Difendere la porta dei Lupi non è impresa da poco. Negli anni tra i pali si sono alternati campioni di assoluto livello, da Miniussi a Piotti, da Di Leo a Tacconi. Per molti vestire la maglia biancoverde, soprattutto negli anni della serie A, è stato il classico trampolino di lancio verso società più blasonate. L’esempio di quei campioni ha comportato in questi anni una responsabilità in più per i giovani portieri che si sono succeduti in prima squadra. Simone Ghidotti, bresciano, 23 anni per 193 centimetri di altezza e 73 chilogrammi di peso, è arrivato da Como con l’obiettivo di raccogliere quell’eredità dei grandi numeri uno del passato. È diventato ormai un punto fermo nella compagine di mister Pazienza. È sempre titolare, ha disputato tutte le partite del campionato, ha incassato 12 reti e parato il rigore che ha spianato la storica vittoria dei lupi a Catania dopo 75 anni (“Per quanto riguarda i rigori parati – si limitò a dire dopo l’impresa contro gli etnei, derubricando la parata a normale lavoro di routine – ho una media normale, cerco di analizzare bene chi sta calciando”).
E dire che ad inizio di campionato il portiere bresciano aveva preoccupato i tifosi per alcune indecisioni evidenziate nelle gare con il Latina e il Monterosi (“Leggo i commenti dei tifosi e della stampa ma cerco sempre di staccarmi ed essere equilibrato – ha spiegato in sala stampa – Le critiche dei tifosi mi sono servite per cacciare il meglio di me”). E così è stato: da allora ha chiuso la saracinesca della porta biancoverde e le sue parate sono state alla base della lunga striscia positiva dei lupi.
Simone è un ragazzo cresciuto nelle giovanili della Fiorentina. Quando giocava nella Primavera viola i compagni di squadra lo chiamavano “air-ghidotti” perché era in grado di volare da un palo all’altro della porta con velocità e destrezza. E sui social, sotto una sua foto che lo ritraeva in acrobazia, gli amici avevano postato una serie di portoni rigorosamente chiusi a testimonianza dell’impenetrabilità della porta da lui difesa. In carriera ha indossato le maglie di Pergolettese, Gubbio e Como: “I miei punti di forza? Essendo un portiere longilineo credo di essere abbastanza completo come caratteristiche, soprattutto tra i pali. E cerco di migliorarmi sempre, in particolare cerco di lavorare sugli aspetti migliorabili come la costruzione con i piedi e le palle alte». Il suo modello, fin da bambino, è stato Handanovic: «Il mio preferito, mi è sempre piaciuto moltissimo ma mi ispiro a diversi portieri, prendendo il meglio da ognuno di loro». Da ragazzo ha sempre inseguito il suo sogno di diventare calciatore, anche quando occorreva lasciare la sua famiglia. “Mi sono abituato presto a prendermi responsabilità, da quando a 14 anni mi scelse la Fiorentina. Io sono di Brescia, giocavo nel Lumezzane, e andarmene via da casa a quell’età non è stato semplicissimo. Ma tutto pesa meno se lo si fa per seguire la propria passione”. Tra i professionisti ha collezionato 120 presenze, divise tra serie B, serie C, Coppa Italia, Coppa di C e playoff e playout di serie C.
Il trasferimento ad Avellino l’ha accettato ben volentieri, come una sfida. La piazza di Avellino è nota per la passione dei suoi tifosi, e questo è uno dei motivi che lo ha spinto a vestire la casacca biancoverde: “Questa piazza affamata di riscatto è uno stimolo per me. Anch’io voglio riscattarmi dopo la stagione precedente. Ho grande entusiasmo e determinazione. Una soddisfazione enorme essere scelti da una società così ambiziosa. Paura? No, fortunatamente ho un carattere che riesce sempre a controllare le emozioni. Non soffro la pressione, ma sento gli stimoli, e qui ne ho tantissimi. Nuovi compagni, nuovi obiettivi”.
Nonostante la giovane età Simone si è dimostrato già maturo per affrontare situazioni difficili. Dopo la sconfitta dei Lupi contro il Picerno ha parlato a nome di compagni: “La prestazione non è stata all’altezza. Dobbiamo solo chiedere scusa ai tifosi, soprattutto per chi era al freddo”. E poi l’impegno per migliorare, sin dalla partita seguente: “Ci siamo parlati negli spogliatoi alla ripresa degli allenamenti e abbiamo cercato di capire cosa non ha funzionato. Possiamo e dobbiamo fare di più. Credo che il nostro girone sia molto difficile, con squadre ambiziose e competitive. Dovremo darci da fare per raggiungere i nostri obiettivi, ma siamo pronti a lottare.”
Nel derby contro il Benevento, una delle squadre candidate alla promozione in serie B e diretta concorrente dell’Avellino, Simone ha inanellato l’ennesima ottima prestazione riuscendo a neutralizzare le occasioni da gol costruite dagli stregoni e consentendo alla squadra di espugnare il “Vigorito”. “È stata una vittoria importantissima, perché ci tenevamo a dimostrare che non eravamo quelli visti nelle gare precedenti – dice convinto – Era importante portare a casa i 3 punti, abbiamo saputo soffrire. L’emblema di questa vittoria è il salvataggio sulla linea all’ultimo secondo, che simboleggia un gruppo unito, che combatte fino al 95′, che si sacrifica per raggiungere un obiettivo”. Nella branco che lotta per conquistare la serie B, Simone Ghidotti in Irpinia è diventato un lupo che sa volare tra i pali.
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