Il pibe del diavolo | Corriere dell’Irpinia

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Di Gianni Festa

Non che mi meravigliassi. In fondo, il comune sentire fa sì che la morte renda tutti buoni. Il pudore, a mio avviso, dovrebbe consentire almeno il silenzio. Con la dipartita di Silvio Berlusconi la grande protagonista è l’ipocrisia. Poco è mancato che, nella straordinaria piazza affollata davanti al duomo di Milano, qualcuno gridasse “santo subito”; e poco è mancato che qualcun altro cogliesse l’occasione del lutto per pentimenti postumi, secondo l’italico stile del “tanto il morto non parla”. Rattrista, però, il fatto che coloro che in vita sono stati feroci avversari del Cavaliere, dipingendolo in tutti i modi più spregevoli, ora in televisione ne fanno un “salvatore della patria”. Anche la polemica sulla decisione dei funerali di Stato, che ha dato occasione ai favorevoli e ai contrari di salire sul ring e darsele a suon di insulti, è apparsa a molti strumentale. Il governo di centrodestra agisce “manu militare” e gli oppositori devono solo subire. Chi ha voluto la bicicletta, ora pedali. Per me Silvio Berlusconi è stato semplicemente una sorta di Maradona della politica. Con qualche differenza e alcune similitudini. Come il Pibe de oro, genio del pallone ma con intrattenimenti particolari, donne e amanti, disavventure e frequentazioni molto discutibili, anche Silvio Berlusconi ha avuto una certa sua “genialità” politica e ha vissuto una vita avventurosa e straordinaria. Neanche la passione per il calcio vede troppo distanti i due personaggi che hanno avuto successo ma con ruoli diversi. Maradona come il più grande attore protagonista della pelota sui campi di gioco; il Cavaliere con la passione e la tasca per il Milan, che con lui è diventato una delle squadre più forti nel mondo. Maradona però è stato molto più sfortunato morendo a soli 60 anni. Un’altra differenza è che la gelida Milano non ha “santificato” il Cavaliere, almeno fino ad ora, con murales da pellegrinaggio con tanto di insegna votiva. Ho conosciuto Silvio Berlusconi ai tempi in cui a “Il Mattino” avevo la responsabilità della redazione politica del giornale. Un incontro, sguardi intensi, qualche battuta. Una riflessione sul personaggio: era accattivante, generoso, spregiudicato, divertente. Tra le sue virtù certamente la capacità di relazionarsi con tutti, il grande e il piccolo, il ricco e il povero, il colto e l’incolto; questa è stata la sua carta vincente. La sua capacità di emozionare con promesse populiste, canzoni sentimentali, barzellette divertenti: anche questo ha giocato dalla sua parte. Come, ed è forse la caratteristica migliore del personaggio, il suo essere imprenditore a tutto tondo, mettendo insieme sin da giovane un patrimonio notevole, sulle cui origini però si sono interrogati in tanti, a partire da Giorgio Bocca. Ciò che è mancato nei suoi comportamenti è stata l’etica: uso spregiudicato del corpo delle donne, corruzione come metodo per fare affari, la smodata ambizione di chi ritiene che con i soldi si possa comprare tutto. Da qui anche la “generosità” che scaturisce dalla disponibilità di un impero costruito con furbizia e genialità. Va detto però che politicamente, nella fondazione di un centrodestra moderato, Berlusconi è stato un protagonista straordinario. Fin quando gli è stato possibile ha evitato fughe eversive della destra, versione Fratelli d’Italia, ponendo il freno alla Lega, redarguendo Salvini per le sue sortite spesso stravaganti e ponendosi come ago della bilancia, senza trascurare di badare ai propri interessi. Ora che Berlusconi non c’è più, e viene meno la sua funzione di “paciere”, è probabile che il percorso del governo e soprattutto del centrodestra avrà una più difficile navigazione.


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