Il biodigestore non s’ha da fare a Chianche. Il M5S “inchioda” il consiglio regionale – IL CIRIACO

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No al biodigestore Chianche

Il biodigestore non s’ha da fare a Chianche. Lo dicono amministratori, associazioni e imprenditori vitivinicoli pronti a scendere in piazza contro il progetto valutato positivamente dall’Ato rifiuti che ne ha dato il via libero definitivo, e ora lo scrive nero su bianco il Movimento cinque stelle che “inchioda” il consiglio regionale a prendere una decisione in piena campagna elettorale. Se la manifestazione provinciale del Comitato “Nessuno tocchi l’Irpinia”, che abbraccia non soltanto gli stakeholder dell’area Docg ma tutte le realtà imprenditoriali del settore vitivinicolo e associative provinciali si terrà il 28 agosto ad Avellino e sarà preceduta da un manifesto appello dal tema “il no a Chianche non è il no al biodigestore in quanto tale  ma a un  metodo,  a  una certa idea di  arrogarsi la titolarità dei nostri  destini”, la capogruppo del Movimento cinque stelle Valeria Ciarambino ha protocollato questa mattina, alla presidenza del consiglio regionale, una mozione contro la previsione dell’impianto rifiuti nelle terre del Greco di Tufo.

Un duro atto di accusa contro l’Ato rifiuti che, scrive Ciarambino «ha confermato l’idoneità del comune di Chianche ad ospitare il biodogestore, facendo sua una relazione sulla cui validità e legittimità è più che lecito avere riserve se solo si considera che la commissione di esperti ha operato in tre sedute e secondo parametri che sono stati contestati da più consiglieri dell’Ato stesso e rispetto ai quali il Presidente del Consiglio d’Ambito non ha voluto neanche aprire in assemblea alcuna discussione». Nella mozione che, essendo in piena campagna elettorale, assume un valore politico importante in quanto inchioda l’intera assise regionale, ma soprattutto i consiglieri irpini uscenti e ricandidati Rosa D’Amelio, Maurizio Petracca ed Enzo Alaia ad esprimere la loro posizione, vengono spiegate le ragioni del no.

«Il sito di impianto è prossimo al fiume Sabato e ricade in un contesto prevalentemente agricolo-naturalistico classificato nel Ptcp di Avellino come territorio con produzioni agricole di particolare qualità e tipicità nella fattispecie Docg per la produzione vitivinicola» si legge nella mozione, e ancora «la scelta di posizionare un biodigestore nelle terre Docg del Greco di Tufo significherebbe distruggere il settore strategico dell’economia irpina già segnato dalle importanti restrizioni commerciali da Covid-19. La Regione esercita (ai sensi dell’art. 9 L.R. 14/2016) il potere sostitutivo nei confronti dei Comuni, che esercitano in questa materia le proprie funzioni in modo integrato, in caso di inadempienza nello svolgimento delle funzioni amministrative agli stessi conferite. La scelta sulla localizzazione del biodigestore in Irpinia non può essere rimessa ad una relazione di tecnici della cui validità, tra l’altro, si hanno buoni motivi per dubitare e rispetto alla quale il Presidente dell’Ambito di Avellino non ha voluto aprire neanche una democratica discussione in assemblea».

Per l’esponente pentastellata non solo «ci sono altri siti su cui è possibile installare il biodigestore», ma sarebbe più opportuno «individuare una modalità alternativa alla costruzione di un megaimpianto, anche modificando l’attuale programmazione nella direzione della costruzione di piccoli impianti a misura delle comunità della zona, così da evitare un impatto devastante sul territorio». Obiettivo primario della mozione resta però quello di «garantire la massima tutela del territorio di tutta la zona del Greco di Tufo, in ragione del particolare pregio agricolo-naturalistico della stessa e della particolare qualità e tipicità delle produzioni agricole e vitivinicole, bilanciando, secondo ragionevolezza, l’interesse pubblico alla tutela delle eccellenze produttive della Campania e delle bellezze naturalistiche con l’interesse, altrettanto prioritario, di avviare un virtuoso ciclo di smaltimento dei rifiuti». Ora toccherà alla presidenza del consiglio calendarizzare la discussione nell’ultima seduta utile, questo almeno l’auspicio di associazioni, sindaci e imprenditori, prima del cambio di guardia a Palazzo Santa Lucia.

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