Il cervello ringiovanisce con le mappe mentali

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“Ormai alla mia età…” è il mantra deprimente che molti si ripetono all’infinito passati i 50 anni. Diminuzione della memoria e decadimento cognitivo, astenia, calo energetico, diminuzione del desiderio e via così. Questa è la percezione più diffusa del nostro sistema psicofisico con l’aumentare delle candeline sulla torta. In realtà il nostro cervello invece di invecchiare, può migliorare.

Le sue capacità derivano dal numero di interconnessioni che si formano tra le cellule cerebrali (che non diminuiscono con l’arrivo della senilità, come si pensava) con un potenziale di crescita infinito. La vecchiaia non è una condanna: ogni individuo ha un ruolo fondamentale nella gestione del processo di invecchiamento. Così ci raccontano due esperti di “longevità mentale”, lo psicologo Tony Buzan, inventore delle mappe mentali, e il campione di scacchi Raymond Keene nel libro Giovani per sempre, recentemente pubblicato da Apogeo.

Abbiamo intervistato uno degli autori che ci ha spiegato come il nostro cervello può migliorare con l’età. Il raffinato computer organico che abbiamo in testa ha infinite possibilità di creare connessioni e questa abilità aumenta con l’avanzare degli anni perché una maggiore esperienza e i numerosi adattamenti avvenuti nel corso della vita ci rendono più creativi e flessibili (e non solo mentalmente). L’arma segreta? Le mappe mentali. Attraverso questo strumento non è solo possibile ricordare meglio nomi, fatti e cifre ma anche organizzare più chiaramente i pensieri, sviluppare maggiore concentrazione, comunicare in modo più efficace e aumentare il nostro livello di creatività.

Come disegnare i pensieri

«La mappa mentale è una rappresentazione grafica dei nostri pensieri. La nostra mente parla un linguaggio diverso dall’alfabeto che impariamo da piccoli. Si esprime per immagini, colori e associazioni di idee, cromatiche e acustiche oppure informazioni curiose, bizzarre o che richiedono un coinvolgimento emotivo», afferma Matteo Salvo, che dirige a Torino la scuola Mindperformance specializzata in strategie di apprendimento e istruttore certificato di mappe mentali.

«Il nostro cervello preferisce memorizzare un concetto utilizzando una struttura radiale (un’immagine al centro da cui si dipartono i rami di contenuti) invece che lineare (testi scritti su linee, elenchi o liste). Per questo voglio precisare che una mappa mentale non è uno schema a blocchi, un diagramma di flusso o una mappa concettuale.

È uno strumento che cattura la nostra attenzione perché ci coinvolge in un apprendimento attivo. A differenza di quello passivo in cui subiamo le informazioni (leggendo, ascoltando, guardando), nell’apprendimento attivo veniamo coinvolti in prima persona, ci mettiamo in gioco, parliamo, partecipiamo, trasferiamo ad altri quello che abbiamo imparato».

Le mappe mentali rientrano in questa categoria poiché, creandole, diventiamo gli attori protagonisti della scena. «Sono un booster per il cervello», rincara Raymond Keene. «Sono tecniche visive che ci consentono di sbloccare l’intera gamma delle nostre abilità corticali (immagine, numero, parola, ritmo, colore, logica, colore, consapevolezza spaziale) in un’unica modalità di straordinaria potenza». Chi impara a usarle ottiene chiarezza, lucidità, concentrazione e velocità di esecuzione: un vero corroborante per la nostra materia grigia.

La tecnica è importante

Per creare una mappa mentale occorre seguire regole precise. «Si prende un foglio (A3 o A4) e lo si posiziona in modo orizzontale per sfruttare meglio il campo visivo. L’idea principale va posizionata al centro del foglio e va rappresentata attraverso un’immagine per sfruttare la nostra emotività, le nostre esperienze e la nostra creatività», spiega Matteo Salvo, autore del libro Metti il turbo alla tua mente con le mappe mentali (Gribaudo).

«Da questa immagine partiranno i rami genitore e da qui i rami figli (in senso orario e dall’alto verso il basso). I rami dovranno essere curvilinei per dare spazio alla facilità di memorizzazione. Le mappe fatte con linee rette e righello sono più difficili da ricordare per la nostra mente perché assomigliano a uno schema e riprendono le strutture lineari classiche a cui siamo abituati, mentre il nostro pensiero, come i nostri neuroni e tutte le cose in natura, è curvilineo. Per quanto riguarda i materiali, via libera a matite e pennarelli (meglio se cancellabili).

I colori da utilizzare vanno scelti con criterio. Un’idea, per esempio, è scegliere uno stesso colore per ogni ramo genitore e i figli in modo da visualizzare e ricordare meglio i concetti. Infine, le parole chiave, il cuore di ogni mappa. Come sceglierle? Devono riassumere un concetto e diventare un trigger, un innesco che ricorda l’obiettivo di partenza. Ogni ramo avrà una keyword, e solo una: più parole o frasi rischiano di creare confusione. La parola chiave sul ramo genitore (scritta in grande) definirà un concetto ampio, una categoria, mentre sui rami figli (definite da parole con dimensioni più piccole) si approfondirà il tema principale in modo da creare una corretta gerarchia delle informazioni».

Rappresenta la tua vecchiaia

Lo psicoterapeuta e inventore delle mappe mentali Tony Buzan riferisce che nei sondaggi effettuati su migliaia di persone negli ultimi vent’anni, alla domanda di disegnare la propria vecchiaia, l’80% dei partecipanti produceva immagini negative.

«Bastoni da passeggio, lapidi, figure ricurve su se stesse: pensare all’invecchiamento in questo modo è deleterio per la nostra psiche e il nostro cervello», ammonisce Raymond Keene. «Proviamo, invece, a raffigurare una mappa mentale in cui ci rappresentiamo come individui sani, vitali, sensuali e sportivi».

Perciò ora mettiamoci alla prova e iniziamo a disegnare una mappa mentale dove rappresentiamo il nostro futuro con il sorriso sulle labbra.

Non è mai troppo tardi

La motivazione per affrontare il passare degli anni in modo positivo è tutto.

«Le nostre prestazioni mentali possono migliorare con l’età, se riusciamo a liberare l’enorme potenziale insito nel nostro cervello. Più si impara, più è facile imparare, a qualsiasi età. Marion Diamond dell’Università della California ha recentemente scoperto che se il cervello è allenato, la complessità delle sue interconnessioni si amplia, come la sua intelligenza. Reinventiamoci, accettiamo nuove sfide, assumiamo il controllo della nostra longevità. E creiamo una mappa mentale per ogni priorità, con tutte le attività che ancora vorremmo fare», conclude Raymond Keene.

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