Idee Resistenti. Michela Mancusi, musica nel diario della quarantena – IL CIRIACO

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Michela Mancusi

Questo spazio quotidiano di creatività si chiama “Idee Resistenti” per due motivi: in quarantena è necessario resistere, esercitare la creatività e applicarsi a ciò che ci piace aiuta la mente a orientarsi in una direzione diversa: quella del futuro. Se avete voglia di inviarci le vostre Idee Resistenti scrivete a: eventi@ilciriaco.it

Michela Mancusi

Oggi incontriamo Michela Mancusi, volto noto in città per l’impegno come avvocato, come presidentessa dell’Associazione Zia Lidia Social Club cui si dedica instancabilmente affiancata da un nutrito gruppo di storici fondatori e nuovi amici, tutti accomunati dall’amore per la settima arte e per il lavoro di registi che spesso sono stati ospiti della Rassegna Cinematografica che da quasi un ventennio regala grandi emozioni e occasioni di riflessione sui temi sociali di maggiore attualità.

Lo Zia Lidia Social Club in questo periodo non ha fatto mancare suggerimenti e proposte, come il “Film Sospeso” e la videopresentazioni a corredo di proposte settimanali scelte nella programmazione delle reti televisive nazionali e il corredo di DVD che l’Associazione ha raccolto nel tempo, rassegna dopo rassegna. Per consultarli si può visitare la pagina Facebook dello Zia Lidia. 

Nella conversazione che segue, il racconto di questi giorni è punteggiato di musica, nasce così da questo diario la playlist “resistente” di Michela Mancusi.

Michela Mancusi, come hai trascorso questo periodo di quarantena?

“Non solo film”, così si potrebbero intitolare le pagine dei miei giorni di quarantena. Ho sempre creduto nell’empatia del Cinema. Mi manca il mio cinema fatto di volti, dibattiti, visioni collettive. Il Cinema come incontro. Siamo privi di socialità fisica. A casa, soli, davanti allo schermo non è la stessa cosa. L’idea del “film sospeso”, della videoteca per tutti e delle video presentazioni domenicali assottigliano la linea del distanziamento relazionale per cercare di trattenere volti, farli entrare nelle nostre case, insieme ai consigli, alle critiche e agli approfondimenti cinematografici. Cerchiamo di accarezzare, volto dopo volto, quella storia di “amicizia collettiva” scritta in 17 anni di associazionismo. Cerchiamo di tenere sempre aperta la porta di casa di Zia Lidia, perché non siamo altro che l’insieme delle relazioni che abbiamo, e di questo “insieme” sentiamo il bisogno di prenderci cura per non farci schiacciare dall’isolamento. Domenica 10 maggio, ad esempio, dedicheremo una pagina della nostra rubrica al cinema di animazione con video presentazioni dei miglior film di animazione scelti dai bambini e da loro messi nel circuito della condivisione culturale. Ogni giorno, dal primo giorno di quarantena,  forniamo una mini guida alle migliori visioni programmate nella televisione generalista e disponibili sulle piattaforme, in streaming. Mettiamo a disposizione di tutti la videoteca dello ZiaLidiaSocialClub, proponendo quotidianamente un film,  fornendo schede di presentazione e supporto e preoccupandoci di recapitarle ad destinatario.  In questo tempo sospeso cerchiamo di sollecitare anche una socialità “virtuale”, valorizzando con le nostre sensibilità le opportunità che offre. Del resto nel virtuale c’è la parola “virtù”, qualcosa di positivo verso cui “necessariamente” tendere. Posso dire che le iniziative pensate dall’associazione funzionino, perché i film circolano, le “visualizzazioni” aumentano, ed anche i feedback , ma quel che resta, viva più che mai, è la speranza che un giorno, torneremo alla socialità del cinema e dei corpi, del buio della sala e delle visioni che illuminano gli sguardi. Alimentiamo questa attesa in tutti i modi in cui è possibile farlo, cercando di abitare, in tutte le forme che siamo capaci di inventare,  la distanza sociale. Come? Con la scrittura, la voce, le immagini”.

Cosa hai riscoperto in questo periodo?

