ha proprietà antiossidanti contro la stanchezza

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Anche la carne ha proprietà antiossidanti, che aiutano a contrastare l’azione dei radicali liberi, cioè i principali responsabili dell’invecchiamento. In particolare, alcuni componenti delle proteine di origine animali sarebbero in grado di agire anche contro la stanchezza e l’affaticamento, sia mentale sia fisico. A scoprirlo sono stati ricercatori giapponesi, che si sono concentrati su alcuni peptidi, sostanze prodotte negli animali, uomo compreso. La carne, dunque, sarebbe in parte rivalutata.

«La carne è, tra gli alimenti di originale animale, quello che ci fornisce proteine ad alto valore biologico. Molto spesso viene demonizzata, invece, per il quantitativo di colesterolo e grassi presente soprattutto nella carne rossa, ma andrebbe considerata nel suo complesso, non prendendo in considerazione un solo aspetto. Tra quelli positivi, infatti, c’è l’apporto in termini di peptidi, emerso dallo studio giapponese», chiarisce Monica Germani, nutrizionista e dietista.

Lo studio: anche la carne è un antiossidante

I ricercatori nipponici, coordinati da Hideshi Ihara della Graduate School of Science della Osaka Metropolitan University, hanno analizzato proprio alcuni peptidi che contengono 2-oxo-imidazolo (2-oxo-IDP): si tratta di sostanze che hanno un atomo di ossigeno in più rispetto agli altri e che si trovano in abbondanza nella carne di manzo, maiale e pollo.

I risultati dello studio, pubblicati nell’ultima edizione della rivista Antioxidants, mostrerebbero quindi l’effetto antiossidante di questa carne, reso possibile proprio dalla particolare struttura molecolare. Finora erano noti soprattutto il glutatione e l’acido lipoico, mentre la ricerca ha sottolineato anche l’azione di composti come la carnosina e l’anserina. «Lo studio ne ha approfondito l’efficacia e le modalità di azione», commenta Germani.

Carne e frutta: antiossidanti differenti

Quello che emerge dallo studio, dunque, è l’importanza di antiossidanti finora “sottovalutati”, insieme a una rivalutazione della carne, se consumata in dosi corrette.

«È vero che i peptidi bioattivi hanno potere antiossidante e antimicrobico, ma ricordiamoci che di qualsiasi cibo quello che fa la differenza è la sinergia di tutti gli elementi che li costituiscono e con quelli di altri cibi. È fondamentale, quindi, il consumo di un nutriente di alta qualità, in modo che le sue proprietà (in questo caso della carne) siano esaltate in abbinamento con altri nutrienti come quelli vegetali per un effetto antiossidante migliore» spiega ancora la nutrizionista.

«Per fare qualche esempio, l’olio d’oliva è ricco di vitamina E che è un antiossidante contro l’azione dei radicali liberi. Ma si potenzia soprattutto con alti dosaggi di Q10», spiega Germani, che si trova per il 55% in tutta la carne, soprattutto di bovino, pollo e nel fegato. «Quanto agli altri cibi dal valore antiossidante ricordiamo che nel pesce troviamo gli Omega 3 che hanno azione anti-infiammatoria, nel latte la lattoferrina, mentre tra i vegetali troviamo il maggior numero di alleati contro l’invecchiamento, come vitamina C in kiwi, fragole, arance, mandarini e in alcune verdure come broccoli e spinaci; la vitamina A in tutti i frutti e ortaggi di colore giallo-arancio, e in questo caso hanno un effetto antiossidante specie per la pelle e la vista. Poi c’è tutta la famiglia dei flavonoidi, che proteggono i vasi sanguigni e hanno azione antinfiammatoria, e di cui sono ricchi le verdure a foglia verde e i legumi. Sono, quindi, tutti nutrienti diversi che andrebbero combinati tra loro», dice la nutrizionista.

Le dosi raccomandate di proteine animali

Se la combinazione di nutrienti è importante, lo sono anche le dosi. «Se generalizziamo e prendiamo in considerazione tutte le fasce d’età e tutta la popolazione, per esempio senza distinzioni tra non sportivi e sportivi (che necessitano di maggior apporto di proteine), in media il fabbisogno di proteine animali è compreso tra 130 e 200 grammi, con una frequenza settimanale 2-3 volte, incluse le carni trasformate, cioè prosciutto, bresaola e salumi in genere. In questo caso, la quantità corretta andrebbe da 50 a 80 grammi. Si può anche aumentare la frequenza a 4 volte alla settimana, ma allora una di queste volte si dovrà consumare metà della porzione della carne fresca o trasformata», chiarisce l’esperta.

La carne: sì o no?

«La carne è, tra gli elementi di originale animale, quello che ci fornisce le proteine ad alto valore biologico o nobili, cioè quelle che hanno tutti e 9 gli aminoacidi essenziali (istidina, leucina, isoleucina, lisina, metionina, fenilalanina, treonina, triptofano, valina). Sono tutti importanti ma, dal momento che noi non siamo in grado di produrli da soli, dobbiamo introdurli con la dieta, in particolare con i prodotti di origine animale come carne, pesce, uova e latticini. Questo non avviene, invece, per i legumi fatta eccezione per la soia», spiega Germani.

«La carne – continua l’esperta – è anche una fonte di ferro importante. È vero che anche alcuni legumi e vegetali come gli spinaci ne apportano una buona quota, ma mentre in quelli animali è immediatamente disponibile e assorbibile dal corpo, in quelli vegetali necessita di essere trasformata e in questo procedimento se ne perde una parte. Ricordiamo anche che la carne è un’ottima fonte di carnitina e creatina, utili per la tonicità muscolare, e di dicotina che ha un ruolo centrale dal punto di vista neuronale, quindi ha un effetto positivo sulla memoria a livello cerebrale. Infine non dimentichiamo che è ricchissima di vitamina B12, che non si trova nei prodotti vegetali, per cui i vegani dovrebbero integrarla, sotto controllo medico».

«Di negativo c’è che, specie nella carne rossa, c’è un quantitativo non basso di colesterolo e grassi», puntualizza Germani. Ma è possibile o consigliabile integrare gli antiossidanti? «Ciò che conta è la combinazione tra loro: nessuno deve essere presente in quantità eccessiva o scarsa. Chi conduce uno stile di vita sano, fa un po’ di movimento e ha un’alimentazione equilibrata non ne avrebbe bisogno. In caso di restrizioni alimentari, per gusto o per scelta come nel caso dei vegani, oppure se si è in particolari condizioni di stress o infiammatorie, si può valutare un’integrazione ma sotto controllo di un medico che indichi cosa, quanto e come integrare».

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