In Molise nasce il primo centro per la cura dei malati Long Covid

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Realizzato in collaborazione con l’associazione dei pazienti Long Covid (AILC), il progetto DisCOVery studia i pazienti secondo tre profili (cardiovascolare, neurologico e gastroenterologico) e definisce una cura a base di integratori per spegnere il fenomeno infiammatorio

Soffri di Long Covid e non hai ancora trovato una risposta efficace al tuo malessere persistente e invalidante? Una soluzione per te potrebbe essere il progetto “DisCOVery” realizzato dalla Scuola internazionale di Maxi Emergenza e Disastri MEDIS presso il Responsible Research Hospital di Campobasso in Molise. Il centro è diretto da Enrico Bernini Carri, infettivologo, già esperto di pandemie della Nato, e direttore del comitato scientifico di AILC, la prima associazione italiana dei pazienti Long Covid.

«È stato difficile realizzare un centro che potesse essere un punto di riferimento per la grande platea dei malati Long Covid», spiega Bernini Carri. «Abbiamo scelto perciò di lavorare a stretto contatto con l’associazione AILC per creare una vera comunità di malati in grado di dialogare con gli scienziati e contribuire alla definizione di linee giuda efficaci per una corretta diagnosi».

I numeri del Long Covid

In Italia sono un milione e mezzo i pazienti che soffrono di Long Covid, 36 milioni in Europa. Numeri destinati però a crescere perché molti ancora oggi non riconoscono la patologia.

«La sindrome Long Covid ha una forte analogia con un’altra patologia poco conosciuta e sottovalutata in Italia che è la sindrome della stanchezza cronica», aggiunge il presidente di MEDIS. «Negli Stati Uniti il Governo ha investito 500 milioni di dollari per questa patologia che ritiene essere di importanza sociale, in Italia invece non sono stati stanziati fondi». 

Attenzione ai sintomi, anche neurologici

La sindrome PASC (Post Acute Sequele of Sars-CoV-2 infection), meglio nota come Long Covid, si presenta in forme diverse da persona a persona.

«Possono esserci problemi respiratori o forme di stanchezza severa, cefalea, dolore toracico, difficoltà di concentrazione e memoria e ancora disturbi del sonno e dolori articolari», sottolinea l’infettivologo. «Tutti sintomi che possono durare nel tempo, tanto da rendere invalidante la condizione di chi li manifesta».

Possono essere addirittura di natura nervosa, subdoli e non rilevabili strumentalmente, ma percepiti dal paziente. In questo caso riguardano in particolare le piccole fibre nervose che generano parestesie, dolori periferici, acufeni, sensazioni di spilli, fino alla paralisi di Bell che interessa il nervo facciale.  

«Il paziente Long Covid è come se diventasse improvvisamente vecchio», fa notare lo specialista. «Si verifica un processo accelerato di invecchiamento su un organismo apparentemente giovane di età. La causa? Un’infiammazione diffusa. Ciò che noi cerchiamo di fare è bloccare la carica infiammatoria presente nell’organismo che genera una situazione di invecchiamento precoce».

Long Covid: il 64% sono donne

Al contrario del Covid che colpisce più gli uomini (65% contro il 35% delle donne), il Long Covid sembra essere invece una patologia che interessa maggiormente il sesso femminile.

«Le donne hanno un sistema immunitario più efficiente – evidenzia Bernini Carri -, tendono ad ammalarsi meno gravemente rispetto agli uomini, ma quello stesso sistema iper-efficiente fa sì che il virus resti più a lungo latente. Inoltre, influisce anche il fattore ormonale, come accade nella sindrome della stanchezza cronica e della fibromialgia dove il 70% dei pazienti sono donne».

Tre profili su cui lavorare

Se ritieni di aver sviluppato una forma di Long Covid a cui non trovi rimedio, puoi rivolgerti al Centro Long Covid del Research Hospital di Campobasso.

«I pazienti verranno sottoposti a una serie di accertamenti diagnostici di base e dovranno rispondere alle domande di un questionario anamnestico approvato dalla Federazione dei Medici di Medicina Generale», puntualizza il direttore del comitato scientifico di AILC. «Se esiste una correlazione tra sintomi e patologia si procede poi con l’identificare del profilo di appartenenza».

Esistono tre profili su cui lavorare per l’iter diagnostico:

  • Cardiologico/vascolare, respiratorio, renale.
  • Neuropsicologico, muscolo scheletrico (nebbia mentale e stanchezza cronica).
  • Internistico gastroenterologico.

«Si tratta di una suddivisione orientativa – aggiunge il presidente MEDIS – utile per razionalizzare i percorsi, indirizzare l’iter diagnostico e consentire un risparmio economico. Oggi, infatti, questa patologia non è riconosciuta nei LEA e dunque non ha un codice di esenzione specifico».

La presa in carico

Una volta individuato il profilo di appartenenza, il paziente è sottoposto a esami che consentano di fare una diagnosi di Long Covid e di impostare un programma terapeutico.

«Il paziente con la diagnosi e la terapia tornerà a domicilio e sarà seguito durante la cura dal medico di medicina generale. A distanza di sei mesi sarà poi sottoposto a follow up», dice Bernini Carri.

La presa in carico è multidisciplinare: il coordinatore del centro è Paolo Sossai, gastroenterologo e internista; la gestione dello stile di vita è affidata a Graziella Marino, chirurgo oncologo, specialista in “Life Stile Medicine”; l’iter clinico e riabilitativo è gestito da medici interni alla struttura, mentre il supporto psicologico è di competenza della dottoressa Mantegna. A seconda della necessità sono poi attivate consulenze specialistiche.

Long Covid, il ruolo della serotonina

Ancora non si conosce il meccanismo che genera i disturbi post Sars- Cov2. Per questo i medici cercano di aiutare i pazienti curando i sintomi. Ne consegue che chi ha disturbi cardiocircolatori utilizza dei calmanti del ritmo cardiaco, mentre se il danno è nella respirazione viene fatta una riabilitazione a carattere respiratorio.

«Si stanno aprendo nuovi campi di ricerca perché si è scoperto che, a livello intestinale, sede occulta del virus, si determina un’alterazione della serotonina», sottolinea il medico.

I soggetti con sindrome della stanchezza cronica, di nebbia mentale e capacità di formulare un pensiero coerente vengono perciò sottoposti a una cura con integratori, inibitori di serotonina. «Puntiamo non solo a curare il paziente, ma a individuare il meccanismo causale del Long Covid. Vogliamo spegnere il fenomeno infiammatorio e guarire il paziente».

15 gennaio 2024

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