Idee Resistenti. La playlist di Michele Penta, chitarrista e direttore artistico di EscaJazz – IL CIRIACO

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Michele Penta

Questo spazio quotidiano di creatività si chiama “Idee Resistenti” per due motivi: in quarantena è necessario resistere, esercitare la creatività e applicarsi a ciò che ci piace aiuta la mente a orientarsi in una direzione diversa: quella del futuro. Se avete voglia di inviarci le vostre Idee Resistenti scrivete a: eventi@ilciriaco.it

Oggi incontriamo un chitarrista jazz raffinato, un docente e un direttore artistico. Lui è Michele Penta e da qualche tempo è tornato nella sua Sant’Angelo all’Esca sospinto dai venti del Covid-19 che hanno interrotto prima del tempo l’ingaggio come musicista a bordo della MSC Opera a causa dell’interruzione di tutte le crociere lo scorso 9 marzo.

Classe 1987, Penta è anche noto come presidente dell’Associazione EscaJazz e direttore artistico della omonima manifestazione che, in pochi anni, ha saputo creare una sorta di piccola “Umbria Jazz” irpina, con musicisti di valore e una organizzazione impeccabile,  rendendo il Belvedere di Piazza Fante d’Italia uno degli scenari più belli per il grande jazz internazionale.

La sua risposta alla pandemia è stata, manco a dirlo, creativa e resiliente; Michele infatti ha  trascorso questi giorni ridipingendo casa sua, decorandone le pareti con magnifici murales rappresentanti le varie parti del mondo. Di questa opera ha tenuto un diario social, ricevendo complimenti e incitamento dai suoi amici ma soprattutto dimostrando la veridicità di un noto detto irpino che recita “Chi fraveca e sfraveca non perde mai tiempo”.

Prima di ascoltare la sua playlist (i relativi video sono in fondo all’articolo) abbiamo rivolto qualche domanda a Michele Penta anche sulla situazione dei musicisti e delle manifestazioni culturali estive.

Come stai vivendo questi giorni di quarantena?

“Trovo rifugio nelle forme d’arte, nella bellezza e nella semplicità delle cose. Oltre a studiare musica e suonare come solito, ho rispolverato una mia vecchia passione che è quella della pittura. Volevo trovare un modo per ricordare queste giornate in maniera positiva, così ho dipinto sulle pareti di casa mia un enorme mappamondo che mi ha permesso di andare a trovare con il pensiero tutti i miei amici conosciuti a bordo in questi anni, come ci eravamo promessi da subito. E’ stato davvero bello, come se stessi continuando a viaggiare, ed ora che ogni mattina me lo ritrovo addosso ricordo ciò che mi disse una mia amica venezuelana: “Si no podemos ir al mundo, que el mundo venga en la casa”. E sono felice”.

Di seguito il link della realizzazione

Stavi lavorando come musicista su una lussuosa nave da crociera, com’è stato sentire le prime notizie sul coronavirus (con l’altra nave bloccata in quarantena) e poi tornare a casa?

“Avevamo già in parte una percezione di cosa stava accadendo perché eravamo in contatto con colleghi che avevano un itinerario in Cina ed erano già fermi, se non ricordo male, a febbraio. L’ultima crociera a bordo per me è stata un marasma di emozioni, a volte contrastanti. Giunse la notizia che un ospite austriaco, sbarcato pochi giorni prima, era risultato positivo al tampone e così cominciammo a saltare porti dato che non tutti i paesi in cui facevamo tappa accettavano l’approdo (come Israele, Turchia, Malta…). Addirittura le Autorità greche diffusero la falsa notizia di disordini pubblici ad Atene per far rientrare tutti a bordo, per poi comunicare la reale motivazione. Il programma cambiava di ora in ora, mentre cominciavano a diffondersi notizie preoccupanti “da terra”. Giunti finalmente in Italia, precisamente a Messina, abbiamo avuto un’ispezione del Ministero della Salute durata alcune ore, per accertare l’assenza di contagi a bordo, così siamo potuti scendere a terra. Una volta a Genova, sbarcati tutti i passeggeri, siamo rimasti a bordo solo noi dell’equipaggio, senza poter lasciare la nave. Dopo una settimana la nostra agenzia ha organizzato un transfer per i musicisti e sono tornato a casa. Alcuni “crew members” degli altri dipartimenti sono purtroppo ancora a bordo, per l’impossibilità di spostarsi in giro per il mondo, visti i blocchi dei voli e le chiusure delle frontiere”.

Che effetto ti ha fatto tornare al tuo paese, affrontare la quarantena e poi tornare alla vita normale nel lockdown?