“La voce è il primo capitolo della mia quarantena, ho riscoperto la gioia della radio, la possibilità di seguire trasmissioni radiofoniche che il mio lavoro di avvocato, con un impegno profuso nelle mattine di udienza, non mi erano concesse. La voce della radio è importante. “Dare voce” significa anche dare tempo per poter ragionare, per alimentare un pensiero libero, oltre l’immediatezza dell’emergenza e dell’immagine. Una forma di difesa dal rischio incombente di infodemia. La mia giornata comincia alle 7.15 con “Prima Pagina” i giornali del mattino letti e commentati da Stefano Cingolani di “Il Foglio”, segue alle 9.00 con “Pagina 3”, in attesa della trasmissione delle 10.00, “Tutta la città ne parla”, diretta da Pietro Del Soldà, alle 14.30 mi sintonizzo con “L’idealista” e, quando riesco, bambini permettendo, proseguo nel pomeriggio con “Fahrenheit, i libri e le idee”, senza farmi mai mancare, naturalmente, l’appuntamento delle 19.00 con “Holliwood party” che da qualche giorno, come lo ZiaLidiaSocialClub fa da tempo, consiglia anche film in programmazione nella televisione pubblica. Mi incuriosisce molto verificare se le scelte degli esperti coincidano con quelle dello ZLSC. E’ come stare in dialogo costante con un mondo a cui si sceglie di affidarsi. La voce del cantautore che sento più vicina è quella di Brunori Sas, che avrei dovuto ascoltare dal vivo nel concerto di fine marzo, poi annullato.  Ci sono giorni in cui vorrei alzare anch’io la coppa dei campioni. E poi ci sono giorni in cui mi sento il peggiore dei coglioni. Ma c’è un universo solo che unisce il cielo e il mare ed io stanotte voglio solo respirare” canta Brunori, la colonna sonora perfetta dei miei giorni fragili, in costante oscillazione emotiva. La canzone  è:  “Il mondo si divide”, tratta dal nuovo album Cip!”. 

I tuoi ascolti però non sono limitati solo alla radio… 

“Scelgo la radio per la voce, per la musica mi affido ai vecchi cd e addirittura ai vinili, anche per avvicinare mio figlio Raffaele alla mia musica e proporgli un ascolto alternativo a quello fruito attraverso il cellulare. Prima del giradischi, la sua playlist, con tutte le “hit” del momento, dominava, inesorabilmente, il panorama musicale di casa. Devo dire, però, che l’esperimento è riuscito e per i miei bambini scegliere il vinile del giorno e farlo girare è diventato un gioco, ed anche un momento diverso e speciale della giornata. In questo tempo diversificato cerco di fare tutto quello che prima non facevo,  forse è un modo di esorcizzare la paura di non poter abbracciare per lungo tempo la vita di sempre. Mi rifugio molto nel passato. Dedico molto tempo a rovistare tra cose vecchie di casa, quelle solo apparentemente dimenticante, ma che restano. La soffitta è il mio luogo preferito di questi tempi. Album di famiglia, le musicassette, le dediche ai libri antichi, i quaderni dell’elementari di mio padre, le buste di “Petrozziello”, di “Ananas e Bananas” e “Oltrefrontiera” che non avrò mai il coraggio di buttare, fanno parte di un grande puzzle sentimentale, in costante accumulazione emotiva. Ci sono i ricordi, ma anche qualcosa che sento oltrepassare la dimensione temporale, come l’album ritrovato “The dark side of the moon” dei Pink Floyd”, che vive in uno stato di sublimazione precettiva fuori dal tempo.  La colonna sonora di questi momenti  è “Breath (in the air)” . Le prime battute.”Breathe, breathe in the air Don’t be afraid to care” “Respira, respira l’aria a pieni polmoni non aver timore di prenderti cura di qualcosa…” scandiscono il tempo in soffitta”.

Scandire il ritmo delle giornate è importante per mantenere l’equilibrio e le sane abitudini?

