Il G7 in Irpinia per la sicurezza contro le mafie

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Di Gianni Festa 

In questi ultimi mesi il governo ha acceso i fari sulla condizione del Mezzogiorno in controtendenza rispetto al passato. Ma anche con stridenti contraddizioni. Da una parte infatti Meloni e i suoi ministri assicurano risorse al Sud con importanti provvedimenti, si pensi al Pnrr (Piano nazionale di ripresa e di resilienza) alla Zes (Zona economica speciale), ai fondi del ministero per la Coesione, al Piano Mattei. Dall’altra si registra l’ostinazione della maggioranza del governo, Lega in testa, a penalizzare il Sud con la legge approvata dal Parlamento riguardante l’Autonomia regionale differenziata. E contro la quale è in corso una raccolta di firme per la sua abrogazione. Nel merito di questa legge (“SpaccaItalia”) si registra anche una posizione discutibile del presidente del Comitato per l’attuazione dei Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) del professore Sabino Cassese, irpino, di Atripalda. Come le due cose, risorse aggiuntive e penalizzazione del Sud, possano stare insieme è davvero un mistero. A queste considerazioni se ne aggiunge un’altra che riguarda la visibilità del Mezzogiorno attraverso lo svolgimento dei G7 con appuntamenti in quasi tutte le regioni meridionali. In Irpinia, nei prossimi giorni, a Mirabella si terrà un importante vertice internazionale dei ministri dell’Interno sul tema della sicurezza.

Mettendo da parte le stupide, quanto irriverenti polemiche per la scelta della località, e le fantasiose imprecisioni anagrafiche sul ministro Matteo Piantedosi, orgogliosamente irpino ed eccellente servitore delle Istituzioni, il vertice G7 a Mirabella assume uno straordinario significato per la materia che sarà dibattuta: la sicurezza. Essa, proprio qui nel Mezzogiorno, è la radice del male per la straordinaria capacità delle organizzazioni criminali che inquinano la società civile attraverso usura, traffico di droga, pizzo, estorsioni, ricatti e comitati di affari. Omicidi e malversazioni vengono gestiti con spietatezza contro chi lotta per la legalità. Il Sud oggi, come ieri, è il regno delle organizzazioni criminali (camorra, sacra corona unita, ndrangheta, mafia) hanno occupato il territorio arrivando per prime a utilizzare le risorse pubbliche (talvolta con la complicità di amministratori corrotti) e disponendo di tecnologie avanzate. Da ciò si rileva che nel Sud e per il Sud il primo impegno da mettere in campo è una straordinaria battaglia per garantire sicurezza, favorendo la convivenza civile delle comunità. Una bonifica del territorio dalla malapianta criminale è urgente se non si vuole perpetrare lo stato attuale. Che senso ha inondare il Sud di risorse ben sapendo che esse vanno ad arricchire le imprese criminali? D’altra parte non tutta la classe dirigente meridionale è reattiva contro lo strapotere della criminalità. Anche questo è un aspetto importante nella dibattuta questione meridionale.



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