Il territorio e la politica al centro del progetto “Give Back”. Intervista agli organizzatori

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Un confronto con: Roberto Sullo, Samantha Mongiello e Salvatore Bimonte

Di Matteo Galasso

I giovani, la politica e le aree interne. Con queste tre parole possiamo sintetizzare il progetto di scuola politica cui avete dato vita. Come nasce give back?

Give Back nasce dalla consapevolezza della problematica dello spopolamento delle aree interne, emersa nei vari anni grazie alle occasioni informali di confronto con i nostri coetanei. L’obiettivo è quello di creare un canale tra chi resta e chi è andato via, istituendo una piattaforma di dialogo con la classe dirigente. Durante la pandemia abbiamo scoperto le opportunità della digitalizzazione per dare vita ad una rete che da virtuale diventa reale.

In che modo si svolgerà, quindi, questo corso della durata di cinque giorni?

La School è rivolta a 50 giovani, tra i 18 e i 30 anni, provenienti da tutta Italia. I ragazzi saranno protagonisti di workshop che si svolgeranno durante la mattina, mentre nel pomeriggio si ci confronterà su questioni specifiche all’interno di tavoli tematici. Al dibattito parteciperanno amministratori locali, esponenti politici nazionali ed europei, docenti ed esperti.

Siete tra i pochi in provincia e regione ad aver ottenuto, per ben due volte, dei fondi europei Erasmus+. L’erogazione di questi finanziamenti costituisce un’opportunità di sviluppo e coesione territoriale che potrebbe rappresentare, per molti under 30 residenti nelle aree interne, uno sbocco per progetti che – come il vostro – mirano alla crescita collettiva. Spiegateci più nel dettaglio come “mettersi in gioco” in questo senso.

La nostra volontà è  di mettere in pratica quanto abbiamo appreso a riguardo: lo studio e le esperienze maturate nel corso degli anni non devono essere custoditi gelosamente, ma vanno condivisi con gli altri per creare un percorso comune. Siamo consapevoli che non tutti siano disposti a condividere con gli altri le proprie conoscenze, per paura di uscire dalla propria comfort zone. Per mettersi in gioco è necessario uscire dalle dinamiche che interessano i singoli e aprirsi alle realtà che presentano le stesse problematiche.

Allo stesso tempo si tratterà, lungo il vostro percorso, del tema dei finanziamenti sull’imprenditoria giovanile nelle aree più depresse del Paese.

Quello dell’imprenditoria giovanile sarà uno dei temi che tratteremo sia nei workshop che nei tavoli tematici. Negli ultimi anni abbiamo realizzato un ciclo di webinar nei quali ci siamo confrontati con giovani imprenditori del territorio. Questi incontri ci hanno consentito di conoscere storie, problematiche e prospettive future.

Negli ultimi decenni, la nostra provincia è vittima di uno spopolamento senza freni: dal 2017 la popolazione è, infatti, diminuita oltre 20.000 abitanti. Come sviluppare un senso di partecipazione attiva alle nuove leve, sempre più scoraggiate, che abitano nelle aree rurali? Come avvicinarle ai meccanismi decisionali della politica?

I nostri territori si caratterizzano per una forte presenza di associazioni che manifestano la loro vitalità attraverso attività che scandiscono il vissuto delle comunità. Bisogna cogliere tutte le opportunità ed essere cittadini attivi per rendersi protagonisti all’interno delle aree rurali ed intraprendere un dialogo con i politici.

Il ciclo scolastico intrapreso dagli studenti in Italia risulta, talvolta, povero e carente di materie come il diritto costituzionale, l’economia, le scienze della comunicazione. La mancanza di un’educazione civica diffusa rende i cittadini italiani poco consapevoli dell’avvenire politico e incapaci di informarsi sulle questioni più rilevanti a livello nazionale ed internazionale.

La politica è trasversale ad ogni aspetto della nostra quotidianità. Il suo presupposto, però, è lo sviluppo di coscienze civiche, che si manifesta a partire dall’educazione familiare, passando poi per quella scolastica ed istituzionale. Oggi viviamo in un’epoca di profonda disaffezione della politica, non si forma la classe dirigente sulla base di una cultura politica: i singoli tentano di sbarcare il lunario. Indipendentemente dai percorsi di studio, le associazioni ed i corpi intermedi costituiscono un’importante palestra civica dal basso.

La spid-democracy, spesso oggetto di critica da parte degli organi di potere nazionali, rappresenta invece l’apertura della politica ad un pubblico ben più ampio di elettori.

La spid democracy rappresenta sicuramente un’opportunità, ma non può sostituirsi agli organi competenti ed alla dialettica politica. Il presupposto del demo-potere è il demo-sapere, altrimenti si cade nell’illusione della partecipazione.

Restituire è l’obiettivo principale dell’evento: in che modo, però, si riceverà indietro quello che è stato sottratto, cioè la possibilità di vivere e lavorare dignitosamente in aree depresse come l’Irpinia?

Per inventare il futuro occorre prima ricordare il passato, per poi innovarlo senza giudicarlo: i fatti devono essere compresi in quanto concepiti in un determinato momento storico. Non è importante stabilire se uno va fuori e poi torna, oppure se resta. L’importante è “give back”, restituire alle proprie terre, da cui si è preso e dove bisogna ritornare. Bisogna essere orgogliosi di ciò che siamo. E’ l’originale che vale. Non bisogna fingere di essere ciò che non si è, perché quello che siamo è frutto della nostra storia e va custodito gelosamente. Un giovane deve sentire questa responsabilità.



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