Il grido della pace | Corriere dell’Irpinia

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Oleksandra Matviichuk, direttrice del Centro per le libertà civili di Kiev, subito dopo aver ricevuto il Premio Nobel per la pace, insieme alla organizzazione russa Memorial e all’attivista e prigioniero politico bielorusso Ales Bialiatski, hanno affermato che le «mobilitazioni di massa delle persone comuni in diversi paesi del mondo e la loro voce congiunta possono cambiare la storia più velocemente dell’intervento dell’ONU». Ad Assisi, lo scorso 4 ottobre il presidente Mattarella, ha, con fermezza morale ed istituzionale, affermato che: «Non ci arrendiamo alla logica di guerra, che consuma la ragione o la vita delle persone e spinge a intollerabili crescendo di morti e devastazioni. Che sta rendendo il mondo più povero e rischia di avviarlo verso la distruzione. E allora la richiesta di abbandonare la prepotenza che ha scatenato la guerra. E allora il dialogo ». Queste autorevoli affermazioni fanno chiara luce sul controverso dibattito che, da qualche settimana, anche nella nostra regione, sta dividendo i promotori ed i contrari alle manifestazioni per la pace. Ancora una volta sulla frontiera per la pace si mobilita il mondo dell’associazionismo, mentre la diplomazia tace e la politica continua ad azionare le leve delle armi e delle sanzioni. Ancora una volta è la società civile, quella più colpita dalla pesante crisi energetica, ad invocare la possibilità della pace. È un grido forte, senza orpelli di populismo o di steccati ideologici o politici, a chiedere l’ascolto e il rispetto del popolo della pace. La Rete italiana pace e disarmo ha svolto manifestazioni nelle piazze, dal 21 al 23 ottobre, organizzata dalle associazioni aderenti, a partire dalle ACLI e ARCI. Lo stesso Movimento europeo azione non violenta (MEAN) e l’ALI (Autonomie locali italiane) hanno assicurato la loro presenza, con i Comuni in prima linea per la pace. Il governatore della Campania Vincenzo De Luca ha promosso una grande manifestazione per il prossimo 28 ottobre, a Napoli, senza bandiere, per auspicare unità di intenti e la condivisione delle condizioni di pace, come connettivo indispensabile per ogni progresso umano, economico e sociale. Sia ACLI che ARCI si dicono disponibili per un grande appuntamento nazionale a novembre. Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle ACLI ha affermato: «Se nell’opinione pubblica c’è la volontà di costruire una grande manifestazione, ne saremo protagonisti». Angelo Moretti, portavoce del MEAN sostiene che: «L’Europa può rinascere a Kiev. Chiediamo alla politica e alla società civile tutta di mobilitare la non violenza attiva dove l’aggressione avviene ». Matteo Ricci, presidente ALI (Autonomie Locali Italiane) e sindaco di Pesaro annuncia la mobilitazione in tutta Italia con la piena adesione a tutte quelle che si faranno. Il novero della realtà associativa a sostegno attivo visibile, non solo proclamato per la pace potrebbe continuare, ma è fondamentale considerare che negli ultimi mesi, sono migliaia di italiani si mobilitano per un appello forte per il dialogo e allo stop delle armi, come è stato gridato lo scorso 24 aprile nel lungo corte di Assisi. A Roma, dal 23 a oggi, nello stesso spirito di Assisi, la Comunità di Sant’Egidio, ha promosso l’an – nuale incontro internazionale di preghiera e dialogo per la pace tra le religioni mondiali. L’evento dal titolo “il grido della Pace” ha visto la partecipazione del presidente francese Macron, di Sergio Mattarella e del presidente delle Conferenza Episcopale italiana Matteo Zuppi. Oggi, alle 16.30, all’interno del Colosseo, è programmata la preghiera dei cristiani presieduta da Papa Francesco, alla presenza dei rappresentanti della Chiesa e delle Comunità cristiane. Frattanto il 5 novembre prossimo le ACLI nazionali hanno organizzato a Roma una grande manifestazione unitaria per il cessate il fuoco e l’avvio di una conferenza di pace.

di Gerardo Salvatore



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