“Cerco di dare un ritmo alla vita di tutti i giorni per non avvertire la stanchezza dei pensieri, perché la solitudine e il silenzio espongono al diario con se stessi, con le proprie esperienze, ad un esercizio potente di filosofia che vale più di mille accademie. Ed il pensiero della separazione così drastica dalla vita, della morte solitaria e senza carezze è quello più presente. La canzone che mi viene spesso in mente, terza colonna sonora della mia quarantena è “Ovunque proteggi” di Vinicio Capossela.  La scelsi per accompagnare la festa della torta nunziale,  e successivamente la riascoltai al funerale di un amico. Da quel giorno questa canzona è sua. Ogni volta che l’ascolto mi sembra di sentire la sua presenza, di percepire la grazia del suo cuore, “adesso e per quando tornerà nel tempo. Il tempo per partire, il tempo di restare Il tempo di lasciare, il tempo di abbracciare”. E penso a tutte le persone morte in questi mesi, alla possibilità che avrebbero avuto di poter essere accompagnate dalla musica, da un ultimo momento di grazia. Penso a quanto sia importante proteggere la sacralità della morte oltre che della vita. E quanto sia importante “non rimuovere”, ma piuttosto dedicare “un pensiero” all’elaborazione di questo dolore collettivo, più che alla ripartenza del campionato di calcio. Nel ritmo delle mie giornate, di grande aiuto sono i bambini,  dedicarsi a loro regala momenti di pura felicità. Come quello della “buonanotte” dedicato ai racconti, le storie e letture ad alta voce. Nella settimana mi concedo , quasi in maniera programmatica, un inedito nella mia vita, degli spazi preziosi, tra le novità assolute di questo periodo: la danza e l’orto”.

Danzare è per te un modo di allenare anche il corpo alla speranza?

“Il martedì e il sabato sono dedicati alla danza ed sono anche i momenti per scegliere le musiche delle coreografie ideate dalla mia figlia Maria. Cerchiamo di creare un ambiente suggestivo fatto di luci calde, candele profumate, tappeti, cerchi e nastri. E’ un momento solo nostro che impone lo “stop” di tutti i dispositivi elettronici e l’abbandono dei nostri corpi alla musica. Maria mi fa da insegnante esaudendo un sogno frustato da anni, quello di tornare a danzare, perché purtroppo, con rare eccezioni, la danza è negata ad una certa età. E’ un gioco di scambio di ruoli, un momento unico di espressività artistica e creativa, ma soprattutto lo spazio per sentire il contatto e la vicinanza con i nostri corpi. Tra le musiche della nostra coreografia abbiamo scelto “The Ground Beneath Her Feet“ degli U2, colonna sonora del film “The Million Dollar Hotel ” di Wim Wenders, uno dei “film sospesi” dello ZiaLidiaSocialClub, di quelli che entrano dritti all’intimità di questi giorni .La terra sotto i suoi piedi è la traduzione del titolo della canzone e, la fonte di ispirazione per i nostri piedi”.

In questi giorni hai scoperto la passione per il verde, che in qualche modo si è collegata con quella per il cinema…

““Finalmente domenica!”,  per citare l’amato Truffaut. La domenica tradizionalmente dedicata al cineforum ZiaLidiaSocialClub ed ora trasformata in una maratona di video presentazioni cinematografiche, è soprattutto, la domenica dell’orto. Inizia con il buongiorno (“Sunday Morning”) di Lou Reed e si svolge,  quando è possibile, tutta “in esterna”, tra balcone e giardino. Ho la fortuna di avere un giardino, si sembra di essermene accorta solo adesso, ma come suggerisce Gerardina della “Donzelletta” di cui seguo i tutorial sull’ “orto fai da te”, è possibile coltivare un orticello anche in balcone. Il battesimo dell’orto mi ha dato l’occasione di vedere il mondo da un altro lato e scoprire che l’albero di mele annurche è l’ultimo a fiorire e che in questo mese regala un fiore bianco con sfumature rosa molto delicate e che rosmarino, menta e basilico non possono mai mancare anche per mantenere “rapporti di buon vicinato” e che i pomodori si seminano ora e, se tutto va bene in estate saranno pronti per uno “scarpariello” a regola d’arte. Il canto dell’orto e della quarantena, quinta e ultima canzone della mia playlist che sbaraglierà quella di mio figlio Raffaele, è “la Maza” di Mercedes Soza , perché come canta Mercedez “Si no creyera en lo más duro,
“Si no creyera en el deseo,
Si no creyera en lo que creo,
Si no creyera en algo puro

Si no creyera en cada herida,
Si no creyera en lo que ronde,
Si no creyera en lo que esconde
Hacerse hermano de la vida”

se non credessi in ciò che è difficile, se non credessi al desiderio, se non credessi in ciò in cui credo, se non credessi in qualcosa di puro; se non credessi in ogni ferita, se non credessi in ciò che lacera, se non credessi nel mistero di diventare fratello della vita” non avrebbe senso avrebbe seminare e innaffiare l’orto e la vita giorno dopo giorno”.

 

 

 

 

 

 



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