E un’arte che si nutre di autenticità quella del cantautore irpino Andrea Pinto, ritornato dall’Ucraina nella sua terra d’origine dopo l’esplosione della guerra. La conferma arriva dalla sua raccolta “Deserto di sale”, (in italiano con testo a fronte in inglese), Terebinto, presentata questo pomeriggio al Circolo della stampa. A moderare l’incontro il giornalista Gianluca Amatucci. A confrontarsi con Pinto e Amatucci il regista e attore Luca Gatta.
E’ Pinto a sottolineare come “nella mia ricerca si intrecciano versi e musica, denuncia di una società condizionata dalle logiche del mercato, che finisce per limitare la libertà di ogni individuo, schiacciata da un capitalismo che restituisce solo illusioni. Si investe troppo spesso su personaggi prodotti a tavolino. Nella mia musica cerco, invece, di esprimere la mia interiorità, le esperienze vissute, la ricerca costante del confonto con gli altri. Ho sempre scommesso sulla genuinità dell’espressione. Mi piacciono la musica rock e i ritmi alternativi ma non credo sia questione di genere, piuttosto che di identità, basta essere sinceri con sè stessi e con gli altri, essere coerenti con le proprie idee e rifiutare di essere semplici prodotti di consumo. Anche ciò che sembra andare controcorrente molto spesso segue gli stessi sentieri di tutti”.
Sotto contratto con la famosa etichetta discografica ucraina Moon Records, di Kiev, (che tra i suoi artisti vanta anche Jamala, vincitrice dell’Eurovision 2016), Pinto accoglie nella sua produzione musicale un gran numero di influenze quali il folk, il country, il grunge, il metal. Amatucci pone l’accento sulla difficoltà di vivere di musica in Irpinia, soprattutto dopo l’esperienza del Covid “Ma è così non solo qui in Irpinia, purtroppo l’immagine conta più dell’essenza. Si è schiavi del mercato”. E’ tornato in Italia ma non dimentica l’orrore dell’Ucraina dove viveva “Continua lungo la mia strada sperando che quest’orrore finisca e che venga rispettata l’integrità territoriale di un paese. L’amarezza per la difficoltà di arginare la violenza in tutte le sue forme torna anche nelle mie canzoni”. Spiega come “E’ stato bello tornare in Irpinia, nella mia terra, anche perchè qui sono cresciuto, ho tanti ricordi e qui ho trovato vecchi amici come Luca” E’ Luca Gatta a spiegare come “Ci conosciamo da 40 anni ma ci siamo ritrovati nel periodo del post Covid. Abbiamo scoperto una comunanza di ricerca, il mio è un teatro che ama le sperimentazioni, fortemente indipendente come la sua musica. Chi imbocca certi sentieri si trova da solo mentre aver trovato un compagno di viaggio dà speranza. Troppo spesso non si ha il coraggio di imboccare terreni sconosciuti ma è solo la pigrizia intellettuale il vero nemico”.
E così nei versi di Andrea ritroviamo il racconto di un universo segnato da “un divenire dispotico” in cui gli uomini sono prigionieri delle loro creazioni, in cui imperversano perbenismo e ignoranza, un deserto di sale in cui l’unica speranza è rappresentata dalle emozioni, da sospiri e immagini, dalla forza delle idee, capaci di vincere il reale
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