Argomento considerato scomodo e imbarazzante, nonostante si tratti di una condizione fisiologica del tutto normale: la flatulenza. «Rispetto agli altri organi, valutati più nobili, l’intestino mette una certa soggezione: parlarne crea disagio ai pazienti, che spesso evitano di farlo», commenta il dottor Andrea Costantino, specialista in Gastroenterologia presso la Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. «In realtà, la comprensione di qualunque fenomeno che riguardi questo distretto del corpo fa parte della nostra professione, per cui è importante confrontarsi liberamente con il gastroenterologo su qualsiasi disagio avvertito». Vediamo insieme a lui da che cosa dipende la flatulenza (e il meteorismo, spesso associato) e cosa possiamo fare.
Il lavoro del microbiota intestinale
A differenza degli altri apparati presenti nell’organismo, quello gastrointestinale è abitato da una numerosa e diversificata popolazione di microrganismi, per il 90 per cento batteri, che – fra le tante attività utili – ci consentono di digerire e assorbire i vari nutrienti. Questa imponente colonia, che vanta un incredibile numero di componenti (centinaia di milioni di miliardi), è nota come microbiota intestinale e lavora instancabilmente giorno e notte: «Durante questi processi, i microrganismi producono dei gas e, in particolare, anidride carbonica, metano, acido solfidrico e idrogeno. I più fastidiosi sono gli ultimi tre, perché non possono essere assorbiti dalle pareti intestinali e possono solamente essere espulsi dal canale digerente», spiega il dottor Costantino. «Si ritiene che 13-15 sia il numero di passaggi al giorno che può essere considerato normale, seppure con possibili differenze individuali».
Da cosa dipende la flatulenza
Nessun uomo e nessuna donna sulla terra presentano lo stesso microbiota, gemelli compresi. Ciascuno di noi, infatti, può vantare una differente popolazione intestinale, che dipende dalla tipologia di parto con cui siamo nati, dall’allattamento e dallo svezzamento che abbiamo ricevuto, dall’eventuale assunzione di farmaci sin dai primi anni di vita, dai viaggi che abbiamo fatto, dalla dieta che seguiamo e addirittura dalle persone con cui ci relazioniamo. «Alcuni microrganismi producono maggiormente gas rispetto ad altri e da questo, così come dal tipo di alimenti che mangiamo, dipende la nostra differente flatulenza», chiarisce Costantino.
Può esserci una patologia
Esistono anche situazioni particolari: ci sono batteri del colon infatti che dovrebbero vivere in quel preciso distretto dell’intestino, dove non vengono più assorbiti nutrienti ma solamente liquidi. «Talvolta, questi microrganismi possono risalire nel piccolo intestino e creare un’eccessiva fermentazione e gonfiore addominale. Si tratta della cosiddetta SIBO, acronimo di Small Intestinal Bacterial Overgrowth, una sovra-crescita di batteri nel tenue che compromette la capacità di digestione e assorbimento dei nutrienti, scatenando disordini intestinali di vario genere, spesso proprio il gonfiore addominale». Il problema può essere individuato con il Breath Test (test del respiro), in cui bisogna soffiare in un macchinario dopo aver consumato una soluzione di glucosio, uno zucchero semplice.
Flatulenza spia di buona salute
Non è un caso se fra le domande di routine che vengono poste ogni giorno ai pazienti ricoverati dopo un intervento chirurgico (pelvico o addominale) ci sia proprio il fatidico interrogativo: “È andato di corpo e ha fatto aria?”. Bando all’imbarazzo, la risposta è fondamentale per capire se è stata ripristinata la corretta canalizzazione, cioè se il tubo digerente è ben chiuso e non presenta perdite. «In un certo senso, la flatulenza è spia di buona salute e dipende anche dalla dieta quotidiana. A fermentare sono soprattutto le fibre, contenute principalmente in frutta, verdura, legumi e cereali integrali: queste molecole sono talmente grandi da non riuscire ad attraversare la barriera intestinale. È come se volessimo far passare una biglia attraverso una tenda». Sono proprio i batteri intestinali a scomporre la “biglia” in pezzetti più piccoli, che a quel punto riescono ad essere assorbiti dalle pareti intestinali.
Questione di odore
«Nel corso di questa scomposizione, si generano i gas che abbiamo già citato, come idrogeno e metano. Se poi consumiamo molte crucifere, alcuni dei nostri batteri appartenenti alla famiglia delle desulfovibrionaceae producono molto acido solfidrico, l’unico di questi gas che ha odore. Dunque, le nostre arie risultano “cattive” all’olfatto sia per la presenza di feci nell’intestino sia per colpa di questo gas, per cui i pazienti che lamentano flatulenze particolarmente acri potrebbero avere una presenza cospicua di desulfovibrionaceae». Curiosità: oltre alle fibre, a scatenare una grande fermentazione sono anche i dolcificanti artificiali usati dall’industria alimentare in sostituzione dello zucchero (come xilitolo, maltitolo ed eritritolo), altre “biglie” per il nostro intestino. Anche l’intolleranza al lattosio è una comune causa di meteorismo, flatulenza e gonfiore addominale, che a volte si associa anche a diarrea dopo l’ingestione di grandi quantità di latticini. Questa condizione è abbastanza comune negli adulti, ma vi si può rimediare mangiando latticini naturalmente privi di lattosio (come i formaggi stagionati) o i formaggi delattosati industrialmente.
L’importanza di espellere i gas
Ma quanto è importante espellere tutti questi gas? «È fondamentale. Purtroppo i vincoli sociali, che ci differenziano dagli animali, ci inibiscono durante la maggior parte della giornata, per cui l’aria viene trattenuta e finisce per creare un effetto “palloncino”, provocando gonfiore, distensione intestinale e, a volte, dolore». A lamentare questi fastidi sono soprattutto le donne, più “trattenute” rispetto agli uomini. «Attenzione, però, se l’eccessiva flatulenza si accompagna ad altri sintomi, come diarrea, stipsi o malessere generale: talvolta può nascondere patologie, come la celiachia. Ecco perché è sempre bene indagare».
Quando rivolgersi a un esperto
Da soli, possiamo fare qualcosa per ridurre la produzione quotidiana di aria? Molti pazienti riferiscono buoni risultati dall’utilizzo di carbone vegetale o altri integratori a base di piante dall’azione carminativa, come finocchio, cumino o coriandolo. «Ma se questa produzione diventa eccessiva, arrivando a influenzare la vita quotidiana e i rapporti interpersonali, è bene rivolgersi a uno specialista, che saprà consigliare la giusta combinazione di norme dietetico-comportamentali e un’eventuale supplementazione di prebiotici e/o probiotici per risolvere il problema», conclude il dottor Costantino.
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