Questo spazio quotidiano di creatività si chiama “Idee Resistenti” per due motivi: anche nella Fase 2 dell’emergenza Covid-19 è necessario resistere, esercitare la creatività e applicarsi a ciò che ci piace aiuta la mente a orientarsi in una direzione diversa: quella del futuro. Se avete voglia di inviarci le vostre Idee Resistenti scrivete a: eventi@ilciriaco.it.
Vittorio Alvino, in arte Corot, è un po’ il gigante buono del centro storico di Avellino, dall’alto della sua cospicua altezza, infatti, brilla il suo sorriso sempre affettuoso che è anche molto contagioso. Ormai velato dalla mascherina d’ordinanza, il sorriso e il buonumore di Vittorio continuano a sprigionarsi dallo sguardo che, da bravo fotografo, non ha smesso di lanciare sul mondo e, mentre si appresta alla faticosa ripresa delle attività, ci racconta la sua pandemia e il futuro che vede dal suo obiettivo fotografico.
Vittorio, come hai vissuto questo periodo?
“Mi sono isolato dalla comunicazione, soprattutto dal web e dai social in particolare, che come abbiamo visto hanno creato molti ed inutili allarmismi, alimentando già le grosse angosce e paure della quarantena forzata e necessaria”
Cosa ti è mancato e cosa hai trovato?
“Mi è mancata la mia fotografia, fatta di espressione emotive, viaggi e ricerca sociale e naturale. Ho ritrovato il tempo con la mia famiglia, con mia figlia di 3 anni che si è prestata a far fotografare la gioia di vivere di una bimba che in un periodo del genere non affronta la cosa come noi adulti, anzi, vive col sorriso e poi un reset personale e professionale, una ricerca interiore che mi ha aperto a nuovi progetti che presenterò a stretto giro”.
Hai avuto la tentazione di immortalare questi scenari unici e in un certo senso paragonabili al post sisma?
“Ho avuto la tentazione di immortalare, certo, ho portato parte della mia attrezzatura a casa, ma ho fatto poco anche che da associato TAU VISUAL avevo il permesso di star per strada e documentare ciò che stava accadendo, ma le anime erano assopite, in un certo senso come in trance, riflessione, questa è stata la parola chiave. Non parogono ciò ad un evento post sisma…in quella situazione la gente si poteva abbracciare…qui no, è tutta un’altra cosa, la più brutta mai vissuta, specie per i medici, gli infermieri, e i pazienti…è stata la distanza il nemico più grande”.
Tanti eventi saltati e tante cerimonie in meno, aggiunti ai problemi che già c’erano… come ti stai riorganizzando?
“La maggior parte dei clienti ha rimandato le proprie date cerimoniali, continuiamo a lavorare con la fotografia e-commerce e coi nostri corsi di fotografia on-line, avendo molta affluenza in tal senso”.
C’è un insegnamento in tutto questo? Qual è per te e quale per la società?
“Penso che la natura si sia fatta sentire, abbia gridato a gran voce e reclamato uno spazio che noi uomini le abbiamo tolto, sottratto, devastato. Penso che la maggior parte di noi abbia imparato la lezione, ma allo stesso modo vedo che i ritmi stanno riprendendo quasi in maniera identica a prima, lasciando pian piano lo spazio ad una frenesia che abbiamo visto dove ci portava: da nessuna parte. Da oggi la più grande sfida è riprendere il senso sociale, quello vero, fatto si di abbracci, ma anche di telefonate semplici sul chiedere “come stai…?”, non in tempo di crisi ma in tempi buoni.
“Arti Marziali in isolamento sociale” è il titolo dell’opera che Vittorio Alvino ci propone per Idee Resistenti, è stata scattata a New York nel 2020.
“Lo scatto è stato realizzato a New York pochi giorni, quasi poche ore prima dell’inizio del lockdown in Italia. Mi trovavo lì per realizzare un reportage e feci due chiacchiere con il maestro di arti marziali ritratto in foto che faceva meditazione da solo e parlava dell’emergenza scoppiata in Cina. Ridendo mi disse che presto saremmo stati isolati tutti, a fare meditazione come lui, io non gli prestai attenzione più di tanto, intanto però feci appena in tempo a tornare, mentre in Italia si manifestava il primo caso di coronavirus. Im maestro di arti marziali aveva ragione!”.