“Il tempo della serietà”, di Gennaro Romei – IL CIRIACO

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Gennaro Romei

Riceviamo e pubblichiamo la riflessione di Gennaro Romei, presidente de “L’Irpinia è Adesso”

Con grande disappunto occorre constatare che il tempo della ripresa, da Giugno in poi, è stato sprecato, senza affrontare nessuno dei problemi irrisolti, già prima e durante il lockdown. Eppure, che ci saremmo potuti trovare in un nuovo stato di emergenza era prevedibile e, voci autorevoli, da più parti, lo avevano ipotizzato. E, invece, abbiamo trascorso i mesi estivi, senza alcuna scelta che mettesse in condizione di affrontare un tempo che non promette nulla di buono, stante l’indice crescente dei dati in materia sanitaria. I problemi sono venuti al pettine, ma, in maniera del tutto illegittima ed incredibile, si continua senza un’autentica regia, a livello nazionale, come a livello regionale, fino al livello locale.

La gravità della situazione dovrebbe vedere ben altri scenari e, in primis, quella necessaria concertazione che manca ad ogni livello. Si va a tentoni, alla ricerca esclusiva di una effimera affermazione personale. Sicchè, un esempio tra i tanti, mentre il Ministro della Pubblica Istruzione investe milioni sugli inutili “banchi con le rotelle”, il Ministro dei Trasporti addirittura non pone in essere alcuna strategia, men che meno il Governatore della Campania. Viviamo un tempo dove il lavoro del Governo è frammentato, con scelte che ciascuno cerca di imporre per accontentare la propria nicchia di proseliti, senza tenere in alcun conto le vere esigenze di un Paese stretto nella morsa della pandemia.
La curva dei contagi è cresciuta per l’assenza di senso di responsabilità individuale e, in questo, siamo tutti un po’ colpevoli, ma, soprattutto, per l’inerzia di chi, pur ricoprendo ruoli istituzionali, ha scelto la via della superficialità, dell’andrà tutto bene, senza una visione improntata all’etica della responsabilità.

Contemperare in questo tempo i dettami dell’art.1, dell’art.4, dell’art.13 e dell’art.32 della Costituzione è quanto di più complicato, ma, ad un tempo, è necessario venirne a capo con scelte ponderate che sappiano offrire una prospettiva di ripresa. Creare incertezza nelle persone genera disagio e favorisce episodi di violenza che vanno stigmatizzati sempre. Ma serve a poco discettare su chi potrebbe esserci dietro le violenze, serve molto di più fare in modo che le scelte passino attraverso concertazioni con le parti sociali, senza che nessuno si senta escluso.

Serve a poco puntare il dito sui guai del passato, proprio perché il passato è l’unico tempo che non si può modificare e, in molti, sembrano dimenticarlo.
Il dramma di politiche irrispettose dell’ambiente, la tragedia della Terra dei fuochi, lo smantellamento progressivo del Sistema sanitario, la mancata implementazione dei trasporti, l’ignoranza di politiche di sviluppo ecosostenibili sono tutti fattori che stanno lì a testimoniare il fallimento di una Regione gestita senza alcuna strategia da troppi anni, con territori lasciati in balia del sindaco di turno.

Nel tempo della comunicazione proprio comunicare è diventato un esercizio sconosciuto alla politica i cui interpreti vivono per la propria gloria personale, senza essere in grado di confrontarsi, di aprirsi alla comprensione delle esigenze del territorio.
Non ho mai avuto simpatia per la didattica a distanza, ma so anche che in questo tempo non vi è altra soluzione possibile. Chi continua a declamare che la scuola è il luogo più sicuro ha qualche ragione, certo, ma bisogna anche comprendere che è il contesto che genera il contagio. Nel tempo che viviamo dovremmo ricordare come i nostri nonni affrontarono la fine della guerra e gli anni della ricostruzione del Paese e del boom economico. Con dedizione e serietà, remando tutti dalla stessa parte. Quelli furono i tempi che videro la nascita della Costituzione più democratica del mondo, presa ad esempio da ogni Paese e da noi troppo spesso calpestata in nome di una fasulla modernità, sfregiata da una incomprensibile riforma del titolo V e, il 20 e 21 settembre scorsi, da una incomprensibile riduzione della rappresentanza.

L’Irpinia sta vivendo, purtroppo, quello che non si immaginava. E sa troppo di “leghismo” dire a più riprese che siamo una realtà più sicura e differente dal resto della Campania, senza comprendere che il nostro territorio non è avulso dal contesto e che ci si salva tutti insieme, senza distinzioni e campanilismi di sorta che, oltre ad essere stucchevoli, risultano anche fastidiosi soltanto da ascoltare.
Governare non è semplice, certo, ma il Governatore così come il sindaco di Avellino si aprano al confronto con le parti sociali, con chi non la pensa come loro, semplicemente con le competenze, presenti sul territorio in ogni settore.
Le torri d’avorio non servono, anche perché questo è il tempo della serietà, distinto e distante dalle dirette Facebook”.



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