Macerie, solo macerie, niente altro che macerie. Il centrodestra, in Campania ed in Irpinia, che esce dalla due giorni elettorale, ha l’aspetto di un palazzo sventrato da una potente esplosione e che ora va ricostruito partendo dalle fondamenta. Il ciclone De Luca che ha travolto tutta la regione, i ritardi nella scelta del candidato e, oggettivamente, anche lo stesso candidato, non bastano a spiegare fino in fondo una disfatta epocale che a cascata ha riguardato il candidato presidente (poco sopra il 18 per cento) e poi i partiti della coalizione (nessuno sopra il 6 per cento a livello regionale, addirittura tra il 3 ed il 4 in Irpinia). Se non siamo all’anno zero ci manca davvero poco e questo è il momento di ricominciare daccapo con un profondo restyling dei partiti della coalizione, la revisione della proposta politica ed una corposa iniezione di classe dirigente nuova, radicata e credibile. Sono davvero pochi i motivi che il centrodestra ha per sorridere, nessuno se vogliamo parlare della coalizione nel suo complesso, quasi nessuno per le singole forze politiche. Certo, Fratelli d’Italia esulta per essere il primo partito in Campania (ma non arriva al 6 per cento) e la Lega per aver eletto per la prima volta tre consiglieri regionali (ma visti i consensi molto è merito di questa assurda legge), mentre il cielo sopra Forza Italia (due consiglieri oltre a Caldoro) è più nero che mai. E in Irpinia? Meglio sarebbe non parlarne e guardare altrove, perché è proprio da Forza Italia che si deve cominciare. La rivoluzione voluta dal commissario Martusciello è miseramente naufragata per assenza di…consensi. Gli elettori non hanno apprezzato il repulisti portato avanti dall’eurodeputato che si è sbarazzato dei vecchi riferimenti, tutti vicini all’onorevole Cosimo Sibilia, la storia di Forza Italia in questa provincia, per sostituirli con un gruppo dirigente che il corpo elettorale attraverso le urne (il dato di Aufiero è stato positivo solo per lui) ha sonoramente bocciato. E in politica quando i dati sono questi, occorre “prenderne atto” per usare la formula di rito: questa è la situazione tipica nella quale farlo. E la Lega? Le grandi aspettative di una crescita forte del partito in Irpinia sono state frustrate oltre che dalla condizione politica generale della coalizione anche da qualche malumore interno che ha accompagnato la formazione della lista. Una sola iniziativa elettorale, il penultimo giorno della campagna elettorale e senza tre candidati su quattro: si tratta di segnali evidenti di uno scollamento a cui si potrebbe porre rimedio solo costruendo un partito strutturato con organismi legittimamente eletti da un congresso. Vedremo se sarà cosi anche se la Lega, almeno quella che ha in mente Salvini, è in difficolta un po’ ovunque. Resta la parziale soddisfazione di Fratelli d’Italia che cresce di elezione in elezione (anche se stavolta con lentezze), ma si tratta davvero di una magra consolazione. Non si va molto lontani dal vero se si afferma che il centrodestra è arrivato al punto più basso della storia, certamente in Irpinia, dieci anni dopo l’elezione di Caldoro alla presidenza della Regione. Un’era geologica (e politica) fa alla quale il centrodestra vorrebbe tornare. Ma la strada da fare è tanta e le urne lo hanno detto senza giri di parole.