Nella tradizione orientale taoista e nello yoga, è noto come “muscolo dell’anima” perché è anche collegato al diaframma, considerato il centro dell’energia vitale. E ognuno di noi sa bene come le sensazioni di ansia e paura provochino subito una variazione della respirazione. Ebbene l’ileopsoas, oltre a essere indispensabile per una corretta postura e la stabilità dell’addome, è una sorta di cartina tornasole del nostro stato emotivo. Poiché funge da sensore del livello di stress e delle tensioni psicologiche.
I nemici: sedentarietà e tensioni
L’ileopsoas è uno dei muscoli che risente maggiormente delle cattive abitudini della vita moderna, caratterizzata dalla sedentarietà. Quando si passano diverse ore seduti si contrae, e questa posizione, innaturale e scorretta, impedisce all’energia di fluire.
Non solo: nel momento in cui ci si ritrova sotto pressione, come durante le giornate frenetiche o segnate da alterchi e scontri, il sistema nervoso rilascia adrenalina e induce i muscoli a contrarsi. Così l’ileopsoas si accorcia e si irrigidisce, provocando disturbi quali problemi di respirazione, dolori all’anca e alle vertebre e problematiche di circolazione.
Come spiega Liz Koch, grande studiosa di questo muscolo, nel suo The psoas book, l’ileopsoas è in contatto con il cervello rettile, la parte più antica, legata all’istinto di sopravvivenza. E quando c’è una situazione di pericolo o stress, invia il segnale di allerta e si prepara alla fuga, irrigidendosi. Si tratta di una reazione naturale, non è negativa. Ma quando la tensione è costante e immotivata, come accade nei periodi particolarmente frenetici, si crea uno stato di squilibrio muscolare che può sfociare in disturbi come sciatica, mal di schiena, cattiva digestione, dolore al ginocchio o all’anca.
Inoltre, la cultura orientale parla dell’ileopsoas come del centro dell’energia del corpo, proprio perché è in grado di canalizzarla, scaricare il peso del corpo in modo efficace sulle gambe e, quindi, a terra. Ma se il muscolo si ritrova in costante contrazione, tale flusso si ferma, creando una situazione di malessere. Da qui, l’importanza di mantenere questa parte dell’organismo il più efficiente possibile.
Un’unione che fa la forza
L’ileopsoas è costituito da due ventri muscolari: il grande psoas e il muscolo iliaco, che si uniscono per poi inserirsi nel piccolo trocantere del femore. Questa fascia muscolare fa da tramite fra gambe e colonna vertebrale, ed è l’unica che la sorregge. Forte e flessibile, determina postura, stabilità, mobilità ed è in grado di agire sull’ampiezza del movimento delle gambe e del busto.
Le sue azioni consistono nel flettere le cosce, estendere la colonna lombare, controllarla quando si è seduti e mantenere la posizione eretta. Inoltre, tramite la rotazione, l’ileopsoas porta la coscia verso l’esterno, mentre durante il cammino e la corsa controlla la corretta postura del tronco a livello lombare.
Il primo step è la prevenzione
In condizioni normali l’ileopsoas è rilassato, aiuta a eliminare eventuali tensioni e ci fa stare ben piantati a terra, in equilibrio. Questa posizione armonica incide sulla respirazione, che è più profonda e contribuisce ad allentare eventuali rigidità in tutto il corpo. Perciò, mantenerlo forte e in salute ha effetti sia fisici sia psichici. Si soffre meno di mal di schiena e si hanno prestazioni sportive di livello più alto, oltre a migliorare la postura.
Che fare affinché questo meccanismo delicatissimo non si guasti? Innanzitutto è fondamentale agire con la prevenzione. Non bisogna aspettare di avere dolore alla colonna per intervenire. Vita sedentaria e chili di troppo sono nemici del benessere, a cominciare dai muscoli. Meno questi si utilizzano, più si lasciano rilassati e si impigriscono, diventando inefficienti.
A rischio anche appassionati di corsa e salti
Molto spesso l’ileopsoas non è considerato come dovrebbe anche dagli sportivi: «Si tratta di un muscolo che di solito viene dimenticato, è poco allenato e ce ne ricordiamo quando avvertiamo i primi problemi legati alla corretta postura e alla flessione dell’anca, che sono determinati anche dalla pratica eccessiva di sport che sovraccaricano questa parte del corpo», spiega la dottoressa Lara Castagnetti, fisiatra e osteopata presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas e Humanitas Medical Care, a Rozzano (Milano).
Quali sono le attività a rischio? «Corsa, salto, discipline acrobatiche, quelle dove si richiede di sollevare e flettere l’anca in modo sistematico e intensivo. Se non ci sono tempi di recupero, il muscolo viene messo sotto stress. Questo vale a qualsiasi età, anche per i giovani», mette in guardia l’esperta.
Non solo: «Aiuta a mantenere la colonna stabile ed eretta, ma se è debole e contratto si crea un’antiversione del bacino (una rotazione in avanti) che ha come conseguenza un’iperlordosi lombare (l’accentuamento della normale curvatura della parte bassa della schiena) e un maggiore sovraccarico delle articolazioni delle vertebre lombari. Un ileopsoas poco forte e accorciato, quindi, può contribuire anche all’insorgenza della lombalgia», continua Castagnetti.
Che cosa fare, allora? «Oltre a condurre una vita attiva, alternando le ore seduti davanti al computer a quelle dedicate all’attività fisica, bisogna praticare lo sport senza carichi eccessivi e, comunque, sempre concedendo al corpo il tempo per recuperare», conclude la fisiatra.
Non è mai troppo tardi
Può accadere, però, di preoccuparsi dell’ileopsoas quando i danni sono stati già fatti. E allora? Nel momento in cui i dolori cominciano a manifestarsi, Fulvio Palombini, osteopata, reumatologo e presidente dell’Associazione Italia Shiatsu, consiglia di sottoporsi a una terapia manuale che porta all’allungamento dello psoas: «Bisogna rimettere il paziente in asse, correggendo eventuali curve lordosiche o scoliotiche che, con l’andare del tempo, possono portare a un carico viscerale, fino al prolasso».
Inoltre, per correggere gli irrigidimenti di questo muscolo l’esperto dà grande importanza alla pratica delle discipline orientali: «Con lo shiatsu si lavora sulle inserzioni lombari della colonna e sull’inguine, in modo da decontrarre lo psoas che, essendo molto profondo, è difficile da trattare manualmente. E si stimolano anche i muscoli paralombari con flessioni vigorose».
Inoltre, Palombini insiste sulla verifica precoce di eventuali asimmetrie del muscolo: «Con un esame baropodometrico del cammino e dell’equilibrio, cioè la misura dei parametri spazio-temporali del passo (i tempi di appoggio su uno o entrambi i piedi e la distribuzione delle pressioni esercitate sulla pianta), si verifica se c’è uno squilibrio della colonna vertebrale, determinato dalla contrazione dell’ileopsoas. Si tratta di un esame che andrebbe fatto in giovane età, ma pochi ci pensano». Infine, un consiglio: «Stare seduti con le gambe accavallate crea un’asimmetria, meglio evitarlo», conclude il reumatologo.
Dove si trova l’ileopsoas
L’ileopsoas è formato da due muscoli: il grande psoas e il muscolo iliaco. Il primo origina nel tratto toracico e lombare della colonna vertebrale, mentre il secondo nasce all’interno della cavità pelvica. Questi si uniscono verso il basso e si inseriscono sul femore.
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