“Da quando ho iniziato a lavorare sulle navi da crociera, i rientri erano sempre un po’ traumatici perché vivere per mesi in un ambiente con 3000 ospiti nuovi a settimana, provenienti da ogni angolo del mondo, e poi tornare nel mio piccolo paese con appena 700 persone è un sentimento raro. Però ritrovavo tutti i miei affetti più cari e ciò compensava alla grande questo sbalzo. Questa volta invece nemmeno un abbraccio era consentito, dopo quattro mesi lontano da tutti. Non è stato facile e l’instabilità emotiva era dietro l’angolo. La vicinanza virtuale di tutti e lo sfogo attraverso la musica, la pittura e le piccole cose della quotidianità ritrovata, mi hanno aiutato tantissimo”.

Come direttore artistico di una manifestazione importante e con artisti internazionali come EscaJazz come ti/vi state ponendo rispetto alla prossima edizione?

“Abbiamo tutti la coscienza che CscaJazz nelle modalità in cui lo conosciamo non sarà riproponibile, almeno per quest’anno. Si parla spesso oggi di Distanziamento Sociale, proprio lo stesso distanziamento che la nostra manifestazione voleva annullare rispetto ai grandi centri, accogliendo pubblico da ogni parte della Regione, e non solo. Questa volta invece dovrà appartenerci senza remore. EscaJazz ha già affrontato tante avversità e non sarà da meno con questa maledetta pandemia. Difficile anticipare qualcosa visto il mutare quotidiano della situazione e i vari provvedimenti governativi in aggiornamento, ma noi ci pensiamo ogni giorno alle modalità da adottare per far si che EscaJazz2020 trovi la luce, seppur meno splendente delle ultime edizioni. Sarà straordinaria sicuramente, nel vero senso della parola”.

Come musicista, come vedi la situazione? E come docente? In tanti si sono già riorganizzati con lezioni online, farai anche tu lo stesso?

“Da docente diedi le mie dimissioni, con un po’ di rammarico nel lasciare i miei studenti al Liceo Musicale di Benevento, e quindi tutt’ora non sto facendo le lezioni online. Reputo alquanto difficile farlo senza il contatto umano, rischiano di tramutarsi nei tutorial già presenti in larga scala su YouTube. Come musicista è davvero dura. Siamo davvero gli ultimi della lista, una categoria invisibile, da troppo tempo nemmeno considerata un vero e proprio lavoro. Non ci sono nemmeno misure governative per la nostra categoria (almeno per ora). Eppure è alla musica che ci si appella nei momenti così tristi, consola tante persone e continua a farlo. Condivido il pensiero di Jovanotti che dice “non c’è una musica per la quarantena” perché non c’è una musica adatta a questo momento, se non agli altri momenti che tu proietti nel momento che stai vivendo adesso. “La musica fa parte del superfluo, ma è un superfluo necessario”. Vedremo”.

Come ti senti cambiato e come pensi che sarà dopo?

“Mi sono sentito cambiato già dopo qualche settimana vissuta a bordo. Viaggiare, conoscere sempre nuove persone, parlare più lingue, confrontarsi con chi è molto diverso da te, apprendere, trasmettere l’essere semplicemente te stesso agli altri, mi mancava da un po’ e vorrei continuare a farlo, anche in altre forme, non necessariamente continuando ad imbarcare. Ogni cosa può cambiarci, ogni persona che incontriamo, non necessariamente deve farlo una pandemia mondiale. Dobbiamo solo predisporre se stessi al cambiamento”.

Pensi che impareremo qualcosa da questa esperienza?

“La maggior parte di noi sa sempre come adattarsi alle situazioni della vita, dopotutto sopravvive solo chi riesce a farlo. Il primo passo per poter affrontare un problema è prendere coscienza che il problema esiste ed è reale. Così va affrontata, secondo me, questa esperienza che ci ha messo in condizione di non dover più rimuginare sulle scelte da fare. Oggi abbiamo tutto il tempo di pianificare il nostro futuro senza poterlo mettere in pratica, mentre prima potevamo agire per renderci felici e non lo abbiamo fatto. Ognuno di noi ha sicuramente imparato qualcosa da se stesso”.

PLAYLIST

  1. ADESSO SONO QUI – Ghemon

Adoro Ghemon ed ogni volta canto questo testo come se fosse un mantra. Mi carica e mi mette tanta positività. “Tra le mie braccia stringo ciò che sono diventato”. E’ una terapia.

 

ABBRACCIAME – Andrea Sannino

La colonna sonora dei primi tempi di quarantena che faceva eco dai balconi di Napoli, che per me rappresenta “l’effetto farfalla” dalla Teoria del Caos. Chi conosce questa storia ha capito di cosa parlo.

 

PEACEFUL WARRIOR – Aaron Parks

Mi piacciono le musiche che vanno dove vogliono, colonne sonore dei viaggi che sono capaci di farci fare chiudendo gli occhi, immergendosi nell’ascolto.

 

ASILO – Jorge Drexler

L’ho scoperto a bordo, grazie ai miei amici sudamericani e mi sono immerso subito nel loro mondo, ascoltando Drexler, Djavan, Natalia Lafourcade, e altri

 

DANG! – Mac Miller ft. Anderson Paak

… e ora balliamo un po’!

 

 





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