società, affidamenti in appalti per aree o un soggetto privato che diventa socio e a cui viene affidato il servizio con un contratto), così come per l’ubicazione dell’impianto: Chianche o altrove non ha importanza, ciò che conta è che la scelta del sito non abbia una ricaduta negativa in termini di costi per i cittadini». Ma De Vizia ha insistito molto anche sulla pagina nuova, dettata anche dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria, che deve essere scritta nelle relazioni industriali. «E’ imprenscindibile un confronto costante tra Istituzioni, imprenditori e lavoratori. Confindustria e Sindacati – ha detto – »hanno l’obbligo storico di affrontare con maturità le delicate e capitali sfide che il futuro pone alla Provincia di Avellino. La collaborazione stabile tra le due più importanti entità del mondo produttivo provinciale potrebbe davvero fare la differenza, superando qualche pregiudizio e qualche posizione ideologica che, in passato, ha a volte compromesso l’efficacia delle loro azioni». E poi c’è, ovviamente, anche la politica alla quale il numero uno di Confindustria chiede uno scatto in avanti, in considerazione dello scenario nuovo imposto dalla pandemia. «Occorre che sia innanzitutto la politica provinciale (intesa come insieme di tutte le Istituzioni politiche irpine) ad assumere coscienza della necessità di instaurare un nuovo rapporto con il mondo dell’imprenditoria, fondato sulla fiducia, sulla collaborazione sinergica, sulla comprensione come motori attivi della ripresa e dello sviluppo provinciale irpino». Nel quale, ovviamente, «un tema centrale su cui discutere sarà, sicuramente, l’importante opera in corso di realizzazione, ossia l’alta velocità Napoli-Bari, costituendo la stessa un elemento di rilevante positività per il nostro apparato produttivo». E importante è anche, per De Vizia, «continuare ad avere un’interlocuzione costante e vivace con ASI, dalla quale arrivano segnali incoraggianti sia rispetto alle richieste di aree per nuovi insediamenti e acquisizioni di Capannoni fermi da tempo, sia rispetto al netto miglioramento dei servizi nelle aree industriali, miglioramento determinato dal cambio di gestione degli stessi (a proposito di iniziativa privata): restano invece irrisolte alcune problematiche relative alle condizioni delle strade e delle infrastrutture a servizio delle stesse». Non mancano, nella sua relazione, passaggi importanti sulla digitalizzazione che, nell’ambito dei processi di innovazione e ricerca previsti da Industria 4.0 dovrebbero ricevere la maggior parte dei finanziamenti «del Recovery Plan e, auspicabilmente, del Mes», cosi come viene sottolineata l’importanza dell’implementazione del ruolo della scuola e della formazione e quello del sistema creditizio». Una sfida complessa in un tempo difficile ma che non spaventa De Vizia e la sua squadra pronta a ribadire che «gli imprenditori non faranno mancare il loro contributo non abdicheranno al proprio ruolo di guida del mondo produttivo, non rinunceranno al sogno di un futuro migliore per tutti». All’incontro non ha partecipato, per impegni lavoro, il Presidente uscente, Pino Bruno che, nel suo intervento di saluto, ha voluto ricordare il ruolo e l’impegno di Confindustria in questi anni, «nonostante gli ingiustificati attacchi subiti» e si è voluto soffermare sulla gestione delle “Utilities” «che da una parte bruciano enormi capitali “pubblici” nella gestione di acqua, rifiuti, depurazione e dall’altra offrono servizi non degni di un Paese come l’Italia. La responsabilità – ha aggiunto – è in primis degli azionisti, che probabilmente vivono ed approcciano irresponsabilmente e con un elevato tasso di inconsapevolezza l’esercizio del ruolo e delle loro funzioni, alimentando gravi danni erariali ed ambientali, oltre che insoddisfazione dell’utenza. Per Bruno «la soluzione è semplice: il governo delle attuali Utility o di un’unica New Utility, deve privilegiare: merito, competenze, conoscenza di procedure, esperienza in ristrutturazioni di imprese, capacità di raggiungere obiettivi, efficienza, confidenza con le tecnologie digitali, delle reti e con le migliori pratiche energetiche».