All’esordio in panchina di Pazienza, l’Avellino non va oltre il pareggio (0-0) con il Foggia di Cudini. Altra prestazione in tono minore per la formazione biancoverde, che spezza la serie negativa ma non riesce ancora a ritrovare la via della rete. Buona la prestazione dei difensori, in grande affanno Armellino e Marconi. Di seguito le pagelle dei lupi:
Ghidotti 6: dice di no in avvio a Schenetti. Per il resto, serata di ordinaria amministrazione per l’estremo difensore arrivato in estate dal Como.
Benedetti 6: nel ruolo di braccetto è certamente più a suo agio. Dalle sue parti spesso si aggira Tonin e l’ex Cagliari lo tiene a bada sia con le buone sia – quando necessario – con le cattive.
Rigione 6: in avvio si perde Garattoni, ma poi se la cava in tutte le altre situazioni, mostrando già una buona padronanza della linea. Per larghi tratti gli tocca anche l’impostazione: non sempre è preciso, ma esegue il compito con diligenza.
Cionek 6: schierato sul centrosinistra, sfrutta come i colleghi di reparto tutta l’esperienza e il mestiere di cui è dotato per strappare la sufficienza. Prova in un’occasione anche a guidare l’uscita palla dei suoi. Non esattamente la specialità della casa, ma di certo un segno della sua forte personalità.
Cancellotti 6: in avvio sembra prestare il fianco con troppa facilità agli esterni rossoneri. Con il passare dei minuti prende le misure, tenendo botta in entrambe le fasi, pur senza rubare l’occhio.
(dal 78’ D’Amico s.v.: prova qualche spunto, ma senza particolare incisività).
Dall’Oglio 5,5: tocca tanti palloni, soprattutto con Armellino in campo, non tutti vengono però gestiti bene. Il suo status di calciatore di spessore si percepisce, ma per ora rimane ancora in potenza.
(dal 78’ Sannipoli s.v.: pochi minuti per l’ex Latina, ammonito al 94′).
Armellino 5: preferito dal 1’ a Palmiero, agisce nel ruolo di mediano davanti alla difesa. Tende a nascondersi, perdendo qualche pallone velenoso e palesando una forma fisica ancora lontana da quella dei giorni migliori. Ha bisogno di carburare.
(dal 61’ Palmiero 5,5: pronti, via e mette subito in evidenza la differente interpretazione del ruolo rispetto ad Armellino. Gestisce con armonia diversi palloni, ma alla lunga il suo impatto sulla partita si alleggerisce. Cerca la conclusione nel finale, ma Nobile risponde presente).
D’Angelo 5: il ricordo del D’Angelo che fu, quello del Braglia I per intenderci, si appassisce di partita in partita. Spaesato e impreciso, non riesce a graffiare, facendo spazientire anche il “Partenio” sull’ennesimo potenziale contropiede gestito con troppa frenesia.
Tito 5,5: da quinto dovrebbe, almeno sulla carta, sfruttare al meglio le sue doti di rifinitore. Anche questa sera, però, il suo contributo offensivo è limitato rispetto agli standard. In difesa fa il suo, senza infamia e senza lode.
(dal 71’ Falbo 5,5: entra per garantire maggiore fisicità rispetto a Tito, ma il suo apporto è minimo).
Marconi 5: stesso posto, stessa storia. Di palloni invitanti non ne arrivano, ma a lui non sembra dispiacere troppo. Spesso fermo sulla sua casella, senza il giusto mordente, il numero 31 continua a sembrare un pesce fuor d’acqua nel mondo Avellino.
(dal 61’ Gori 6: dà maggiore vivacità al reparto offensivo, facendosi notare per un paio di uno-due con Patierno).
Patierno 5: spalle alla porta fa le cose migliori, regalando qualche piccolo brivido in una serata da sbadigli. La sua generosità è apprezzata dai tifosi, ma il gol che si divora nel finale è colossale – non da un centravanti del suo calibro – e influenza notevolmente anche il giudizio sulla sua gara.