i primi sintomi, l’intervento, lenti EDOF, come prevenirla

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Il biglietto da visita della cataratta è cambiato. Da patologia oculare della terza età, pronta a colpire nonni, nonne e bisnonni che “riacquistavano la vista” solo dopo l’intervento, si è adattata ai tempi moderni, divenendo un problema fluido, intergenerazionale e, soprattutto, affrancato dal genere “anziano”.

Dati alla mano, si è visto che l’età media in cui si ricorre alla chirurgia della cataratta negli ultimi vent’anni si è abbassata. Se all’inizio del 2000 era intorno ai 70 anni, nel 2019 è scesa a 64,8 anni per abbassarsi ulteriormente a 63 nel 2023 (dati AICCER, Associazione Italiana di Chirurgia della Cataratta e Refrattiva).

Ma perché la cataratta ha perso le sue caratteristiche di senilità e si instaura in maniera sempre piùprecoce? E quali sono le ultime novità tecnologiche per ottenere una visione nitida a tutte le distanze? Lo abbiamo chiesto al dottor Lucio Buratto, oculista di fama internazionale.

Si può avere la cataratta a 50 anni?

«Certamente. Può insorgere anche prima, verso i 42-45 anni, specie in presenza di fattori di rischio, quali il diabete, il fumo di sigaretta, la familiarità, la fotoesposizione ai raggi ultravioletti e l’uso smodato di dispositivi digitali che emettono la famigerata luce blu quali smartphone, computer, IPad. Circa il diabete, è risaputo che le alterazioni della glicemia minano la trasparenza del cristallino (la lente interna all’occhio) ed è quindi importante mantenerla stabile. Anche la familiarità rema contro: benché non siano stati scoperti geni specifici in relazione alla sua precoce insorgenza, sappiamo che avere genitori, nonni e zii affetti da cataratta “giovanile” predispone allo stesso problema.

C’è poi il discorso dell’esposizione non protetta agli ultravioletti (UVA e UVB) che minacciano la vista, poiché favoriscono l’ossidazione delle proteine del cristallino. Circa la luce blu, infine, non bisogna pensare solo ai digital device ma anche alle lampade LED che hanno soppiantato le lampadine a incandescenza perché consentono un risparmio energetico. La luce dei LED, però, è a forte componente blu, con picchi di emissione intorno ai 440-460 nm. È quindi fondamentale proteggere gli occhi, usando occhiali dotati di lenti con filtro anti-luce blu se si lavora molto al computer o si ha l’abitudine di leggere i libri su Kindle».

Quali sono i primi segnali a cui prestare attenzione?

«La cataratta, cioè l’opacizzazione e la perdita di elasticità del cristallino, impedisce di mettere bene a fuoco volti, oggetti, paesaggi e lettere. In pratica, si fa fatica a percepire in modo nitido e distinto le immagini, come se ci fosse un velo dinanzi agli occhi o si osservasse il mondo attraverso un vetro appannato. I contorni delle cose sbiadiscono, sfumano l’uno nell’altro formando fastidiosi aloni, mentre la sensibilità ai contrasti diminuisce in modo drammatico. Uso questo aggettivo a ragion veduta perché la perdita della sensibilità ai contrasti è causa sia di incidenti stradali spesso letali (pensiamo a chi guida di sera) sia di rovinose cadute.

Basta entrare in un condominio con l’androne poco illuminato ed ecco che si inciampa nel gradino che “non si è visto”. Per questa ragione, quando si scivola nella zona grigia della cataratta, è bene non aspettare di perdere del tutto la capacità di accomodazione, diventando il cristallino sempre più opaco, duro e, di conseguenza, più difficile da rimuovere per essere sostituito con uno artificiale. I primi campanelli di allarme di un calo della vista non vanno ignorati e l’appuntamento con l’oculista dev’essere in cima alle priorità».

È vero che l’intervento è diventato più rapido e mininvasivo?

«Assolutamente sì. La chirurgia della cataratta è in costante evoluzione perché è la patologia oculare più frequente, che interessa un numero sempre maggiore di persone sia per il suo esordio precoce sia perché la gente, grazie ai mezzi di informazione, ha acquisito la consapevolezza del fatto che, oltre alla cataratta, è possibile correggere contemporaneamente e in modo permanente i difetti refrattivi più comuni come la miopia, l’ipermetropia, l’astigmatismo e la presbiopia. In pratica, si esegue un unico intervento per dire addio agli occhiali o alle lenti a contatto per sempre. Per questa ragione, oltre che per la sua comparsa precoce, in Italia si fanno circa 600.000 interventi di cataratta (erano 350.000 solo 10 anni fa) e 4 milioni e mezzo in tutta Europa.

La grande novità, in ambito chirurgico, è l’utilizzo del laser a femtosecondi (un femtosecondo è un miliardesimo di secondo) che, rendendo tutto automatizzato, ha azzerato la probabilità di errore umano. Questo laser realizza in maniera rapidissima tre cose: la capsulotomia, cioè la rottura dell’involucro che avvolge la cataratta, la divisione e la preframmentazione della stessa (come una sferetta rotonda, per essere meglio aspirata va frantumata in tanti pezzetti) e la capacità di realizzare delle microincisioni di 2 mm o anche meno, in modo da eliminare fastidi e reazioni infiammatorie post-intervento.

