Il mercato bisettimanale che, da circa 30 anni, continuava a svolgersi in un’area che non aveva i requisiti igienico-sanitari previsti. Quello stesso mercato che avrebbe dovuto trasferirsi in un’altra area che di quei requisiti potrebbe averne ancora meno. Tradotto: la città è da mesi senza uno dei suoi appuntamenti storici, un danno durissimo per gli operatori, alcuni dei quali si sono messi in regola con i pagamenti della Tosap solo nei mesi scorsi, visto che nessuno prima glieli aveva mai chiesti o si era preoccupato di verificare se fossero stati effettuati. Una storia di (a)normale sciatteria amministrativa che attraversa sindaci, assessori e consiglieri e si perde nei meandri insondabili e spesso oscuri della burocrazia. Verrebbe quasi da ringraziarlo il sindaco Festa perché se non si fosse intestardito sullo spostamento della sede per far spazio al terminal bus, tutto sarebbe allegramente andato avanti. E invece non c’è da fare i complimenti a nessuno cosi come non si può puntare l’indice su qualcuno in particolare: in trent’anni sono cambiate otto (compresa quella in carica) amministrazioni, si sono avvicendati decine di assessori tra Lavori Pubblici, Commercio e Ambiente oltre ad uno svariato numero di consiglieri e ruotati anche dei dirigenti, ma si è sempre andati avanti convinti (inconsapevolmente?) che tutto fosse in regola e al Comune non toccasse verificare il rispetto delle prescrizioni normative per il regolare svolgimento del mercato. Magari toccava all’Asl che forse nessuno si è premurato mai di avvisare o che, da parte sua, non ha ritenuto opportuno intervenire ufficialmente: nell’incertezza comunque tutto è rimasto invariato e cosi sia. Chi vuole può esercitarsi nella ricerca delle responsabilità individuali (non ci vuole molto), ma ciò su cui vale la pena di soffermarsi è un modo di concepire l’amministrazione che viene fuori da questa vicenda fatto di indolenza e pressapochismo, di eccessiva disinvoltura nel cambiare le carte in tavola (magari per non perdere i finanziamenti e rendicontare nei tempi), dando per scontato che si possa fare senza problemi (vengono alla mente l’Autostazione e il Centro per l’Autismo i cui lavori presero le mosse su suoli che all’epoca non erano del Comune). E tutto questo senza dimenticare la giungla normativa sulle competenze tra i vari enti ed il confine sempre più labile, e molto spesso oltrepassato, tra il potere di indirizzo che spetta alla politica e l’attuazione che è in capo ai dirigenti. Si tratta di nodi che da tempo attendono di essere sciolti ma che non sembrano essere priorità per nessuna amministrazione visto che non si è mai andati al di là della generica promessa di voler mettere mano alla riorganizzazione della macchina. E’ invece questo uno dei settori dove si dovrebbe e potrebbe produrre una svolta, restituendo alla città una burocrazia attenta sulla quale è fatto obbligo vigilare ad un’amministrazione ancor più rigorosa. La vicenda dell’area mercatale, invece, ci consegna l’esatto contrario di una buona pratica amministrativa dove il Comune, per trenta lunghi anni, ha fatto come quel tale dello sketch di Toto’: “e che so’ Pasquale io?”, ma non facendo ridere affatto.