Alexa, dov’è Marco? Una semplice domanda e l’intelligenza artificiale ha fornito l’esatta posizione del fidanzato: peccato fosse dove non doveva essere, cioè dall’altra. Ma questa vicenda milanese, che risale a qualche mese fa, è solo una delle tante che vede per protagonista una delle nostre “propaggini” elettroniche utilizzate per confermare o meno gelosissimi sospetti. C’è chi usa la geolocalizzazione del telefonino per seguire ogni spostamento, chi sbircia lo schermo a caccia di cuoricini, like e altre prove dei suoi sospetti. Insomma, la gelosia corre sul filo, anzi, via wifi, perché le chat, i social e da ultima l’AI ci hanno permesso relazioni sempre più connesse h 24, moltiplicando però anche sospetti e gelosie.
Ma se è vero che i tribunali sono assediati da pile di stampate di chat compromettenti per ottenere l’addebito della separazione, è anche vero che tante manifestazioni di gelosia sono infondate e diventano un problema più personale e di relazioni equilibrate che legale.
«Molti pazienti mi dicono: ho visto lui/lei online con il sospettato numero uno della mia lista nello stesso momento: hanno iniziato e finito all’unisono, lo so perché li seguo su WhatsApp anche a tarda ora», racconta Maria Giovanna Luini, psicoterapeuta e psicosomatista. «Di sicuro le tecnologie hanno enfatizzato la fenomelogia del sospetto in amore. Ho non poche pazienti che vivono incollate a pc e cellulari tormentate dalla gelosia ed è un gran peccato, perché è uno spreco di energie inutile (il sospetto non è una prova, e spesso non arriva mai alla fatidica pistola fumante, quella che non lascia dubni) e produce ansia, malessere anche fisico, ma porta anche a deteriorarare gravemente i rapporti con la persona amata e, non di rado, innocente. Ecco perché occorre fermarsi in tempo per non rovinarsi vita e amore».
Normale esserlo così
Ma essere gelosi è normale, fisiologico, o l’amore equilibrato esclude questo sentimento? «L’accusa che i “non gelosi” fanno ai “gelosi” di solito sottolinea più o meno apertamente una mancanza di struttura caratteriale, una sorta di falla nella propria autostima, ma non esistono solo poli opposti, cioè la non gelosia assoluta (che andrebbe però messa alla prova nei momenti topici) e quella eccessiva e autoalimentata.
Piuttosto è possibile una gelosia naturale, non invasiva, leggera e che fa parte della natura umana: è normale e anche un bene, per la coppia, se somministrata a piccole dosi. Perché Eros, che è passione e alimento fondamentale di una relazione, vuole sempre un pizzico di mistero, e quindi di interrogativi inevasi, ma che non coinvolgano i fondamentali della coppia, come la fiducia e il rispetto. Ripeto: la gelosia “normale” non mette mai in discussione veramente la fiducia nel partner», sottolinea Luini.
«Non diventa ossessione, anzi stimola a stare vicini, a esplorare il mondo dell’altro in modo mininvasivo. E poi è più estemporanea, e legata più a fatti esterni che interni alla coppia».
Quando la gelosia è possessività
L’amore e l’Eros, che è il suo lato passionale ed erotico, porta a volere l’esclusiva su una persona, ma questo sentimento attiene più a una paura irrazionale di perdere, che poi trova una sua serenità nel buon andamento della coppia. Se invece l’equilibrio di fiducia traballa per qualche motivo, subentra la gelosia di possesso, che è vera invasione del campo altrui. «E che si esprime oggi soprattutto, e nelle sue prime fasi, attraverso il tentativo di controllo del telefono del partner», spiega Luini.
«Chiariamoci bene: un conto è buttare l’occhio sullo schermo del partner perché si è visto apparire un cuoricino: la gelosia naturale penserà che è qualcosa di innocente, al massimo si chiederà “chi ti manda quel cuoricino”, ci si beccherà come risposta “cosa fai mi spii?” e il tutto finirà con una spiegazione attendibile, una risata e magari un pensiero da Eros (però, se guarda ci tiene, poi mi crede e quindi si fida). Se invece il cuoricino visto innesca un poliziesco che magari non cerca nell’altro una spiegazione immediata, ma fa partire un’investigazione nascosta allora c’è qualcosa che non va in chi lo fa, se non a ragion veduta. L’invasione del telefono, computer o vita del partner è il superamento di un limite dal quale, se ripetuto e abituale (controllo periodico, non solo scatenato da un evento), si torna indietro solo con la psicoterapia. Stessa cosa se si utilizza il gps piazzato in auto o la verifica nevrotica della presenza del partner online a diverse ore della giornata, soprattutto quelle notturne».
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