Si tratta della cosiddetta “no blade surgery”(chirurgia senza bisturi e tagli meccanici) che è molto meno traumatica di quella tradizionale e riduce al minimo i tempi di recupero. La preframmentazione della cataratta a opera del raggio laser, per esempio,  permette al chirurgo di dimezzare i tempi in cui lavora all’interno dell’occhio con gli ultrasuoni per “polverizzarla” in tante particelle, che vengono poi aspirate dal facoemulsificatore. Anche l’impianto della lente artificiale sostitutiva avviene in modo rapido e automatizzato, consentendo un suo perfetto posizionamento in base alla curvatura e alle caratteristiche morfologiche dell’occhio». 

A proposito di cristallino artificiale. Ci sono diversi modelli?

Sì, il trend attuale è quello di andare verso un cristallino artificiale customizzato, rispondente alle esigenze del singolo paziente che il più delle volte, quando viene in visita, riferisce di essere stufo di portare gli occhiali. Perché si perdono facilmente, hanno le lenti che si rigano e vanno cambiate, e anche perché l’uso dell’occhiale è incompatibile con uno stile di vita dinamico e sportivo (pensiamo agli sport acquatici). Inoltre, dai 43-45 anni alla miopia si associa la presbiopia e la persona deve abituarsi a cambiare continuamente occhiali, per passare dalla lettura di un documento alla visione intermedia (circa 60 cm, quella del monitor del computer) o da lontano.

Oppure deve imparare a usare le lenti progressive che, pur nella più moderna e confortevole versione “office”, non sempre sono ben accette e richiedono una certa abilità nello spostare lo sguardo da una parte all’altra della lente per mettere a fuoco da vicino, da lontano o a media distanza. Con l’intervento di cataratta questo disagio viene risolto in maniera definitiva. Perché? Perché è possibile inserire al posto della cataratta delle lenti artificiali toriche, in caso in cui il paziente soffra soltanto di astigmatismo, oppure delle lenti multifocali, concepite cioè per la messa a fuoco a tutte le distanze, nel caso in cui il paziente soffra di miopia o ipermetropia, di presbiopia legata all’età o abbia anche problemi di astigmatismo.

Tutti questi difetti, che possono presentarsi da soli o insieme, spariscono se si applica la lente giusta. Per contro, con i cristallini artificiali monofocali impiantati con il SSN, si mira soltanto a sostituire la cataratta senza correggere i difetti di refrazione: occhiali o lenti a contatto restano. Unico neo? Se con il SSN si paga solo il ticket, privatamente l’applicazione di cristallini artificiali risolutivi di ogni difetto visivo costa 2500-3500 euro per occhio.

L’ultima novità sono le lenti EDOF. Di che cosa si tratta?

Sono delle lenti intraoculari di nuova concezione, che ho usato per primo in Italia 4 anni fa. EDOF è l’acronimo di Extended Depth of Focus (estesa profondità di fuoco) e sono il frutto di una tecnologia avanzata per correggere sia la
cataratta sia i concomitanti difetti refrattivi. A differenza delle multifocali, che hanno due o tre fuochi, sono progettate in modo da correggere le aberrazioni sferiche e cromatiche della luce e migliorare la qualità della visione a ogni distanza. Il difetto delle multifocali, infatti, è che spesso creano dei fastidi, per la riduzione dei contrasti e la presenza di fenomeni
di abbagliamento, tipici di quando si guida di notte e un auto ci punta i fari anabbaglianti. La luce “spara” e si hanno reazioni di fastidio. Con le EDOF, che rappresentano un passo in avanti rispetto alle multifocali, tutto questo è azzerato: assicurano il massimo comfort in ogni situazione luminosa, compresa la guida notturna o la camminata sui ghiacciai.

Come prevenire la cataratta?

Non c’è modo: chi scampa alle forme precoci va incontro all’opacizzazione del cristallino a mano a mano che
invecchia. È però possibile ritardarne la comparsa sia attraverso un’adeguata fotoprotezione, diretta agli UV e alla
luce blu, sia assumendo antiossidanti naturali che rallentano il processo di ossidazione delle proteine. Dopo i 50
anni, consiglio di fare dei cicli periodici con le vitamine C ed E, il betacarotene, la luteina e la zeaxantina, presente
nelle alghe. Tutti principi vegetali che mantengono il cristallino giovane a lungo, con un impatto positivo sulla
qualità della vita.

Il must delle lenti con filtri solari

Tutti a sciare? Attenzione a neve e ghiaccio che riflettono, amplificandole, le radiazioni ultraviolette causando non di rado delle vere e proprie fotocheratiti. Stessa accortezza per chi in inverno si concede il lusso di una vacanza al caldo sole dei tropici. «Mai dimenticarsi di mettere in valigia gli occhiali da sole, con lenti dotate di filtri anti-UVA e UVB in policarbonato e che vantino il marchio CE: attesta la conformità alla normativa europea», avverte il dottor Lucio Buratto. «La migliore protezione è offerta dalle lenti solari di categoria 3, consigliate per tutte le attività all’aperto, che bloccano il 95 per cento degli UVA e UVB fino a 400 nm (infatti in alcune è riportata la dicitura “UV400”). Un po’ meno performanti sono le lenti solari di categoria 2, che filtrano l’80% dei raggi dannosi per la vista». 

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