Un viaggio nell’anima, andata e ritorno. “Gabry”, ultimo romanzo di Antonio Cucciniello, scrittore e formatore, è un’immersione, non facile e a tratti dolorosa, nel senso della vita. Pubblicato da “Edizioni Pendragon”, il libro è stato presentato in un affollatissimo Circolo della Stampa nell’ambito di una serata organizzata dal mensile “Agorà Giovani”.
L’incontro, aperto dai saluti dell’editrice Giovanna Scuderi che ha sottolineato l’importanza e il valore del libro in una stagione in cui l’immaterialità e le tecnologie hanno preso decisamente il sopravvento nelle nostre vite, ha stimolato un interessante excursus nel mondo della scrittura, come strumento di formazione e crescita personale. Ideatore e divulgatore della “scrittur-anima”, Cucciniello collabora da diversi anni con le università e le scuole con il progetto “Romanzo come esperienza vitale”, che si propone di diffondere tra i ragazzi la passione per la lettura.
“Nessuno vuole portarsi a casa un problema, le persone evitano il dolore credendo che sia contagioso”, ha precisato in un passaggio l’autore per raccontare e sintetizzare un romanzo che si snoda attraverso la vita e i tormenti del protagonista, uno scrittore cresciuto sotto le percosse del padre e abbandonato dalla “bocca senza baci” e dalle “braccia senza abbracci” della madre. Nel momento in cui Gabry, la donna della sua vita, muore in un incidente d’auto, il protagonista sprofonda tra le spire della depressione, tra vodka e desideri di vendetta, solitudine e attacchi di rabbia. Tutto va in frantumi, ogni cosa perde senso: la carriera, i rapporti interpersonali. Poi, ecco che Gabry riappare, dialoga e interagisce.
“È spesso proprio nel dolore, nei passaggi più complessi e faticosi della nostra vita – continua l’autore – che si scopre e ritrova il senso della vita. Vivere certi momenti, andare a fondo per poi risalire, può servire a ritrovare la luce e il nostro percorso”.
Presenti al tavolo anche il professore di Economia e Gestione delle Imprese all’Università “La Sapienza” di Roma Sergio Barile, che ha seguito Cucciniello fin da suoi esordi. “La scrittura è un’altissima forma di espressione. Trasferire su carta quello che sentiamo e viviamo è un esercizio introspettivo importante, che ci può aiutare e guidare nei passaggi più complessi della nostra vita. In questo romanzo – osserva – l’autore ha avuto la forza e il coraggio di raccontarsi e provare, impresa non certo facile, a rappresentare in qualche modo il senso della vita. Il foglio bianco resta uno straordinario banco di prova per capire chi siamo e cosa vogliamo”.
Il romanzo, scritto con uno stile diretto e a tratti incalzante, obbliga il lettore a guardarsi dentro, a interrogarsi, con la certezza di non trovare le risposte giuste e definitive. “Da docente – aggiunge Ilenia D’Oria, professoressa del “Convitto” e presidente di Archeoclub d’Italia (Avellino) – cerco in tutti i modi stimolare i ragazzi a mettersi in gioco e ad uscire da schemi spesso imposti da programmi didattici e obiettivi da centrare nel corso dell’anno. Il tema resta per me l’occasione migliore per esprimersi e tirare fuori quello che si ha dentro. Credo che il compito della scuola debba essere anche questo: riuscire ad educare e formare al di là dei programmi, che hanno naturalmente un ruolo fondamentale, ma che non possono essere tutto”.
Un impegno che vede impegnata quotidianamente la Provveditrice Fiorella Pagliuca: “Dobbiamo imparare ad ascoltare i ragazzi, a stimolarli, a seguirne il flusso creativo e comunicativo. Viviamo in una società – osserva – in cui le nuove generazioni sono troppo facilmente etichettate come superficiali, svogliate e proiettate solo sui social. Come Provveditrice colgo ogni occasione per confrontarmi con loro, per condividere idee e ambizioni. I nostri ragazzi rappresentano una risorsa straordinaria dalle enormi potenzialità sulle quali dobbiamo investire di più, con costanza e senza riserve. La scuola, insieme ad altre componenti della nostra società, a partire naturalmente dalla famiglia, è chiamata a fare rete, ad alimentare un processo di crescita che non può non passare dal confronto e dalla condivisone. Impariamo, ognuno per la propria parte, a sostenere i talenti dei nostri ragazzi: è un investimento che facciamo su noi stessi e sul nostro futuro”.
Sullo sfondo, a fare da cornice all’incontro, le letture di alcuni passaggi del libro, affidate alla Direttrice della Centro Bibliotecario dell’Università degli Studi di Salerno Maria Rosaria Califano, tra coloro che hanno seguito e in qualche modo collaborato alla stesura del romanzo come raccontato alla platea prima di trasferire loro le emozioni del testo, e il Sax di Marco Raffaele, giovane talento del “Conservatorio” di Avellino.