Avellino – Incontri mai avvenuti «se non uno lo scorso anno», inviti a riunirsi sempre caduti nel vuoto e alla fine la Commissione consiliare Antimafia non è mai nata. Quel gruppo di lavoro che avrebbe dovuto partorire la proposta per il patto di integrità e la nascita di una commissione contro la criminalità organizzata non si è mai visto, così, in segno di protesta, Francesco Iandolo decide di dimettersi.
«In un anno ci siamo riuniti una volta sola» denuncia dopo aver presentato formalmente le proprie dimissioni e, contestualmente, un ordine del giorno «per approvare una commissione comunale antimafia, così come c’è in tanti Comuni, non per indagare perché non è il nostro compito, ma per supportare l’amministrazione sui temi di prevenzione e contrasto. Lo dobbiamo alle vittime innocenti di un sistema criminale che, come tutti sapevano perché le voci giravano, era ben consolidato. E grazie alla Magistrature e le forze dell’ordine, è stato portato alla luce».
Iandolo ripercorre quanto accaduto con la commissione sulla legalità che lui definisce «una soluzione annacquata rispetto a quello che invece erano le reali intenzioni» e soprattutto si sofferma su quelle riunioni mai convocate «anche per via dell’indisponibilità di alcuni membri della maggioranza. Non vogliamo pensar male, ma sicuramente non c’è stato quello spirito necessario per far sì che questo gruppo portasse a qualcosa di concreto – sottolinea Iandolo. Le persone vogliono risposte e non solo chiacchiere soprattutto se, come negli ultimi tempi, vengono invece fatte in maniera arrogante puntando il dito contro le persone. Tutto ciò non porta a rasserenare il clima nella comunità, ma porta solo odio». Non c’è solo il tema della commissione in questione, perché lo stesso Iandolo nei giorni scorsi aveva accusato il Comune per non essersi costituito parte civile nel processo sul clan Partenio, mentre ieri sono arrivate le spiegazioni del sindaco Gianluca Festa secondo cui il dovere di un’amministrazione è di garantire trasparenza negli atti. Ma il capogruppo di “App” rilancia: «Nessuno mette in discussione che la trasparenza sia un principio e un valore giusto da difendere, al pari però anche la lotta alla criminalità organizzata è un principio e un valore da difendere in maniera parallela alla trasparenza e non in alternativa – sottolinea Iandolo. Fare questa confusione non fa altro che il gioco delle organizzazioni criminali. Si può essere trasparenti e fare tutto secondo regola, ma poi nella trasparenza a volte si nascondono alcune cose che non sono pulite. Questa amministrazione nega persino i diritti ai consiglieri. Io avevo richiesto, più di un anno fa, una sede per il nostro gruppo consiliare, abbiamo dovuto far intervenire il Prefetto per far sì che uno dei nostri diritti previsti dallo Statuto venisse riconosciuto».
Iandolo, inoltre, sottolinea che ad essere messa in discussione non è la trasparenza in quanto tale dell’amministrazione «ma ciò non vuol dire che le scelte che fa siano sempre condivisibili o scevre da infiltrazioni. Non più di una settimana fa, un Comune a 5 chilometri da qua, è stato sciolto per infiltrazione mafiose. Loro, invece, ci vorrebbero far credere che, di fronte alle mafie globalizzate, questo Comune si trovi in una bolla e che quindi sia immune da tutti, tenendo lontano chi invece di fare affari leciti vuole fare solo affari privatistici e personali?».
D’altronde, sul punto, l’opposizione ha già mosso varie accuse in passato nei confronti dell’amministrazione, come ricorda Iandolo: «Ci sono questioni aperte che necessitano di un pugno fermo per provare a risolverle, come nel caso della piscina o degli alloggi. Noi, però, ne facciamo anche una questione di opportunità. Oggi ci ritroviamo ancora di fronte a sponsor privati di questa amministrazione che continuano a fare affari con lei, in maniera anche lecita, ma la questione è di opportunità. Siamo stati chiamati per fare l’interesse pubblico e va difeso anche in situazioni come queste». Il consigliere di opposizione, inoltre, rivolge un appello anche a chi siede tra i banchi della maggioranza affinchè si facciano «sentire e possano prendere le distanze da un’amministrazione che continua ad essere l’indistinto. Continua a voler piacere a qualcuno e dispiacere a qualcun altro, non capendo che chi ne paga le conseguenze è la città e non certo chi prova nel suo piccolo a portare un contributo. Qua c’è l’errore più grande, pensare che i consiglieri siano tutti portatori di interessi particolari, magari qualcuno lo sarà pure, ma io auspico che la maggior parte sia portatrice di interessi generali di pezzi di città con cui si confronta, poi sicuramente vanno fatte delle scelte, ma già il semplice fatto di ascoltare credo che sia importante».